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Gli insospettabili amori di Takashi Murakami

David D'Arcy

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La collezione privata di Takashi Murakami andrà per la prima volta in mostra allo Yokohama Museum of Art dal 30 gennaio al 3 aprile. Una collezione composta da centinaia di oggetti d’uso comune, spiega il curatore della rassegna Akiko Miki, come boccali da birra, figurine fantasy e oggetti antichi. Gran parte della collezione «sembra immondizia», ha dichiarato l’artista giapponese a «Il Giornale dell’Arte». Ma nel migliaio di pezzi della raccolta, figurano anche importanti opere contemporanee, in particolare «Merkaba (chariot)» di Anselm Kiefer (2010), un frammento della fusoliera di un aeroplano collocato in una vetrina di vetro e acciaio.

Nel 2010 la scultura era esposta alla Gagosian Gallery di New York: «Alla chiusura della mostra, ricorda Murakami, ho chiesto se l’opera fosse stata venduta. Trattandosi di Gagosian, il mio gallerista, mi hanno proposto di pagarla a rate. L’ho comprata».
L’acquisto ha cementato un rapporto di lunga data tra il cinquantatreenne artista di Tokyo e il settantenne pittore tedesco; Murakami dice di conosciuto Kiefer attraverso un «imitatore giapponese», Shinro Ohtake.

«Dopo aver visto una sua mostra sono diventato un artista contemporaneo, afferma. Ho capito dopo che stava imitando Kiefer. Quando sono andato per la prima volta a New York (nel 1998, Ndr), ho finalmente visto un vero Kiefer in una mostra al MoMA. Di fronte al suo “Iside e Osiride” ho pianto». L’ammirazione di Murakami per Kiefer potrebbe sorprendere. L’artista giapponese, noto per le opere dai colori vivaci, che spesso ricorrono a icone della cultura di massa, ha realizzato prodotti di consumo, dalle borse agli skateboard, dai portachiavi alle caramelle.

Spesso viene descritto come l’Andy Warhol giapponese, un’etichetta che lui non ama. Possiede una sola opera di Warhol: «Si tratta del bozzetto di un pene», precisa Murakami, che ha acquistato altre opere di artisti contemporanei come le sculture pop del giapponese Yoshitomo Nara, lavori del tedesco Friedrich Kunath e una manipolazioni Op-Art della bandiera giapponese, come «Untitled (Canary Yellow and Crimson Red Butterfly 822)» dello statunitense Mark Grotjahn. Di gusti eclettici, possiede anche dipinti a inchiostro del giapponese Shohaku, un pittore del Settecento conosciuto anche come Soga, e un nucleo di ceramiche di Kitaoji Rosanjin, un artista del Novecento che usava anche la calligrafia, la pittura e la lacca e gestiva un ristorante famoso.

Murakami ha iniziato a comprare arte e oggetti vari trent’anni fa: «Già all’università compravo stampe e fotografie», afferma. Il primo acquisto è stato un «Autoritratto con teschio» (1982) di Horst Janssen: «Chiesi di poterlo pagare in sei rate. Non ricordo perché ho iniziato a comprare così presto. Da studente lavoravo part time quindi avevo qualche soldo. Ma una volta che ho iniziato a fare l’artista ero in bolletta e ho smesso di collezionare. Ho ripreso seriamente circa dieci anni fa».

David D'Arcy, 01 settembre 2015 | © Riproduzione riservata

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