Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliRoma. Il cimitero per gli stranieri a Roma «ai piedi della Piramide», che è anche il titolo della mostra dal 23 settembre al 13 novembre alla Casa di Goethe, festeggia i suoi 300 anni di storia. È la prima volta che lo si racconta attraverso oltre 40 tra dipinti, disegni e opere grafiche, pur trattandosi ancora oggi di uno dei luoghi più amati e più romantici della città. È «il cimitero più bello e solenne che abbia mai visto» dichiarò il poeta Percy Bysshe Shelley che vi è sepolto insieme a una nutrita schiera di altri «acattolici», diversi colleghi poeti tra cui il romantico John Keats, il «beat» Gregory Corso, gli italiani Dario Bellezza e Amelia Rosselli, August von Goethe, il figlio del poeta, e ancora Carlo Emilio Gadda e Antonio Gramsci, tra i nomi più illustri. In alcuni casi con tombe d’autore firmate da Giovanni Battista Piranesi, con un’antica colonna romana per un baronetto scozzese, Bertel Thorvaldsen, di cui è il medaglione-ritratto in bronzo voluto da Goethe per la lapide del figlio (oggi in copia), o lo scultore Ettore Ximenes per il comandante navale americano Thomas Jefferson Page.
L’area subito a ridosso della Piramide Cestia fu messa a disposizione nel 1716 da papa Clemente XI e servì dapprima come luogo di sepoltura per la corte degli Stuart in esilio a Roma. Molti pittori (ma anche letterati) ne furono irresistibilmente attratti, la mostra ne raccoglie opere e fogli splendidi, da William Turner a Jacques Sablet, Walter Crane, Jakob Philipp Hackert, Ettore Roesler Franz, Karl Friedrich Schinkel, Edvard Munch e tanti altri. Vedute dell’intera area o di singoli sepolcri, perfino rare raffigurazioni di cerimonie funebri notturne, riunite insieme per la prima volta a cura di Nicholas Stanley-Price, con prestiti in arrivo da tutta Europa e dall’America, alcuni mai prima visti in Italia. Catalogo trilingue italiano-tedesco-inglese.
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