«Ha attraversato quasi un secolo di vita e ha prodotto più di 10mila opere pittoriche. Eppure è ancora uno sconosciuto». Parola di Andrea Busto, direttore del Mef, Museo Ettore Fico di Torino e curatore della mostra «Ettore Fico. Dialoghi contemporanei. Un artista, un museo, una collezione», aperta fino al 12 novembre nella Fondazione Bevilacqua La Masa.
La mostra anticipa le celebrazioni per i dieci anni dall’apertura del Mef, da cui provengono le opere, e apre una serie di iniziative tra le quali una retrospettiva sull’artista dal 16 ottobre a Parigi, per la prima volta in una sede estera, che inaugura la collaborazione tra il Mef e la galleria Maurizio Nobile che poi ne esporrà l’opera anche nelle sue sedi di Bologna e Milano.
«Ettore Fico ha lavorato silenziosamente nei due studi di Torino e di Castiglione Torinese, coltivando per settant’anni interessi e relazioni intime, con pochissime mostre in Italia e nessuna all’estero, con una visione libera e scevra dall’appartenenza a movimenti e a gruppi. Ecco perché si tratta di un artista da riscoprire, spiega Busto. Dopo le mostre monografiche organizzate dal Mef, voluto dai discendenti dell’artista, nato a Piatto Biellese il 21 settembre 1917 e scomparso nel 2004, è il momento di farlo conoscere anche al di fuori dell’ambiente dove ha coltivato le sue relazioni e il suo collezionismo. Come tanti artisti che sono stati etichettati in base a un genere, Monet per le ninfee o Fontana per i tagli, Fico può essere definito come l’artista degli interni delle case e dei paesaggi, che sono poi insistentemente gli interni delle sue due case e dei suoi due studi e i paesaggi dove andava in vacanza, dal giardino di Castiglione a Gressoney, la costa francese e Positano. Sono temi intorno ai quali hanno ruotato la sua vita e la sua poetica, dentro i quali ne sono contenuti altri, come quello degli animali, della figura, della natura morta o dei laghi montani», aggiunge il curatore.
La mostra si sviluppa intorno a sei nuclei tematici di opere corrispondenti alle sei stanze della Fondazione Bevilacqua La Masa in cui è ospitata, dove alle opere di Fico sono affiancate quelle di contemporanei provenienti sempre dalla collezione del Mef e legate all’attività di promozione in ambito contemporaneo.
«Sono opere di artisti che hanno trattato gli stessi temi in maniera simile o al contrario molto diversa, precisa Busto. Accostamenti che contribuiscono a rivelare la modernità di Fico e la sua vicinanza al gusto contemporaneo. È divertente vedere le modelle nello studio disegnate da Fico vicino a quelle di Louis Fratino, oppure far instaurare un dialogo con le opere di John Armleder o di Kiki Smith, consentendo di capire come l’estetica non sia legata esclusivamente all’anno di produzione di un’opera».