Per il fotografo svedese Anders Petersen (Solna, 1944), niente cattura meglio l’intensità emotiva dei soggetticome il bianco e nero. Divenuto noto per la sua irriverente documentazione della vita notturna del Café Lehmitz di Amburgo (1967-69), focus del suo volume dello stesso titolo (1978), oggi caposaldo della fotografia contemporanea, sin dagli albori della sua carriera Petersen ha sempre dato ampio spazio all’elemento umano, ritraendolo nella sua complessità con tanta grinta quanto rispetto. Dalla spensieratezza dell’infanzia alle pulsioni dell’adolescenza e le disillusioni dell’età adulta, in quasi 60 anni di carriera, nessuna fase esperienziale è rimasta intoccata dalla sua lente senza filtri, dal suo osservare rivelatore, intimo e coinvolgente.
Questa volta, a catturare lo sguardo dell’artista sono Napoli e i suoi cittadini, dal 21 ottobre protagonisti della sua nuova personale, «Napoli / Anders Petersen», presso la piattaforma partenopea Spot home gallery (fino al 31 gennaio 2024). Petersen ha infatti inaugurato il programma di residenze artistiche della galleria napoletana: un’opportunità che, in sole quattro settimane, lo scorso anno gli ha concesso di sviluppare un corpus inedito di 60 scatti ora in visione proprio a Spot home gallery. «Anders Petersen non poteva che essere il primo artista in residenza in galleria, racconta la gallerista Cristina Ferraiuolo. Napoli, con il suo caos e la sua umanità variegata, era il luogo ideale per un fotografo come lui. Nella sua lunga carriera ha fotografato tantissime città, da Tokyo a Londra, da Valparaiso a Sète. Napoli, città-mondo, con le sue mille sfaccettature, le contiene un po’ tutte».
Là dove tanti altri fotografi contemporanei, da Carmine Romano e Glauco Canalis a Sam Gregg, si rivolgono al colore per provare a rendere giustizia all’energia contagiosa di Napoli e i suoi vicoli in festa, Petersen decide di interpretarne i contrasti in maniera chiaroscurale, rifacendosi unicamente alla sua prediletta scala di grigi.
Qui, ritratti dal sapore tradizionale, quasi familiare, si alternano a scene in cui animali, piante e monumenti antichi trasportano il pubblico in un’atmosfera onirica sospesa tra realtà e finzione. Oltre a rappresentare le luci e le ombre della città, e le storie della sua gente, questa nuova collezione lascia volutamente trapelare quella che è la visione dell’artista. «Voglio poter sentire che qualunque cosa io fotografi assomigli il più possibile a un autoritratto, spiega Petersen, oggi 79enne. Voglio che le mie foto siano una parte di me, voglio riconoscervi i miei sogni, le mie paure, i miei desideri».