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Anna Minola
Leggi i suoi articoliIn apertura del volume, un'avvertenza: «La storia Histoires de peintures di Daniel Arasse è stata trasmessa dal 28 luglio al 29 agosto 2003 su France Culture. Il testo che segue è una trascrizione lievemente alleggerita di discorsi di cui si è voluto conservare il carattere di oralità, in modo tale da non trasformarli artificiosamente in un libro». Il libro in questione è dunque costituito da venticinque brevi capitoli che, trascritti, sono stati tradotti e pubblicati dall’Einaudi.
Arasse (scomparso prematuramente proprio nel 2003, è stato direttore dell’Istituto francese di Firenze e direttore di ricerca presso l’Ecole des hautes études en sciences sociales di Parigi) pensa che non sia possibile spiegare l’arte al di fuori della storia: «C’è una storia specifica, singolare dell’arte, ma l’arte è potente nella misura in cui è integrata nella sua società, in cui risponde a dei bisogni, delle domande, delle attese, delle speranze».
I suoi interessi vanno dalla pittura compresa tra il XIV e la fine del XIX secolo, da Duccio e Giotto fino a Manet, all’arte cioè che imita la natura.
Nell’ottica, storica e politica, di cui si è detto, Arasse «narra» le particolari «narrazioni» che sono le opere d’arte, a cominciare dalla Madonna Sistina di Raffaello e dalla Gioconda di Leonardo. La sua indagine è quanto mai attenta alla complessità dei problemi, lucida e appassionata ad un tempo. Appena le pitture gliene offrono il destro, affronta vari problemi della storia dell’arte. La Gioconda, ad esempio, è l’occasione per affrontare un genere, quello del ritratto. Grazie a san Bernardino, Arasse spiega le arti mnemoniche che comportano una particolare organizzazione per giustapposizione dello spazio. Un secolo dopo Brunelleschi «inventerà» la prospettiva geometrica, che si imporrà perché capace di collocare l’uomo al centro dell’universo. All’interno del discorso sulla prospettiva, dal confronto fra varie «Annunciazioni» emerge il tema dell’inquadratura. Arasse adora scoprire i «segreti» dei pittori, analizzare i «dettagli». Si occupa di Vermeer e del suo particolare realismo; del Manierismo. A proposito di «Las Meninas» di Velázquez, mentre ha l’occasione di contraddire le ipotesi di un Foucault, che lui stima enormemente, ma che questa volta ha storicamente sbagliato, Arasse affronta il problema dell’anacronismo, cioè dell’inserzione, cui ogni artista ha evidentemente il diritto di ricorrere, in uno stesso dipinto, di “tempi” diversi. Infine interpreta anche artisti contemporanei.
Storie di pitture, di Daniel Arasse, 222 pp., Piccola Biblioteca Einaudi, Torino 2014, € 27,00

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