Daniela Porro
Leggi i suoi articoliCome soprintendente speciale di Roma, con tutti gli architetti, i restauratori e gli storici dell’arte della Soprintendenza che seguono i lavori a Palazzo Nardini, sono immediatamente rimasta incantata dall’impressionante qualità e interesse del grande affresco monocromo che la rimozione dell’intonaco sotto cui si trovava sta portando in luce.
La scoperta, raffigurante il «Banchetto di Baldassarre», frutto della collaborazione tra la proprietà, la sorveglianza della Soprintendenza e l’accurata esecuzione a cura di Antonio Forcellino, restituisce un affresco eccezionale, certamente pertinente agli anni di pontificato di Sisto IV e dell’impresa di decorazione della Cappella Sistina, opera dei più importanti maestri della fine del Quattrocento.
A Palazzo Nardini, fabbrica di assoluto rilievo nel rinnovamento urbanistico della città sistina, vediamo all’opera un maestro di primaria importanza, per il quale ritengo prematuro esprimere un nome, ma che spinge a una stagione di studi sui tanti interrogativi che il rinvenimento solleva. Andranno innanzitutto approfondite le ricerche sul committente, il cardinale Stefano Nardini, personaggio di spicco della curia, sull’edificazione del palazzo e sui suoi rapporti con la cerchia di artisti all’opera a Roma negli anni ’70 e ’80 del XV secolo.
Da scandagliare è poi il tema iconografico, rarissimo nella pittura monumentale, e ovviamente sarà necessario «ascoltare» il dipinto che, una volta restaurato, saprà indirizzare la ricerca verso il suo autore. Infine, non mi sorprenderei se i lavori sulle porzioni di pareti non ancora liberate dai successivi strati d’intonaco riservassero ulteriori sorprese, e mi auguro che una volta terminato il recupero di Palazzo Nardini questo affresco eccezionale sia fruibile.
q Daniela Porro, soprintendente speciale di Roma