Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliQuasi certamente è lui, il mitico e mai rintracciato Teatro di Nerone. Dopo anni di indagini è stata annunciata la scoperta effettuata nel cortile di Palazzo della Rovere, sede dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, istituzione laicale di diritto pontificio con lo scopo di sostenere le opere e le istituzioni della Chiesa cattolica in Terra Santa.
Il palazzo rinascimentale che si affaccia su via della Conciliazione sorge nell’area occupata in antico dagli «Horti» di Agrippina maggiore, che si estendevano fino a lambire il Tevere. Caligola, che li ereditò dalla madre, vi fece costruire un celebre circo, al centro della cui spina si innalzava l’attuale obelisco vaticano, spostato da papa Sisto V al centro di piazza san Pietro.
Sempre negli Horti, rimasti di proprietà imperiale, Nerone costruì il suo teatro, ricordato dalle fonti, certamente da Plinio (il «theatrum peculiare»), ma probabilmente anche da Svetonio, che sostiene che l’imperatore vi mettesse in scena le sue esibizioni poetiche e canore, e da Tacito, quando riferisce la diceria di Nerone che nel 64 vi cantò la rovina di Troia durante l’incendio di Roma. E in ogni caso fu proprio in quegli Horti, ricorda sempre Tacito, che Nerone prima accolse gli sfollati del terribile incendio, poi fece dilaniare dai cani, crocifiggere o ardere vivi i cristiani usati come capro espiatorio.
Lo scavo sistematico, iniziato un paio di anni fa dall’archeologa Marzia Di Mento, sotto la direzione scientifica prima di Renato Sebastiani e poi di Alessio De Cristofaro della Soprintendenza speciale di Roma, ha riportato a galla secoli di storia di Roma. Ma soprattutto ha fatto riemergere due strutture in opera laterizia di età giulio-claudia, come indicano i bolli. La localizzazione topografica, la tecnica costruttiva e il sontuoso apparato decorativo (rivestimenti in marmi pregiati, stucchi ricoperti a foglia d’oro come nella Domus Aurea) rimandano a una committenza di altissimo rango, presumibilmente imperiale, avanzando l’ipotesi che si tratti proprio del mitico Theatrum Neronis.
Il primo edificio ha pianta a emiciclo e mura radiali, corrisponderebbe quindi alla cavea teatrale con «scaenæ frons», lo sfondo a cui rimandano sia gli elementi architettonici sia i rivestimenti in marmi bianchi e colorati; il secondo, perpendicolare al primo, dovrebbe trattarsi di ambienti di servizio, magari per materiali, scenografie, costumi relativi agli spettacoli. Entrambi si affacciavano su una grande corte scoperta, forse circondata da un portico, e già dai primi decenni del II secolo sembrano essere oggetto di spoliazioni, come indica un deposito di cinque colonne in marmi pregiati.
«Di grande interesse anche i rinvenimenti medievali e moderni, che arricchiscono le conoscenze storiche e topografiche sull’evoluzione di un’importante area», precisa la soprintendente Daniela Porro. Dal X secolo ci sono tracce di attività produttive, probabilmente legate alla Schola Saxonum, una delle più antiche che si occupavano dei pellegrini in visita alla tomba di san Pietro. A questo periodo risalgono alcuni rari calici vitrei a colonnette usati a scopo liturgico, mentre più tardi diventa preponderante la manifattura dell’osso, sempre strettamente connessa al pellegrinaggio e al culto.
Non mancano anche tracciati stradali, più volte rifatti, collegati al Tevere, insegne da pellegrino, una fiaschetta sagomata a forma del gallo di san Pietro, brocche e materiali ceramici, matrici per rosari e altro, tutti reperti che, insieme a quelli romani, saranno alla fine musealizzati all’interno di Palazzo della Rovere (che in parte sarà destinato ad albergo di lusso, il Four Seasons). Mentre le strutture del teatro, sia per ragioni conservative che di statica del palazzo, saranno certamente rinterrate, ma di loro resteranno testimonianze fotografiche e video in 3D.
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Lo scavo condotto dalla Soprintendenza speciale di Roma ha riportato alla luce strutture in laterizio e un sontuoso apparato decorativo riconducibili a una committenza di altissimo rango, quasi sicuramente imperiale