Silvia Mazza
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Il volume di Pierfrancesco Palazzotto sugli oratori palermitani aggiorna l’edizione del 2004 tenendo conto dei sopravvenuti restauri di alcuni di essi e con un focus decisamente più ampio sulle diverse botteghe e sul sommo stuccatore Giacomo Serpotta. L’autore ricostruisce con particolari nuovi la storia delle compagnie palermitane, chiarisce le differenze fra le categorie delle associazioni religiose dei laici del tempo (confraternite, compagnie e congregazioni), e offre una lettura iconografica totale di quella fantasmagoria di ornati in stucco che riveste gli interni degli oratori, tra vivaci putti, liete allegorie e festoni che rianimano in maniera del tutto personale il repertorio cinquecentesco. Si analizzano anche le pitture, gli arredi lignei, i pavimenti maiolicati e a marmi commessi.
Alla seconda parte del volume, invece, sono consegnate dettagliate schede degli immobili, quarantuno, secondo la suddivisione nei quattro quartieri storici detti «mandamenti». Sono quelli di Palazzo Reale, dove si segnalano gli oratori delle «Dame o del Giardinello», appartenente a una congregazione di sole donne, di «San Giuseppe dei Falegnami», con la grandiosa macchina lignea barocca col santo eponimo, di «San Mercurio», in cui, scrive Palazzotto, «è anche la densità di elementi fitomorfici che stupisce», di quello «Croce e Martorio di Cristo detto del Sabato», recentemente restaurato (2008-2009), di quello della «Carità di San Pietro ai Crociferi», uno dei più suggestivi per gli affreschi che lo ricoprono interamente.
Si aggiungono il mandamento Tribunali, con l’oratorio «dei Bianchi», oggi sede distaccata della Galleria Regionale di Palazzo Abatellis, «San Lorenzo», capolavoro di Serpotta, in cui sono inumate le ceneri di Donald Garstang, padre degli studi serpottiani, il mandamento Castellammare, dove in «Santa Caterina d’Alessandria all’Olivella» si ha il miglior apparato plastico di Procopio, figlio di Giacomo Serpotta, gli oratori capolavori del Santissimo Rosario, di Santa Cita, che intercetta «la nuova moda archeologica», di San Domenico, «forse l’apice della maturità ideativa ed espressiva del Serpotta, che qui introduce per la prima volta delle allegorie assolutamente eterodosse»: dame palermitane abbigliate à la page, secondo la corrente moda francese.
Ne esce confermata la dimensione europea del maestro colta già da studiosi del calibro di Argan, Brandi e da Garstang, che firmò la presentazione alla prima edizione del libro per il quale l’artista rappresenta «una figura enigmatica per un tradizionale storico dell’arte». Straordinarie macchine d’arte, eppure troppo spesso inaccessibili, in stato di degrado e oggetto d’incontrollati depauperamenti, per cui è auspicio dell’autore che questi «immobili vengano concessi a strutture che sappiano farli rivivere», aprendoli «quanto più possibile alla pubblica fruizione».
Gli oratori di Palermo. Guida storico-artistica
di Pierfrancesco Palazzotto
152 pp., ill. colore e b/n
Kalós Editore, Palermo 2016
€ 24,00
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