La sala dei vasi nella mostra «Da Girgenti a Monaco. Da Monaco ad Agrigento. Il ritorno dei vasi del ciantro Panitteri» al Museo Archeologico regionale «Pietro Griffo»

Foto: Angelo Pitrone

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La sala dei vasi nella mostra «Da Girgenti a Monaco. Da Monaco ad Agrigento. Il ritorno dei vasi del ciantro Panitteri» al Museo Archeologico regionale «Pietro Griffo»

Foto: Angelo Pitrone

Ad Agrigento i vasi dipinti del «ciantro» di Girgenti

Dopo 200 anni dieci capolavori della collezione Panitteri, acquistata nel 1824 dall’allora principe di Baviera Ludwig I, sono esposti nel Museo Archeologico «Pietro Griffo»

Maria Concetta Parello, archeologa del Parco della Valle dei Templi di Agrigento con una lunga esperienza nel campo della ricerca e della divulgazione, non nasconde l’emozione all’arrivo nel Museo Archeologico regionale «Pietro Griffo» dei dieci vasi figurati in prestito dalle Staatliche Antikensammlungen di Monaco di Baviera. Ad accoglierli insieme a lei anche Jörg Gebauer, conservatore del museo di Monaco: appartengono alla prestigiosa collezione di vasi attici a figure nere e rosse di Giuseppe Panitteri (1776-1828), ciantro (canonico primicerio, dal francese «chantre» [primo dei cantori]) della Cattedrale di Girgenti. 

Frutto degli scavi nei suoi possedimenti terrieri, i manufatti, in tutto una cinquantina, confluirono nel 1824 per 1.600 onze di allora nelle raccolte del principe Ludwig I di Baviera, mecenate e grande appassionato di scultura e di vasi antichi. E se a suggerire l’acquisto fu l’architetto di corte Leo von Klenze (1784-1864), anche lui appassionato di antichità magnogreche che soggiornò a lungo in Sicilia, a tessere i fili della vendita fu il pittore, mercante e collezionista Raffaello Politi, allora regio custode delle antichità agrigentine, che in quel modo si guadagnò il titolo di viceconsole bavarese in Agrigento. 

Erano i tempi del Grand Tour e i templi di Akragas attiravano intellettuali e viaggiatori da ogni parte del mondo, affascinati dalla bellezza delle rovine della città di fondazione sorta per mano degli abitanti di Gela intorno al 580 a.C. La posizione sopraelevata su tre colline di fronte alla vallata delimitata dai corsi d’acqua, «Hypsas» e «Akragas», permise alla città di controllare l’ambiente circostante, mare compreso, per un lungo periodo, dall’età arcaica fino all’alto Medioevo. Dopodiché l’abitato dalla vallata si spostò sulla collina di Girgenti, prima sotto gli Arabi e poi sotto i Normanni.

A cura di Maria Concetta Parello, con il contributo per il percorso espositivo di Giuseppe Avenia (Museo Griffo) e Donatella Mangione (Parco della Valle dei Templi), «Da Girgenti a Monaco. Da Monaco ad Agrigento. Il ritorno dei vasi del ciantro Panitteri» (fino al 18 maggio) anticipa il calendario delle iniziative di «Agrigento Capitale italiana della cultura 2025», gettando luce sulla storia del collezionismo in Italia e in Europa ed evidenziando il ruolo di protagonista della città agrigentina e delle sue antichità.

Negli spazi del vecchio coro annesso alla Chiesa di San Nicola, all’ingresso dell’area museale afferente al Parco della Valle dei Templi, un suggestivo allestimento rivela la bellezza dei reperti che tanto avevano affascinato von Klenze e Ludwig I e che costituiscono il punto di partenza delle collezioni del museo bavarese. Per i vasi è un ritorno, dopo 200 anni, in quella che fu la loro casa, villa Panitteri oggi parte del Museo Griffo. «Oltre alle didascalie tradizionali, spiega la curatrice Parello che a questo progetto ha dedicato tre anni di studio, abbiamo allargato sui pannelli il racconto del mito e delle scene di vita quotidiana per ricordare che cosa fossero i vasi per gli antichi e il nesso con le fonti letterarie: il vaso era una sorta di libro illustrato, chi lo guardava conosceva già le storie che vi erano raffigurate». Un racconto per immagini di miti noti e meno noti: da Odisseo che esce dall’antro di Polifemo a quella di Aiace che porta sulle spalle il corpo di Achille ucciso da Paride durante la guerra di Troia fino al tentativo di Apollo di conquistare Marpessa già sposa dell’eroe Ida. 

La mostra offre anche l’opportunità di scoprire le ricche collezioni del museo allestito negli anni ’60 dall’architetto Franco Minissi e intitolato all’allora soprintendente di Agrigento e Caltanissetta Pietro Griffo. Cuore dell’edificio la grande sala dedicata a Francesco Saverio Cavallari in cui svetta altissimo il colossale Telamone dal Tempio di Zeus che ancora oggi impressiona per le sue dimensioni imponenti e che insieme ai templi della Valle (dal 1997 Patrimonio dell’Unesco con la Villa del Casale di Piazza Armerina) e ai siti del territorio rende Agrigento, ancora oggi come in passato, una tappa irrinunciabile e imprescindibile. 

La grande sala del Museo Archeologico «Pietro Griffo» di Agrigento con il Telamone del Tempio di Zeus (prima metà del V secolo a.C.). Foto: Laura Giuliani

Laura Giuliani, 23 dicembre 2024 | © Riproduzione riservata

Ad Agrigento i vasi dipinti del «ciantro» di Girgenti | Laura Giuliani

Ad Agrigento i vasi dipinti del «ciantro» di Girgenti | Laura Giuliani