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Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliAperto a musei e istituzioni non profit che custodiscono collezioni accessibili al pubblico e che necessitano di interventi di conservazione o restauro, il bando non offre un sostegno generico, ma un finanziamento mirato, dedicato a opere di riconosciuto valore storico, culturale o artistico, che una volta restaurate possano essere nuovamente visibili e fruibili da tutti. L’obiettivo è duplice: preservare la memoria e la diversità culturale, e garantire che il patrimonio artistico resti un bene condiviso, vivo e trasmesso alle generazioni future. La logica del progetto riflette la filosofia di Bank of America sul rapporto tra arte, comunità e responsabilità sociale. Accanto all’Art Conservation Project, la banca ha sviluppato programmi come Art in Our Communities®, che mette a disposizione delle istituzioni mostre itineranti tratte dalla collezione aziendale, e Museums on Us®, che offre invece ingressi gratuiti ai musei partner negli Stati Uniti. Insieme queste iniziative delineano un approccio che considera la cultura non come un ornamento, ma come un’infrastruttura fondamentale della vita collettiva, da sostenere con strumenti concreti e continuità.
Il 12 settembre 2025 terminerà la possibilità di partecipare all’edizione 2026 del bando dell’Art Conservation Project, cui Bank of America in oltre quindici anni ha finanziatooltre 275 interventi in più di 40 Paesi, toccando tutti i continenti e restituendo al pubblico dipinti, sculture, fotografie, manoscritti, tessuti, manufatti antichi e contemporanei, opere di fondamentale importanza che spaziano dal Pontormo della Certosa del Galluzzo a Firenze alla Deposizione di Raffaello alla Galleria Borghese di Roma, dai grandi cicli murali di Diego Rivera a Detroit alle opere simbolo dell’arte moderna come il Marilyn Diptych di Andy Warhol alla Tate Modern o il Sea Change di Jackson Pollock al Seattle Art Museum. Tra gli interventi più significativi anche il restauro del Massacro di Chio di Delacroix al Louvre, di due tele di Canaletto e del celebre The Swing di Fragonard alla Wallace Collection di Londra, dei manoscritti medievali del Trinity College di Dublino, fino alla conservazione di manufatti archeologici come gli avori assiri di Nimrud a Erbil o i 548 reperti bizantini e islamici del Museo Archeologico di Istanbul. E non sono mancati progetti legati alle culture extraeuropee, come i mantelli Paracas del Museo di Lima, i pannelli dipinti di Gyeomjae in Corea del Sud o i quilt afroamericani della collezione di Berkeley, restituendo al pubblico capolavori in pericolo e arricchendo la memoria collettiva globale.

Nam June Paik, Eagle Eye, 1996 per Art Conservation Project 2025 © Bank of America

Ritratti presidenziali allo Smithsonian’s National Portrait Gallery di Washington per Art Conservation Project 2025 © Bank of America
Il digital booklet 2025, che documenta i progetti già selezionati per l’anno corrente, restituisce l’ampiezza e la varietà dell’impegno. Sono stati scelti 16 interventi in 9 Paesi, che includono opere pittoriche e cicli decorativi, installazioni contemporanee, architetture e documenti storici. Negli Stati Uniti, per esempio, si è scelto di interventire su Eagle Eye di Nam June Paik all’Ackland Art Museum di Chapel Hill, capolavoro della videoarte degli anni Novanta oggi fermo per obsolescenza tecnologica, che tornerà a vivere grazie alla sostituzione dei monitor con nuovi LED, mantenendo intatta l’estetica originaria. A Parigi, invece, l’impegno si concentra sulle vetrate di Ezechiele della Sainte-Chapelle, straordinari cicli gotici alti quindici metri che verranno smontati, restaurati e protetti da nuove barriere trasparenti per continuare a incantare oltre un milione e mezzo di visitatori l’anno. A Detroit, il focus è su Roadwork di McArthur Binion, dipinto sperimentale realizzato con pastelli a cera industriali negli anni Settanta: un’opera fragile, a lungo rimasta nei depositi, che il restauro restituirà finalmente al pubblico insieme a un programma educativo per le comunità locali. Alla Hispanic Society di New York verrà restaurato uno dei rarissimi Horae beatae marie secundum usum curie romane, 1458 ca, manoscritto miniato su vellum nero, smontato e digitalizzato per permettere la consultazione senza rischi di deterioramento. E poi il bronzo rituale a forma di gufo della tarda dinastia Shang custodito al Minneapolis Institute of Art, danneggiato da un incidente in sala, e il monumentale The Blinding of Samson di Rembrandt allo Städel Museum di Francoforte, che sarà sottoposto a sofisticate analisi scientifiche per restituirne l’intensità luministica. Spiccano inoltre i restauri di due murales moderni alla Sydney Opera House, Possum Dreaming di Michael Nelson Jagamara e Salute to Slessor’s 5 Bells di John Olsen, e il salvataggio dei tre pannelli di Mark Rothko alla Rothko Chapel di Houston, gravemente colpiti dall’uragano Beryl.

Pierre-Auguste Renoire, La Famille Henriotte, 1875 per Art Conservation Project 2025 © Bank of America

Horae beatae marie secundum usum curie romane, 1458 ca per Art Conservation Project 2025 © Bank of America
Il bando 2026 conferma l’orientamento che da sempre accompagna il progetto: i musei presentano una proposta dettagliata che includa i dati dell’opera, lo stato di conservazione, il piano di intervento, il cronoprogramma, il budget e le professionalità coinvolte. Sono ammesse opere già in esposizione o destinate a esserlo una volta completato il restauro. La selezione si concentra sull’importanza dell’opera, sull’urgenza dell’intervento e sulla qualità del progetto di conservazione. Il sostegno non si limita al finanziamento. Le istituzioni selezionate si impegnano infatti a documentare e condividere il processo: fotografie e video prima, durante e dopo i lavori, report dettagliati, eventi e presentazioni al pubblico. L’obiettivo è che ogni progetto diventi anche un racconto, un’occasione di coinvolgimento e sensibilizzazione, con un impatto che supera la dimensione tecnica del restauro. Le candidature selezionate saranno comunicate entro gennaio 2026. Con l’Art Conservation Project, Bank of America ribadisce la volontà di porsi non solo come attore economico, ma come mecenate globale, capace di incidere sulla tutela e sulla trasmissione del patrimonio. In un’epoca in cui i musei devono affrontare la scarsità di risorse e le sfide poste dal cambiamento climatico, il sostegno di un’istituzione finanziaria internazionale offre uno strumento concreto per difendere e rilanciare l’arte come bene comune. Un approccio di grande civiltà che in Italia porta avanti con grande dedizione Intesa Sanpaolo con il programma Restituzioni del Progetto Cultura, che da 35 anni finanzia il restauro di opere d’arte in tutta Italia (oltre 2.000 fino a oggi), mettendole poi a disposizione delle comunità e dei musei. In entrambi i casi, si tratta di modelli di responsabilità culturale che mostrano come le grandi istituzioni finanziarie possano agire da mecenati contemporanei, contribuendo in modo strutturale alla conservazione e alla conservazione e alla trasmissione del patrimonio artistico.

Zun, recipiente da vino del XIII secolo a.C. per Art Conservation Project 2025 © Bank of America
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