Nello Studio inaugurato la scorsa estate nell’isola di Filicudi, adiacente alla pensione e al ristorante Grand Hotel Sirena che conduce dal 2000, Sergio Casoli organizza una mostra di Lucio Fontana, l’artista che ha più concorso a determinare l’identità della sua professione di gallerista. In questa occasione manifesta una sua nuova visione critica dei «buchi», che lasciando intuire un’altra dimensione c’è al di là della superficie, lo stesso Fontana sentiva come «l’annuncio dell’evoluzione dell’uomo alla civiltà Spaziale cui è destinato» (1966).
Nell’introduzione nel catalogo della mostra, Casoli sostiene una tesi che a suo avviso rivoluziona quanto la critica ha sostenuto finora: «Abbiamo immaginato da sempre che il nostro sguardo penetrasse in quei buchi ed entrasse nel cosmo. Oggi a questa teoria, con lo sviluppo della tecnologia e l’arrivo del metaverso, una nuova definizione di spazio e di tridimensionale ci fa mutare la percezione del concetto spaziale. Direi meno fisica e ancora più filosofica. È proprio nel buco lo spazio che cerchiamo, non abbiamo bisogno di altro. Lo spazio virtuale. […] Di notte qui a Filicudi guardo il cielo e vedo l’universo, ho sempre avuto bisogno di percepire i miei 190 cm di altezza per rapportarmi con lo spazio che vedo, non mi serviva a niente, ma mi aiutava. Oggi con la comprensione che il metaverso spaziale è il buco non ho bisogno di supporti».
In realtà prima della mostra di Fontana, lo Studio Casoli presenta il 21 giugno, il giorno del mitico solstizio d’estate, una personale dei designer britannici Edward Barber e Jay Osgerby, «From Island to Island», nata in seguito all’effettivo incontro incidentale, sempre nell’isola eoliana, di uno dei due industrial designer. Oltre a collaborare con i principali produttori mondiali, tra cui Vitra, B&B Italia, Venini, Flos, Hermès, Barber e Osgerby con i loro lavori sono accolti nelle collezioni di musei come il londinese Victoria & Albert e il Design Museum, il newyorchese Metropolitan Museum e l'Art Institute di Chicago.
In questo nuovo progetto espositivo i designer hanno messo a frutto il loro bisogno inesausto di esplorare i materiali e i processi di fabbricazione, un’attitudine che sottende quello che amano definire «artigianato ingegneristico», orientando la ricerca verso il mondo naturale caratterizzante l’Italia. Così Barber e Osgerby con la maestra tessitrice pisana Laura de Cesare hanno dato vita a un arazzo composto da una serie di cerchi concentrici raffiguranti il sole che raggiunge il culmine nel solstizio d’estate. Sono state inoltre eseguite edizioni speciali, svincolate da produzioni in serie, di alcuni pezzi iconici dello studio londinese: per il tavolo della collezione Largo 2023 di Marsotto è stata impiegata la pietra lavica dell’Etna; il tavolo Tobi-Ishi di B&B Italia, che si trattiene in equilibrio tra la solidità la leggerezza delle «pietre volanti» nei laghetti dei giardini giapponesi, mantiene questa qualità seppure gioca sul bicromismo delle strisce di marmo bianco Carrara e verde Alpi (una sorta di memoria del romanico fiorentino).
Anche Lucio Fontana ha mostrato, oltre a un assoluto rigore intellettuale, un legame forte ed energetico con la sensualità della materia nell’intera traiettoria delineata per sé nell’arte. In mostra una decina di pezzi selezionati con accuratezza, da un pierfrancescano «Concetto spaziale» (1959-60) in terracotta ingobbiata a due straordinari «Concetti spaziali» (1965) in vetro colorato trasparente, fino a due strutture al neon.