L'arte secondo Deloitte

È un settore ormai legato alla gestione patrimoniale, afferma l'azienda di servizi di consulenza

Barbara Tagliaferri, Art & Finance Coordinator for Deloitte Italy
Michela Moro |  | MILANO

Il 3 giugno è stato presentato il report «Il mercato dell’arte e dei beni da collezione» di Deloitte Private, che Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader, ha definito un utile strumento di riflessione e informazione, «osservatorio imparziale per tutti gli attori, che funga da collante per permettere di lavorare al meglio». Le cento e più pagine dense di grafici si rivolgono agli appassionati, ai collezionisti e ai professionisti appartenenti al mondo della finanza, in particolare al Private Banking e al Family Office.

Che l’arte sia sempre più legata alla gestione patrimoniale si evidenzia da quanto dichiara l’86% dei gestori patrimoniali interpellati, che includono nei servizi offerti la gestione di beni artistici e da collezione; l’approccio si è ampliato nel tempo e adesso i servizi vanno dalla valutazione delle opere d’arte all’art advisory, dalla gestione delle collezioni alla consulenza sugli aspetti regolamentari ed ereditari, quindi lo spettro di analisi e osservazione necessita sempre più di informazioni dettagliate declinate nei vari campi per avere così parametri certi e punti di riferimento.

Il report è esaustivo e include gli argomenti che più toccano gli interessi dei collezionisti-investitori; tra i molti temi analizzati ci sono i principali risultati e record nelle vendite all’asta del 2019; il mercato della pittura nelle diverse piazze internazionali; il mercato della pittura per comparto; il mercato dei Passion Assets, ovvero gioielli e orologi, antichità, arredi e design, vini e liquori e fotografie; il mercato delle Classic Cars nel 2019.

Nel corposo capitolo «La circolazione nazionale e internazionale delle opere d’arte: la trasparenza del mercato diventa un valore aggiunto» è interessante notare come la chiarezza delle transazioni e dei comportamenti, anche legali, sia un dato imprescindibile per chi non fa parte della ristretta cerchia degli addetti ai lavori. Lo ha sottolineato Barbara Tagliaferri, Art & Finance Coordinator for Deloitte Italy, presentando l’indagine Art & Finance di Deloitte e ArtTactic, che da oltre 10 anni analizza il costante emergere di nuovi bisogni dei collezionisti e di come e quanto i servizi di Art Wealth Management vi stiano rispondendo in maniera adeguata: «Viene tenuta in conto la protezione del valore dal punto emotivo e sociale, ma per il settore finanziario è sempre più importante che la fiducia sia ben riposta a causa dell’opacità del mondo dell’arte. La speranza per il cambiamento è riposta nella tecnologia, specialmente quella di seconda generazione nata dopo il 2018, perché l’arte oggi è un ecosistema non facilmente accessibile, che ha bisogno di maggiori dati per ottenere maggiore fiducia».

Tra un capitolo e l’altro nel report spesso una nota ricorda come i dati raccolti si riferiscano a prima del Covid-19, che funge da spartiacque definitivo in mille campi e certamente nel mondo dell’arte, dove tutto è cambiato in pochi mesi e dove le realtà online sono le sole a emergere. Vedremo che cosa dirà il report del prossimo anno.

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