Elisabetta Matteucci
Leggi i suoi articoliLasciata alla comunità di Barga per via testamentaria da Giovanni Pascoli (San Mauro di Romagna, 31 dicembre 1855-Bologna, 6 aprile 1912) e dalla sorella Maria (Mariù) insieme all’Archivio e alla Biblioteca, la Casa Museo Pascoli, residenza signorile di epoca settecentesca, è situata su un colle di Castelvecchio, frazione di Barga, ridente cittadina della Media Valle del Serchio.
Siamo nel cuore dell’amena campagna lucchese, circondata dall’abbraccio dei dolci rilievi della catena delle Alpi Apuane. Sviluppata su tre piani e meno conosciuta rispetto a quella natale di San Mauro, la casa si affaccia su un vasto giardino delimitato da un muro di cinta che giunge fino alla chiesa di San Niccolò. Concepito all’italiana, con aiuole geometriche e piantumazioni di alberi ornamentali, è corredato da una zona destinata a orto, dal vigneto, dal frutteto e dalla limonaia. Nell’area antistante la casa si trovano un pozzo e, sotto una colonna in pietra, la tomba dell’amato meticcio donato al poeta dal padre del pittore Antony De Witt, Gulì. Risale alla scorsa estate la conclusione di importanti lavori di restauro, realizzati con un investimento di 870mila euro quasi interamente finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.
Pascoli si trasferì in questa villa di campagna nell’ottobre del 1895 prendendola in affitto dalla famiglia Cardosi-Carrara, salvo poi acquistarla nel 1902. Qui hanno visto la luce raccolte poetiche come i Primi Poemetti, i Canti di Castelvecchio e i Poemi Conviviali. La casa accoglie arredi, oggetti d’uso domestico, effetti personali, documenti, attestazioni accademiche, manoscritti con dedica, fotografie, volumi, le illustrazioni realizzate da Plinio Nomellini per «La Riviera Ligure», «Il Giornalino della Domenica» e i Poemi del Risorgimento, un dipinto di Adolfo Tommasi nonché un’opera grafica di Luigi Gioli.
Grazie alle cure della sorella che dal 1912, anno della scomparsa del fratello a Bologna, continuò ad abitarla per quarant’anni senza apportarvi alcuna modifica, la struttura, gli arredi e la disposizione degli spazi sono rimasti intatti fino ai nostri giorni. Maria ha agito con la determinazione di preservare e custodire tale compendio alla stregua di una reliquia secolarizzata, rifiutando di installare luce elettrica e acqua corrente. Estranea ai circuiti abituali e meno conosciuta anche dagli estimatori più attenti dell’opera del poeta, tale corredo privato rappresenta un autentico autoritratto in virtù del quale è possibile ripristinare una relazione più intima con l’opera pascoliana.
Al primo piano, oltre all’ingresso, vi sono la cucina e la sala da pranzo, lo studiolo di Maria, oggi sede dell’Archivio che conserva circa 76mila carte; al secondo lo studio del poeta, dove è disposta la Biblioteca, con le tre scrivanie ciascuna delle quali utilizzate per la poesia latina, italiana e per gli scritti danteschi. Seguono le camere di Giovanni e Mariù e un’altra arredata con il mobilio proveniente dalla stanza in cui Pascoli morì a Bologna. Dal salotto della sorella si accede a una suggestiva altana ad archi che offre una vista panoramica sulla valle barghigiana, arredata con due campane dedicate rispettivamente a Ruggero e Caterina Vincenzi Alloccatelli, genitori del poeta. Le salme dei due fratelli riposano nella cappella attigua alla casa in un’arca in marmo decorata da bassorilievi di Leonardo Bistolfi. Nel 1998, su iniziativa di soggetti pubblici e privati, si è costituita la Fondazione Giovanni Pascoli che ha come fine la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale lasciato dal poeta per diffonderne sempre più la conoscenza e mantenerne viva la produzione (Casa Museo Giovanni Pascoli e Biblioteca e Archivio di Casa Pascoli).
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