Una parata di 14 lavori di artisti dal XV al XX secolo, quasi tutti mai visti in occasioni pubbliche perché appartenenti a raccolte private, esposti insieme ad altrettanti affreschi staccati dal Palazzo Spreca di Viterbo. Sono questi in estrema sintesi i contenuti della mostra «I capolavori del patrimonio nascosto. Opere d’arte da collezioni private», allestita nel Palazzo Sums della Città di San Marino dal 6 dicembre al 30 aprile 2025 e organizzata dalla Segreteria di Stato istruzione e cultura della piccola Repubblica in collaborazione con il Centro studi sull’economia dell’arte CeStArt. La mostra, a cura di Giancarlo Graziani, affiancato da un comitato scientifico presieduto da Mina Gregori (Cremona, 1924), si sviluppa in quattro sale alternando i dipinti con tre sculture. Queste ultime sono assegnate in catalogo ai fiorentini Donatello (1386-1466), Michelangelo (1475-1564) e Agostino di Duccio (1418-81 ca): al primo è riferita da Graziani una «Madonna col Bambino» in terracotta, restaurata nel 2013 da Ottorino Nonfarmale e Giovanni Giannelli e assegnata agli anni padovani del grande scultore (1443-53), mentre il «Cristo benedicente» di Duccio proviene dalle raccolte dell’antiquario fiorentino Carlo De Carlo.
A Michelangelo il curatore assegna invece un «Sant’Andrea Apostolo» in marmo bianco alto 68 cm, riferito al grande maestro citando Adolfo Venturi e assegnandone la realizzazione al 1505, a Carrara, dove Michelangelo si era recato per scegliere i marmi della tomba di papa Giulio II. Se questi sono i «pezzi forti», il maggior numero di opere esposte è rappresentato da dipinti di Giacomo Balla (1871-1958), Vittore Belliniano (1456 ca-1529), Jusepe de Ribera (1591-1652), Vincenzo Giacomelli (1812-90), Bartolomeo Montagna (1449/50-1523), Giorgio Morandi (1890-1964), Francesco Morone (1471-1529), Gino Severini (1883-1966), Mario Sironi (1885-1961) e Giovan Battista Tiepolo (1696-1770). Tra loro una «Natura morta» di Morandi del 1942, esposta al MoMA e al Met di New York nel 1949 e nel 2008, un «Nudo di donna allo specchio» di Sironi (1928, già esposto alla XVI Biennale di Arte di Venezia) e due ampi dipinti del veneto Giacomelli, parti di un ciclo di sei che il pittore dedicò all’assedio di Venezia del 1848. Del San Sebastiano saettato di Morone, infine, esiste una fotografia di inizio ’900 della Fototeca Federico Zeri con attribuzione del grande storico ai modi dell’artista veronese.
A completare la mostra gli affreschi staccati di Palazzo Spreca, assegnati a un anonimo Maestro delle Virtù che eseguì il ciclo omonimo negli anni Settanta-Ottanta del Quattrocento lungo tre pareti dell’edificio viterbese: dalle riproduzioni fotografiche precedenti il distacco avvenuto in epoca piuttosto recente si vede che i dipinti erano disposti a fregio sulle pareti, separati da dipinture ornamentali. Tale ciclo deve ancora essere approfondito dagli studi, anche se è stato oggetto di studio all’inizio e alla fine del secolo scorso da Antonio Muñoz e Anna Cavallaro ed è noto anche per vicende giudiziarie: nel 2019 Egidio Calistroni, proprietario di Palazzo Spreca, fece ricorso contro il MiC, vincendolo, per l’annullamento di una notifica di decreto di eccezionale interesse storico artistico relativo agli affreschi, asserendo nell’occasione che la collocazione delle opere all’epoca era a lui sconosciuta. In precedenza, nel 2016, il proprietario stesso era stato inquisito, insieme a Emo Antinori Petrini di Spoleto, con l’accusa di avere venduto un bene appunto vincolato dalla Stato (il giudice ha dichiarato estinti per prescrizione alcuni reati mentre per altri ha emesso sentenza di assoluzione nel merito). Gli affreschi ora visibili a San Marino, pochi anni prima dei fatti citati, nel 2012, vennero esposti anche alla Biennale internazionale di antiquariato di Roma.