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Una veduta del Rashtrapati Bhavan, la residenza ufficiale del presidente dell’India a New Delhi

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Una veduta del Rashtrapati Bhavan, la residenza ufficiale del presidente dell’India a New Delhi

A New Delhi, verso il museo più grande del mondo

L’ambizioso progetto sostituirà il Museo Nazionale, ma i dettagli cruciali restano ancora segreti. E molti temono che sia soprattutto una grande operazione politica e ideologica del partito induista al governo e del primo ministro Narendra Modi

Amrita Singh e Kabir Jhala

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Lo scorso dicembre, il Ministero della Cultura indiano ha firmato un accordo di partenariato con il Governo francese per lo sviluppo del Yuga Yugeen Bharat National Museum (Yybnm) a New Delhi, che secondo il Ministero sarà il più grande museo del mondo una volta completato. Lo Yybnm sostituirà l’attuale Museo Nazionale dell’India nell’ambito del progetto di riqualificazione del «Central Vista», l’area amministrativa della capitale che si sta trasformando sotto la guida del primo ministro Narendra Modi. I piani per lo Yybnm sono stati annunciati per la prima volta all’International Museum Expo del 2023 a New Delhi. Abbraccerà 5mila anni di storia indiana, dalle sue antiche culture fino alle varie epoche di dominio coloniale e alla lotta per l’indipendenza.

Ma mentre il più grande progetto museale statale indiano del XXI secolo va avanti, dettagli cruciali rimangono sconosciuti sia al pubblico che ad alcuni dei principali addetti ai lavori indiani. Tra questi, il budget proposto, i progetti per l’attuale sede del Museo Nazionale e le modalità di conservazione della sua collezione. I portavoce del Museo Nazionale e del Ministero della Cultura non hanno risposto alle nostre domande sul progetto Yybnm, così come i funzionari di France Muséums Développement (Fmd), l’organizzazione privata francese incaricata dal Governo francese di fornire consulenza all’Yybnm.

L’Yybnm sarà ospitato negli edifici del Segretariato Centrale sulla Raisina Hill, comprendenti il North Block e il South Block, che insieme forniranno al nuovo museo una superficie di «circa 155mila metri quadrati», secondo un comunicato governativo dello scorso dicembre. Progettati da Herbert Baker nel 1912 e completati nel 1927, questi edifici sono emblematici del dominio coloniale britannico. Il governo Modi sostiene che, a parte le ragioni logistiche, la riqualificazione del Central Vista è una mossa per liberare l’India dalla sua eredità coloniale. Il France Muséums Développement, già impegnato nel Louvre Abu Dhabi, fornirà consulenza per il «restauro e la conservazione degli edifici» e per il «riutilizzo adattivo dell’edificio e delle strutture», si legge nel comunicato. Commentando la decisione del Governo di collaborare con Fmd per lo sviluppo del nuovo museo nazionale, Jawhar Sircar, ex segretario alla Cultura e membro del Parlamento, ha dichiarato: «Come se i francesi fossero meno colonialisti...».

A tutt’oggi, le informazioni disponibili al pubblico sui piani per il nuovo museo sono scarse, e questo vale anche per coloro che dovrebbero essere consultati sul progetto. Tasneem Zakaria Mehta, curatrice e direttrice onoraria del Dr. Bhau Daji Lad Museum di Mumbai, racconta di essere stata invitata come consulente per lo Yybnm dal Ministero della Cultura, ma di non essere più stata convocata dal 2022. E sottolinea che «lo spazio dei blocchi nord e sud sarà difficile da riconvertire in un museo, poiché si tratta di strutture con un labirinto di stanze e uffici all’interno».

Il Governo del Bharatiya Janata Party (Bjp), che guida il Paese dal 2014 e di cui Narendra Modi è il leader, ha avviato diversi progetti di riqualificazione a Delhi. Tra questi, la demolizione della Sala delle Nazioni e l’aggiunta di un nuovo museo a Teen Murti dedicato a tutti i primi ministri. Entrambe le iniziative sono state criticate come un tentativo del Governo di riscrivere la storia attraverso una lente nazionalista indù. Il progetto Central Vista è il più grande di questo tipo e si stima che costerà all’erario circa 200 miliardi di rupie (2,3 miliardi di dollari). I lavori sono iniziati nel dicembre 2020. Al momento in cui scriviamo, non è stato reso noto il budget previsto per l’Yybnm. L’ultimo bilancio dell’Unione indiana, pubblicato il primo febbraio, non menziona il progetto, ma afferma che il Governo ha stanziato altri 450 milioni di rupie (5,1 milioni di dollari) per lo sviluppo dei musei, relativi alle «attività del Museum Grant Scheme, dello Scheme for Promotion of Culture of Science Redevelopment of Kedarnath Project e del National Experiential Site Museum a Vadnagar».

Principali preoccupazioni

Il destino dell’attuale Museo nazionale, inaugurato nel 1949 e trasferito nella sede attuale nel 1955, desta particolare preoccupazione e non è ancora chiaro. Nel maggio 2021 è stato incluso in un elenco di edifici iconici di Central Vista che sarebbero stati demoliti, come riportato dai media indiani. Sette mesi dopo, un rappresentante del Ministero della Cultura ha dichiarato al Parlamento indiano che non era stata presa alcuna decisione in merito alla demolizione della struttura, in risposta a una domanda di Sircar, all’epoca deputato del Trinamool Congress Party. Sircar ha posto la stessa domanda in Parlamento il 21 luglio 2022, il 7 dicembre 2023 e l’1 agosto 2024, ricevendo ogni volta risposte da lui definite «evasive».

