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La muscolosa coppia sarà in mostra dal 3 febbraio al Fitzwilliam Museum

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La muscolosa coppia sarà in mostra dal 3 febbraio al Fitzwilliam Museum

Cambridge, due bronzi attribuiti a Michelangelo

Cambridge (Gran Bretagna). Un gruppo di storici dell’arte, scienziati ed esperti di anatomia ha annunciato che una coppia di statue in bronzo è opera di Michelangelo.
Le sculture sono databili al 1508-10: si tratta di due nudi idealizzati di un metro d’altezza raffiguranti seguaci del culto del dio Bacco a cavallo di pantere. Conservati in una collezione privata, saranno esposti il 3 febbraio al Fitzwilliam Museum di Cambridge, fino al 9 agosto.
È noto come Michelangelo abbia lavorato in bronzo (venne formato da Bertoldo di Giovanni, il principale scultore fiorentino in bronzo), me delle sue opere note realizzate in metallo, un David e una statua di Giulio II, nessuna è giunta fino a noi.
La scoperta delle due statue  offre pertanto  esempi concreti di come queste dovessero apparire. Michelangelo è celebrato, giustamente, per le monumentali sculture marmoree, ma questi nuovi pezzi aiutano a collocarlo nel contesto della produzione scultorea del suo tempo, in particolare tra gli artefici di piccoli bronzi.
Si sa poco sulla provenienza delle sculture, che appaiono citate per la prima volta solo nel 1878 nella collezione di Adolphe de Rothschild. All’epoca era stato ipotizzato che potessero essere opera di Michelangelo, ma l’attribuzione venne immediatamente contestata. Da allora svariati artisti sono stati proposti, tra cui Jacopo Sansovino e Tiziano Aspetti, ma le statue vennero di fatto dimenticate. Rimasero nella collezione Rothschild fino al 1957 quando furono vendute a un collezionista privato francese, per ricomparire come opere «dell’Italia centrale» in un’asta di Sotheby’s Londra nel 2002, quando furono aggiudicate per 1,8 milioni di sterline.
Nella mostra «Bronzes» di David Ekserdjian alla Royal Academy nel 2012, venivano descritte come della cerchia di Michelangelo.
L’attribuzione a Michelangelo è stata avanzata da Paul Joannides, professore emerito di storia dell’arte a Cambridge. Il suo studio di un foglio di disegni del 1508 circa, opera di un allievo di Michelangelo, al Musée Fabre di Montpellier, mostra una composizione straordinariamente simile ai bronzi, per non parlare del decisamente inusuale soggetto bacchico. Questo ha dato il via a ulteriori ricerche storico artistiche da parte di Joannides insieme a Victoria Avery, responsabile per le arti applicate al Fitzwilliam, due esperti di conservazione del Rijksmuseum di Amsterdam, Robert van Langh e Arie Pappot, e Peter Abrahams, professore di anatomia clinica alla Warwick University Medical School.
Il gruppo era assistito da Charles Avery, storico dell’arte, Andrew Butterfield, mercante di arte antica e specialista del Verrocchio, e dal critico d'arte Martin Gayford. Tecnici dei laboratori della Università di Oxford specializzati in ricerche su questioni di autenticità, impiegando sistemi di datazione per termoluminescenza, hanno determinato che i bronzi vennero fusi tra 300 e 500 anni fa, mentre i conservatori del Rijksmuseum hanno sottoposto campioni dell’interno delle statue ad analisi radiografiche con metodo neutronico, stabilendo che il metodo di fusione corrisponde perfettamente a quanto ci è noto sulle metodologie applicate nella Firenze dell’epoca.
Un dettagliatissimo esame anatomico dei nudi maschili non ha soltanto dimostrato la loro esatta corrispondenza con i lineamenti (per esempio, ombelico, solchi della schiena, esagerati addominali a tartaruga) di altre sculture maschili di Michelangelo, ma ha mostrato come in essi l’osservazione della muscolatura e della torsione fosse anatomicamente corretta da tutti i punti di vista, una caratteristica specifica di Michelangelo. Soprattutto, come ha fatto notare Paul Joannides, i due bronzi sono opere di considerevole potenza ed energia e, senza dubbio, di grande bellezza.

Un particolare di una delle due sculture

Un particolare di una delle due sculture

La muscolosa coppia sarà in mostra dal 3 febbraio al Fitzwilliam Museum

Donald Lee, 02 febbraio 2015 | © Riproduzione riservata

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