Luisa Martorelli
Leggi i suoi articoliNel panorama degli storici dell’arte di giovane generazione Giuseppe Porzio si è distinto per i numerosi contributi scientifici che hanno evidenziato originalità di risultati, soprattutto nel campo della pittura italiana del Seicento. In meno di dieci anni le sue indagini hanno arricchito la conoscenza sul naturalismo napoletano, come i ritrovamenti documentari sul soggiorno meridionale di Tanzio da Varallo, confluiti nella mostra sul pittore valsesiano, in corso alle Gallerie d’Italia a Napoli.
I contributi di Porzio sono rilevanti anche sul piano della connoisseurship. Infatti è suo il riconoscimento della predella, parte dello smembrato Rosario, realizzata dal fiammingo Teodoro D’Errico (opera premiata alla 27a edizione della Biennale di Antiquariato di Firenze), come pure l’identificazione del «Diluvio universale» di Carlo Saraceni realizzato per gli Orsini, apparso nelle recenti esposizioni sul maestro veneziano. Lo studioso napoletano ha completato, ora, la sua prima monografia, La scuola di Ribera, coronamento di un lungo percorso di ricerche sull’arte a Napoli nella prima metà del Seicento.
Chiedo all’autore quali siano le principali novità contenute nel volume:
Innanzitutto la ricostruzione sistematica dell’esatta dimensione storica degli allievi di Ribera, risponde Porzio, dei quali la principale fonte sull’argomento, le Vite di Bernardo de Dominici, ha trasmesso i nomi di Giovanni Dò, Bartolomeo Passante ed Enrico Fiammingo, figure la cui complessa vicenda critica si è venuta intrecciando con alcuni dei problemi più affascinanti del Seicento napoletano, come l’identità del Maestro degli Annunci ai pastori; in secondo luogo, la restituzione di un’immagine più articolata del fenomeno del “riberismo” napoletano, lontano dall’essere solo un repertorio di modelli senili.
Come s’inserisce questa ricerca nel panorama della copiosa fioritura di libri e mostre dedicati a Ribera?
Non è l’ennesimo libro su Ribera. La lezione del maestro resta sullo sfondo, come necessario termine di riferimento storico ma lo scopo del lavoro è stato il recupero dell’autonomia di artisti schiacciati come imitatori del maestro spagnolo, ma di grande livello, come Hendrick De Somer o come il malnoto Giovanni Ricca, confuso con Ribera stesso. Insomma, lo studio cerca di allargare il ristretto novero dei soliti nomi ai quali è affidata la conoscenza della grande stagione del Seicento napoletano.
La scuola di Ribera. Giovanni Dò, Bartolomeo, Passante, Enrico Fiammingo
di Giuseppe Porzio, prefazione di Erich Schleier
240 pp.
200 ill. a colori e b/n
Arte’m, Napoli 2014
€ 35,00
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