Raffaella Venturi
Leggi i suoi articoliSi potrebbe definire «museo in 3V» il Museo Nivola di Orani, a 30 km da Nuoro, in una campagna selvaggia punteggiata di domus de janas. Visitatori, visibilità e, con i recenti progetti di ampliamento, vastità sono i volani di questo luogo che si presenta inatteso a chi, attraversando il paese in cui Costantino Nivola nacque nel 1911, arriva in cima alla salita di via Gonare ed entra in un’altra dimensione, contemporanea eppure ancorata a elementi ancestrali come l’acqua e la pietra.
«In effetti, dice la presidente Giuliana Altea, negli ultimi sei anni il museo è passato da meno di 3mila visitatori annui a quasi 20mila (il che, considerata la sua collocazione periferica e lo stato dei collegamenti, non è poco) e la sua visibilità è aumentata di pari passo: un’evoluzione dovuta a una programmazione di taglio internazionale, con un fitto calendario di eventi culturali e un’intensificata attività per le scuole. Riguardo alla terza “V”, vastità, più che crescere in dimensioni il museo lavora per ampliare la fruibilità degli spazi esistenti.
Stiamo per aggiungere un’ala di collegamento tra la reception e la collezione permanente, razionalizzando il percorso di visita e ingrandendo la caffetteria che vedrà un’apertura vetrata sulla terrazza, grazie a un progetto dello studio Peralta; stiamo restaurando il padiglione nel giardino progettato da Peter Chermayeff per trasformarlo in uno spazio multifunzionale, dedicato a workshop, residenze di artisti e altri eventi, su disegno di Casciu e Rengo; con lo Studio Albori, specialista in interventi di landscape architecture attenti alla sostenibilità, stiamo lavorando anche alla sistemazione del parco e alla creazione di un percorso di scultura all’aperto».
In merito alla programmazione, che include mostre apparentemente «difficili», la direttrice Antonella Camarda chiarisce che spesso le barriere culturali esistono nella nostra immaginazione più che nella realtà: «Portando in Sardegna i protagonisti dell’arte internazionale, da un padre dell’arte concettuale come Weiner, a una figura chiave della scultura mondiale come Tony Cragg, a un maestro del Neoconcettualismo anni Ottanta come Halley, cerchiamo di far scattare una scintilla fra locale e globale, tradizione e contemporaneità e la cosa funziona. Non solo gli artisti restano affascinati dalla cultura sarda e dall’opera di Nivola, ma la comunità locale reagisce positivamente alla loro presenza».
Il programma per il 2022? «Dopo la mostra già avviata di Alterazioni Video, progetto utopico di riappropriazione di un Palasport incompiuto alla periferia di Nuoro, spiega Camarda, faremo Nivola e New York. Dallo showroom Olivetti all’Unbelievable City, una ricognizione del rapporto di Nivola con la sua città d’adozione attraverso bozzetti, dipinti e ricostruzioni in 3D; quindi, in estate, la personale di Nairy Baghramian, che unirà a un grande tappeto-scultura, eseguito a Samugheo da Mariantonia Urru, una serie di pezzi in cemento che traggono ispirazione dai play-ground di Nivola per avviare una riflessione sullo spazio pubblico».
Grazie alla rete di contatti internazionali intessuti in questi anni dal Museo e dalla Fondazione, l’interesse per l’opera di Nivola è cresciuto anche oltreoceano, a partire dalla mostra che si è tenuta nel 2019 alla Cooper Union di New York, «Figure in field», grazie alla quale è emersa la traccia profonda lasciata dall’artista sardo sul contesto urbano della Grande Mela.
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