Monica Poggi
Leggi i suoi articoliNella tradizionale iconografia giapponese nudo e paesaggio vanno spesso a braccetto. Lo vediamo anche dalla ricorrenza di questi due soggetti nelle delicatissime xilografie di maestri del Settecento come Utamaro, Hiroshige e Hokusai, che in questi ultimi anni sono protagonisti di numerose mostre a loro dedicate in tutt’Europa.
Non stupisce, quindi, che Michael Kenna, fotografo inglese conosciuto principalmente per gli scatti attraverso cui ha immortalato alcuni dei luoghi più poetici del Giappone, da poco più di un decennio stia portando avanti una ricerca sul nudo femminile. Intitolata «Rufu», termine giapponese per indicare proprio questo soggetto, si inserisce naturalmente all’interno della sua poetica, contraddistinta da una netta pulizia formale e da una grande capacità di trasfigurare la realtà ritratta in elemento di contemplazione.
Nelle sue immagini il tempo si azzera e tutto viene ridotto all’essenzialità, nei paesaggi come nei nudi, dove i corpi perfetti delle modelle perdono ogni connotazione erotica per assumere una delicatezza impalpabile. «Il corpo umano è un miracolo assolutamente sorprendente e misterioso in una miriade di modi», sostiene, e la sua esplorazione attraverso i vari linguaggi espressivi è un invito a esplorarne le potenzialità.
A questo progetto, e ad alcuni lavori precedenti, la Galleria dell’Incisione dedica una mostra dal 7 dicembre al 22 gennaio, durante la quale saranno presentate anche le ultime due pubblicazioni realizzate dall’autore e pubblicate rispettivamente da Nazraeli Press e Xavier Barral.
Altri articoli dell'autore
Sul quotidiano «La Stampa» un reportage da Mariupol del fotoreporter Gabriele Micalizzi che «Il Giornale dell’Arte» ha intervistato sul numero di aprile
Da Mark Neville sull’Ucraina all’iraniana Mashid Mohadjerin, le urgenze socio-politiche al centro delle pubblicazioni più recenti
Al MAST un ricco percorso tra fotografie, album e video realizzati da 200 fotografi italiani e internazionali
Fotografiska presenta la serie «Café Lehmitz» comprendendo anche scatti mai pubblicati e manipolati con interventi manuali