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Tigre bianca, dipinto murale dal complesso tombale di Koguryo, Corea

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Tigre bianca, dipinto murale dal complesso tombale di Koguryo, Corea

Arte e archeologia dell’Asia: anche l’Italia aiuta l’Eaaa a crescere

Alcuni dei risultati della quarta conferenza della European Association for Asian Art and Archaeology, tenutasi tra l’8 e il 13 settembre

Iside Carbone

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La Eaaa, European Association for Asian Art and Archaeology, è un’organizzazione accademica internazionale dedita a promuovere la ricerca nel campo dell’arte e dell’archeologia dell’Asia. Fondata nel 2013 e con sede presso l’Università di Lubiana, l’associazione è nata dall’esigenza degli studiosi di avere una piattaforma di incontro per una condivisione di informazioni e idee indispensabile per lo sviluppo di una ricerca nella quale si intersecano e si complementano vari filoni regionali, disciplinari e tematici. La Eaaa infatti realizza la sua missione attraverso pubblicazioni monografiche, collaborazioni con Università e musei, workshop di approfondimento e conferenze internazionali. Queste ultime sono diventate una ricorrenza regolare e attraggono contributi di alto rilievo da parte di esperti affermati ed emergenti da numerosi Paesi entro e oltre i confini europei.

Notiamo in particolare il contributo di studiosi dall’Italia che riflette un interesse vivo ed eclettico per le arti asiatiche nel nostro Paese. Sulla scia di una tradizione di ricerca originariamente concentrata in pochi centri specialistici, quali l’Orientale di Napoli e l’Università Ca’ Foscari di Venezia, gli studi asiatici si sono diffusi in altri centri di ricerca sul territorio italiano e l’attenzione verso le culture dell’Asia si è diramata in diverse discipline. Questo ha permesso di intraprendere un tipo di analisi che contempli un’idea di produzione ed espressione artistica più ampia e diversificata. Gli interventi di accademici dall’Italia nelle conferenze della Eaaa offrono uno sguardo su questa tendenza.

Dipinto murale nella tomba Susan-ri, Koguryo, Corea. Su licenza di Creative Commons

Si considerino, per esempio, alcune presentazioni volte a fare luce sui meccanismi di riutilizzo di elementi iconografici, testuali, architettonici e simbolici nelle arti visuali e performative dell’area himalayana e dell’India meridionale inquadrando questo fenomeno nei contesti culturali e religiosi di queste regioni. Oltre alla riconsiderazione di alcuni sviluppi artistici nella Cina antica attraverso nuove scoperte archeologiche nel campo della ceramica di epoca Song (960-1279) e della diffusione dell’arte buddhista durante il IV e il V secolo d.C., sono stati presentati i risultati di collaborazioni internazionali come la scoperta di capolavori dell’ukiyo-e al Museo di Arte Orientale di Venezia grazie a un progetto con l’Università Ritsumeikan di Kyoto. L’evoluzione dell’arte dei graffiti nella Cina contemporanea è al centro di un contributo che ha esaminato la diffusione relativamente recente di questa forma artistica nei centri urbani cinesi evidenziando, da un lato l’influenza della Street art occidentale, dall’altro l’ispirazione alla tradizione pittorica e calligrafica cinese. 

Un’altra presentazione ha evidenziato i cambiamenti nella rappresentazione pittorica del paesaggio, sempre più condizionata da correnti tematiche globali, nuove concezioni estetiche, problemi sociali e ambientali. Sempre nell’ambito dell’arte contemporanea cinese, un pannello ha offerto un approccio innovativo all’esame di nuove forme di arte calligrafica che hanno reinterpretato principi e pratiche tradizionali, definendo un’identità artistica moderna posizionata tra l’arte globale e un’essenza indiscutibilmente cinese. 

Nuove teorie sulla manifattura, la provenienza, la circolazione e l’uso di tessuti asiatici nell’Italia medievale sono state proposte in una relazione sullo studio di alcuni parati del XIII secolo tradizionalmente associati a papa Benedetto XI. Un altro paper si è focalizzato invece sul giardino come manifestazione artistica e culturale e riflette sulla percezione dei giardini cinesi da parte dei visitatori occidentali durante la dinastia Qing (1644-1911). La notevole varietà di temi e approcci offerta dai partecipanti italiani si riscontra in questi e altri interventi, tra cui studi interpretativi sulle arti visuali di corte e religiose indiane, analisi artistiche e archeologiche sulle antiche arti funerarie di Corea e Giappone, rivalutazioni sulle migrazioni preistoriche in Asia centrale e orientale e le interazioni culturali dell’Età del Bronzo in Xinjiang attraverso dati archeologici, ecologici, tecnologici ed antropologici. La prossima conferenza si terrà presso l’Università di Lisbona nel settembre 2025 e la call for papers è aperta fino al 15 ottobre (www.ea-aaa.eu).

Wa, dea della luna, dipinto murale dal complesso tombale di Koguryo, Corea

Iside Carbone, 10 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

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