Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Antonio Capitano
Leggi i suoi articoli«Se volete trovarvi bene in Italia, dovete scoprirla per conto vostro, affidandovi alla vostra fortuna e al vostro istinto, perché una grande legge dell’Italia è proprio questa: che da noi, tutto ciò che ha un titolo, un nome, una pubblicità, vale, in ogni caso, molto meno di tutto ciò che è ignoto, nascosto, individuale». Prendo spunto da questa dicotomica descrizione di Mario Soldati per parlare di un libro di Attilio Brilli appena pubblicato da il Mulino che si contraddistingue per la capacità di indagare l'ignoto, il nascosto, l'individuale del nostro Bel Paese.
Attraverso Il grande racconto delle città italiane Brilli mostra al lettore come corteggiare un luogo e trarne le più intime risonanze, i più raffinati piaceri, con un piacevole smarrimento estasiato. Tutta l'intensa opera di Brilli interpreta sapientemente lo spirito dei luoghi mettendone in luce l'identità per intuirne i canoni originari e ritrovarne l'incanto nascosto o soltanto sopito.
Ricco di pregevoli immagini, Il grande racconto delle città italiane è un libro di vedute scomparse, sepolte, di labirinti e scacchiere, di città nello specchio del mare e di piccoli affascinanti borghi collinari recentemente perduti a causa del sisma. Al di là del sisma l'autore sottolinea che «la fragilità di gran parte delle città italiane, sottoposte all'impatto della vita di oggi e frastornate dall'onda del turismo di massa rende ancor più ampia la forbice che separa la favola del viaggio illusoriamente atemporale dalla drammatica registrazione dell'attualità». Con amara evidenza, Brilli argomenta che agli occhi delle culture straniere più attente il destino delle città italiane è sembrato costantemente in bilico e per questo si è fatto pressante l'invito a visitarle prima che potessero diventare irriconoscibili.
Non si può che concordare con l'autore quando afferma che ogni approccio conoscitivo di una città d'arte o di storia deve essere una conquista personale, dalla quale si esce comunque diversi. Brilli sottolinea che le città devono essere considerate alla stregua di creature viventi, con le fisionomie, i caratteri e le personalità loro «e non come spazi inerti e informi dove le forze spesso cieche dell'economia e della politica possono scatenarsi a piacere». Dimentichiamo spesso, afferma, che queste città sono gelose depositarie di una sedimentazione culturale lontana e che un troppo ruvido contatto può provocare, per così dire, l'evaporazione della loro identità, come accade a una dissepolta reliquia che venga improvvisamente esposta all'aria. Brilli permette al lettore di conoscere le città italiane presenti nel volume, da Torino a Siracusa, accedendovi da una via inconsueta, da un ingresso secondario; solo così è possibile prenderle di sorpresa, alle spalle e coglierne i tratti originali, prima che svaniscano nel trambusto della vita moderna.
Il grande racconto delle città italiane, di Attilio Brilli, 624 pp., il Mulino, Bologna 2016, € 50,00

La copertina del volume