Christian Zervos nel 1933. Cortesia Christian Derouet, Musée Zervos, Vézelay

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Christian Zervos nel 1933. Cortesia Christian Derouet, Musée Zervos, Vézelay

La collezione e il pensiero di Christian Zervos

Al Museo Benaki la vita e la carriera del critico, editore, gallerista e collezionista

Atene. Frutto della collaborazione tra i ricercatori greci e francesi su Zervos a partire dal 2017, nell’ambito del programma di ricerca della Scuola francese ad Atene «Christian Zervos au miroir de la Grèce», la mostra intitolata «Christian Zervos e i Cahiers d’Art: la svolta arcaica» è organizzata dal Museo Benaki (che la ospita fino al primo marzo 2020), dalla Scuola francese ad Atene e dal Musée Zervos di Vézelay - Conseil départemental de l’Yonne.

Secondo Polina Kosmadaki, curatrice di arte moderna e contemporanea al Museo Benaki di Atene e uno dei curatori della mostra insieme a Christian Derouet (Conservateur général honoraire du patrimoine, Founding Director del Musée Zervos, Vézelay) e ad Alexandre Farnoux (direttore della Scuola francese ad Atene), «Zervos non ha ricevuto il riconoscimento che merita».

Ricostruendo la sua vita e la sua carriera attraverso corrispondenza e documenti inediti dagli archivi e dalle biblioteche di Parigi e della Grecia, le opere della sua collezione a Vézelay e anche lavori e materiale dalle collezioni e dagli archivi del Museo Benaki, si vuole rivalutare la sua rivista, i «Cahiers d’Art», i suoi libri e le sue mostre. Inoltre, aggiunge la Kosmadaki, questa mostra, «risultato della ricerca e di un pensiero originale, uno studio scientifico del lavoro di Zervos», svela i suoi rapporti personali nel suo milieu intellettuale, la sua importante influenza sui circoli artistici parigini durante i periodi tra le due guerre e nel secondo dopoguerra e anche la liaison con la scena artistica ateniese e la nascita del concetto di «grecità».

Un’enfasi speciale viene posta sulla «svolta arcaica» di Zervos, nel contesto del suo metodo di lavoro strettamente personale verso un «primitivismo mediterraneo» e la sua rilevanza non solo per gli artisti moderni ma anche per l’arte di oggi.

Christian (Christos) Zervos nacque nel 1889 ad Argostoli, nell’isola greca di Cefalonia, e morì a Parigi nel 1970. Crebbe ad Alessandria e studiò filosofia alla Sorbona. Dopo aver lavorato per la casa editrice di Albert Morancé, fondò nel 1926 i «Cahiers d’Art», una rivista d’arte che fino al 1960 uscì con 97 numeri, il tutto accompagnato dalle attività della galleria Zervos, fondata nel 1934 con lo stesso nome.

La mostra al Museo Benaki evidenzia in particolare come nei suoi Cahiers d’Art Zervos abbia fatto un uso specifico della fotografia, impartendo ai fotografi istruzioni precise, insistendo in particolare sul fotografare le opere d’arte fuori scala, interessandosi esclusivamente al loro valore estetico, spesso giustapponendo nella stessa immagine fotografica reperti antichi e moderne opere d’arte.

Collaborò con artisti, critici, scrittori, poeti e curatori di museo, attribuendo un ruolo di ricerca alla sua rivista e scontrandosi con gli accademici per i suoi metodi di archivio «senza precedenti» e «non documentati». Era interessato all’arte al momento della sua nascita, senza per questo essere minimamente attratto dall’arte antica classica o da una visione lineare della storia, ma con una passione forte per l’arte arcaica e preistorica.

L’esposizione di Atene dimostra come Zervos abbia collegato i ritrovamenti archeologici con l’arte moderna soffermandosi sulla sopravvivenza delle forme nel tempo, sulle intrinseche affinità tra le opere di tutti i tempi, attraverso una prospettiva non storica, riattivando così l’arte antica nel presente. E anche come il suo modo di guardare l’arte, per il quale Zervos fu severamente criticato al suo tempo, oggi sia così pertinente nelle pratiche «anacroniste» degli artisti contemporanei.

Questa «svolta arcaica» di Zervos e dei «Cahiers d’Art», come afferma il titolo della mostra in corso al Museo Benaki fino al primo marzo 2020, si consolidò grazie al suo ritorno in Grecia nel 1933, quando coordinò la IV Conferenza internazionale di architettura moderna, seguita dal suo primo album archeologico L’art en Grèce, des temps préhistoriques au début du XVIIIe siècle (1934). L’attuale mostra pone un’enfasi particolare sulla registrazione sistematica dell’opera di Picasso da parte di Zervos, in stretta collaborazione con l’artista, in un catalogo di 33 volumi, la cui edizione originale è esposta insieme a stampe e altri lavori di Picasso, oltre a un raro modellino di uno dei volumi con note scritte a mano da Zervos e dall’artista.

Il nucleo della mostra sono 60 opere della collezione Zervos che lasciano per la prima volta Vézelay, di artisti come Matisse, Miró, Picasso, Laurens, Calder, Lam, Kandinskij, Ghika, Sklavos, Giacometti e Brancusi. La mostra è in perfetta sintonia con la visione del Museo Benaki da parte del suo nuovo direttore George Manginis (1971), storico dell’arte e archeologo, in quanto «frutto di una collaborazione volta alla ricerca». Secondo Manginis, se è vero che i musei creano intrattenimento, dovrebbero essere soprattutto promotori di conoscenza, non semplici luoghi per mostre, dando così vita a cornici che evidenziano le molteplici letture degli oggetti. Manginis, in tal senso, crede fermamente nel futuro ruolo didattico del Benaki.

Christian Zervos nel 1933. Cortesia Christian Derouet, Musée Zervos, Vézelay

Elizabeth Plessa, 30 gennaio 2020 | © Riproduzione riservata

La collezione e il pensiero di Christian Zervos | Elizabeth Plessa

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