«Goethe-Nationalmuseum Weimar, II» (2006) di Candida Höfer

© Candida Höfer / VG Bild-Kunst, Bonn 2024

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«Goethe-Nationalmuseum Weimar, II» (2006) di Candida Höfer

© Candida Höfer / VG Bild-Kunst, Bonn 2024

A Candida Höfer il Käthe-Kollwitz-Preis e una mostra a Berlino

La fotografa dei «ritratti di luoghi» ritirerà il premio durante la Berlin Art Week. All’Akademie der Künste esposti fino a fine novembre 13 dei suoi scatti più famosi

 

 

Ritratti di spazi più che istantanee di architetture, inconfondibili immagini multiprospettiche che irradiano calma e offrono possibilità di contemplazione: le fotografie di Candida Höfer, molto spesso di tipo panoramico, sono diventate iconiche di un modo di fare fotografia unico e di uno stile suggestivo che affonda le sue radici nella leggendaria scuola minimalista di Bernd e Hilla Becher, a Düsseldorf, ma se ne distacca rifiutandone il purismo in bianco e nero. Sono ospiti nei più eminenti musei del mondo e hanno valso alla fotografa nativa di Eberswalde, residente da oltre sei decenni a Colonia, molti importanti riconoscimenti, garantendole partecipazioni a rassegne internazionali di primo piano come Documenta o la Biennale di Venezia. Nel 2024 è la volta di uno dei più famosi e prestigiosi premi tedeschi di arte, il Käthe-Kollwitz-Preis (dotato di 12.000 euro), assegnatole dalla Akademie der Künste di Berlino con consegna il 13 settembre presso la Haus am Pariser Platz, evento clou della Berlin Art Week che quest’anno si tiene dall’11 al 15 del mese. In occasione della cerimonia di premiazione l’istituzione berlinese rende omaggio a questa straordinaria ottantenne con una mostra di sue 13 opere scelte in grande formato tratte dalle serie «Berlin» e «Weimar»: «Candida Höfer. Käthe-Kollwitz-Preis 2024» (14.9-29.11.24). Progettata dall’artista in collaborazione con l’istituzione organizzatrice, è un’antologica di scatti divenuti ormai celebri che raccontano spazi di grande impatto, sale di musei, biblioteche storiche, teatri d’opera, archivi, luoghi d’incontro e comunicazione, memoria e conoscenza, contraddistinti dall’assoluta mancanza di persone, catturati in una dimensione di grande qualità spirituale, veri e propri ritratti di presenze costruite per l’uomo che esercitano tuttavia il proprio fascino magnetico precisamente in una momentanea privazione dall’elemento umano, suscitando nell’osservatore un senso di appagamento e perfezione.

Francesca Petretto, 30 agosto 2024 | © Riproduzione riservata

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