Nel 2022 era stato chiarito che il museo sarebbe stato spostato nel Blocco Nord e Sud, senza ulteriori dettagli. Sircar afferma che una parte consistente del Museo Nazionale, tra cui circa 20mila manufatti, sono «tesori nazionali insostituibili».

Anche i contenuti con cui il Governo intende riempire il vasto spazio del Yybnm sono un problema. Il 25 luglio 2024, il ministro ha dichiarato che «il museo proposto probabilmente conterrà manufatti provenienti non solo dal Museo Nazionale ma anche da altri musei indiani». Ipotesi confermata da Mehta, secondo cui «i musei del Governo centrale (tra cui l’Indian Museum di Kolkata e il Government Museum di Chennai, Ndr) vedranno trasferiti all’Yybnm molti dei loro manufatti ora in deposito».

Il primo agosto 2024, il Ministero ha dichiarato che il restauro del Blocco Nord e del Blocco Sud inizierà dopo lo svuotamento degli uffici esistenti al loro interno, senza però indicarne la tempistica. Il Nord e il Sud sono attualmente edifici ad alta sicurezza che ospitano alcuni degli uffici più importanti dell’India, tra cui quelli del Primo Ministro, del Ministero della Difesa e del Ministero degli Affari Esteri.

I musei nell’era Modi

Da quando il Bjp è salito al potere nel 2014, numerosi commentatori hanno sottolineato la tendenza del partito a svuotare le istituzioni pubbliche per servire i propri programmi. Pochi mesi prima che il Bjp conquistasse la guida dell’India, Venu Vasudevan è diventato direttore generale del Museo nazionale per un mandato di tre anni. Diverse notizie gli attribuiscono il merito di aver trasformato il museo. «Durante il suo mandato, quattro gallerie sono tornate in vita, è stato inaugurato un nuovo garden café, il museo è stato aperto a studiosi e studenti ed è stato ricalibrato in conformità con gli standard internazionali», riporta l’«Indian Express». Questi sforzi avrebbero fatto aumentare i visitatori del 30%. Tuttavia, dopo un anno di governo del Bjp, Vasudevan è stato rimosso dall’incarico. I principali esponenti della cultura indiana hanno protestato con una petizione online. «Non ho ancora idea del motivo per cui sono stato allontanato», racconta Vasudevan, che si è ritirato dal servizio pubblico l’anno scorso. Un ex burocrate del Ministero della Cultura, che ha parlato in forma anonima, ritiene che il Governo «volesse qualcuno più allineato alle proprie convinzioni politiche o alla propria ideologia».

Dal 2016, il Museo nazionale è guidato dal direttore generale Buddha Rashmi Mani, ex funzionario dell’Archaeological Survey of India (Asi). Durante la sua permanenza all’Asi, Mani aveva guidato le ricerche del 2003 sul sito della Moschea di Babri (rasa al suolo dagli estremisti indù nel 1992) e aveva dichiarato che sotto la moschea del XVI secolo era stato trovato un tempio indù del X secolo. Il rapporto dell’Asi aveva quindi scagionato i gruppi nazionalisti indù di estrema destra, con i quali il Bjp è ideologicamente allineato, che per decenni avevano sostenuto l’esistenza di un tempio sotto la moschea e che il sito fosse il luogo di nascita della divinità indù Rama. Diversi esperti hanno sostenuto che le prove alla base di queste affermazioni sono scarse. Un funzionario dell’Asi ha dichiarato alla testata indiana «The Caravan» che «condurre un’indagine di questo tipo è stato un modo per ottenere il favore del Governo».

Non è ancora stato confermato se Mani guiderà il futuri Yybnm ma molti addetti ai lavori, tra cui Mehta, dichiarano che «dovrebbe essere una personalità di livello internazionale». Sempre Mehta ritiene che il problema più grande che lo Yybnm dovrà affrontare è «l’enorme carenza di competenze curatoriali in India, soprattutto per quanto riguarda l’arte premoderna. Semplicemente, non ci sono abbastanza soldi da destinare alla formazione e alle infrastrutture per l’arte e la cultura. Se si vuole costruire il più grande museo, bisogna investire anche dietro le quinte per sostenerlo. Se questo museo vuole essere veramente globale, i suoi dirigenti devono svolgere un ruolo curatoriale e amministrativo all’altezza dei loro colleghi internazionali». In definitiva, Mehta ritiene che «il Yybnm potrebbe essere un grande progetto. È tempo di concentrarsi sui nostri musei e questo progetto è un forte messaggio da parte dello Stato che finalmente prende sul serio le nostre istituzioni culturali. A condizione che non si concentri solo sull’ombelico e che includa l’arte moderna e contemporanea».

Ma altro è altro ciò che più allarma. Il Governo ha affermato che il museo rappresenterà la diversità dell’India, ma deve affrontare numerose accuse di promuovere la divisione tra i gruppi religiosi. «L’idea è quella di cambiare la narrazione della storia in quella dell’Hindutva (ideologia politica di stampo nazionalista, nativista e islamofobica, Ndr)», sintetizza Rahman un timore ampiamente diffuso anche nella stampa internazionale. Sircar nutre riserve simili: «Se qualcuno ha schiacciato la diversità negli ultimi mille anni, è proprio l’attuale Governo di Modi. Non parlino di diversità...».

Amrita Singh e Kabir Jhala, 09 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

A New Delhi, verso il museo più grande del mondo | Amrita Singh e Kabir Jhala

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