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Il neopresidente del Museo Nazionale della Fotografia Davide Rondoni e il ministro della Cultura Alessandro Giuli si stringono la mano

© Ministero della Cultura

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Il neopresidente del Museo Nazionale della Fotografia Davide Rondoni e il ministro della Cultura Alessandro Giuli si stringono la mano

© Ministero della Cultura

A Cinisello Balsamo il Mufoco è diventato Munaf

Dal ministro Giuli è stato nominato presidente del neonato museo Davide Rondoni. Il vertice e gli altri membri del Consiglio di amministrazione resteranno in carica per un mandato di cinque anni non rinnovabile

È nato il Museo Nazionale di Fotografia e ha sede a Cinisello Balsamo. Prima si chiamava Museo di Fotografia Contemporanea (Mufoco), il nuovo acronimo sarà Munaf. Ne hanno dato notizia, in un comunicato congiunto, il ministro Alessandro Giuli, il sindaco di Milano Giuseppe Sala e quello di Cinisello Balsamo Giacomo Giovanni Ghilardi.

Il 19 settembre, con decreto ministeriale, Giuli ha nominato, in continuità con la vecchia istituzione, il poeta Davide Rondoni presidente della Fondazione Museo Nazionale di Fotografia, creata sulle ceneri del Mufoco. Spetta infatti al ministro, secondo il nuovo statuto depositato il 3 dicembre 2024, la nomina del presidente e degli altri membri del Consiglio di amministrazione, che resteranno in carica per un mandato di cinque anni non rinnovabile. Oltre a Rondoni, gli altri membri del Cda sono Sonia Bedeschi, Angelo Giovanni De Boni, Davide Colombo (espressione del sindaco Sala) e Massimo Pratelli (scelto dal sindaco Ghilardi).

«In un’epoca in cui le immagini dominano i flussi comunicativi, il Ministero della Cultura si fa promotore della costituzione di un Museo Nazionale della Fotografia per riaffermare il ruolo centrale di questo linguaggio come forma d’arte, strumento di conoscenza e bene culturale primario», ha dichiarato Giuli: «Il Munaf avrà un compito fondamentale nella tutela degli archivi storici, dalla promozione internazionale dei talenti emergenti alla diffusione e valorizzazione della cultura fotografica sul territorio nazionale».

Dal canto suo, Rondoni afferma che «il passaggio a Museo Nazionale di Fotografia corona un lungo percorso e ne inizia uno nuovo. Va dato merito a tutti coloro che in questi 20 anni hanno creduto alla preziosità di un museo autorevole dedicato alla fotografia: soci fondatori, direttori, staff, presidenti e amministratori. E va dato atto al coraggio mostrato negli ultimi anni di riaffermarne il valore nonostante le difficoltà di varia natura». E aggiunge: «Sono contento che, sotto la guida di un poeta, la fotografia trovi il suo museo nazionale, segno del legame tra le arti e della importanza del gesto umano dell’arte che qualifica la nostra natura mentre molti vorrebbero ridurci a carciofi o a algoritmi. L’arte mostra l’anima di una persona e le varie anime di un’epoca. Ora il percorso riparte in un tempo dove la creazione di immagini è attitudine e arte che interroga vivacemente le coscienze sotto molti profili».

Stando al nuovo statuto, toccherà al Consiglio di amministrazione, che si riunirà per la prima volta nelle prossime settimane, nominare un direttore artistico, che avrà la responsabilità diretta sull’esecuzione e la pianificazione artistica della Fondazione e che presiederà un comitato scientifico, nominato sempre dal Cda. Al consiglio spetta anche la scelta di un segretario generale, che svolgerà funzioni di carattere amministrativo e di coordinamento.

Non ci sarebbe stato bisogno di questa rivoluzione statutaria se il vecchio Mufoco non soffrisse, ormai da anni, di problemi di finanziamento che avevano portato nel 2022 alla sospensione temporanea delle attività espositive. Ora, con l’entrata del Ministero, l’istituzione sarà dotata di un sostegno economico garantito di anno in anno, la cui entità non è stata ancora comunicata. Questo sembra non escludere la possibilità che il museo, come avvenuto negli scorsi anni, continui a partecipare ai bandi ministeriali di «Strategia Fotografia».

Quello che si è concluso è un processo iniziato nel marzo 2024 con la firma dell’accordo di valorizzazione del patrimonio del museo, firmato dai sindaci di Milano e Cinisello e l’allora ministro Gennaro Sangiuliano. In quell’accordo venivano dichiarate le tappe di avvicinamento alla nascita del museo nazionale. Cardine di quell’accordo era che, con l’entrata del Ministero, la sede dell’istituzione rimanesse a Cinisello. È su questo punto che era naufragato il precedente tentativo di salvataggio del museo messo in atto dall’allora ministro Dario Franceschini, che per primo aveva annunciato, nel 2020, la «nazionalizzazione» del museo. Allora si pensava che l’istituzione dovesse lasciare la sua sede storica di Villa Ghirlanda per approdare alla Triennale di Milano di Stefano Boeri. Ma Cinisello disse no.

Luca Fiore, 14 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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A Cinisello Balsamo il Mufoco è diventato Munaf | Luca Fiore

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