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Bernard Berenson con la moglie Mary e la loro amica Elizabeth («Nicky») Mariano a Baalbek, in Libano, nel 1929

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Bernard Berenson con la moglie Mary e la loro amica Elizabeth («Nicky») Mariano a Baalbek, in Libano, nel 1929

Caro K, tieniti alla larga dal giornalismo, diventa uno studioso, umanizza il bipede umano Tuo BB

Nel 1925, il ventiduenne Kenneth Clark, allora studente universitario di Oxford, incontrò il sessantenne Bernard Berenson, allora leggendaria figura della storia dell’arte di fama internazionale. I due iniziarono una corrispondenza che durò da quel momento fino alla morte di Berenson, nel 1959, all’età di 95 anni. Nelle loro lettere si scambiavano novità e vedute su arte e politica, amici e vita familiare, collezionisti, connoisseurship, scoperte, libri e viaggi. Berenson dava consigli a Clark sulla sua carriera, incoraggiandolo come scrittore e interprete.
Un volume edito da Yale University Press a cura di Robert Cumming (My Dear BB: The  Letters of Bernard Berenson and Kenneth Clark, 1925-59), rende ora pubblica per la prima volta l’intera corrispondenza. Ne proponiamo alcuni estratti per illustrare l’amicizia tra i due uomini e la loro visione del lavoro, dell’arte, dell’Italia e, specialmente, della Villa I Tatti, leggendaria residenza di BB in Toscana

La prima visita ai Tatti
Il giovane Kenneth Clark scrive alla signora Berenson per ringraziarla dell’ospitalità dei Berenson in occasione della sua prima visita a I Tatti, casa che tanta parte ebbe nella vita di Clark.

20.1.26, 21, Beaumont Street, Oxford

Cara signora Berenson,
mi è sembrato che la rigida superficie della carta intestata di un club e una penna che stride sarebbero stati dei ben poveri mezzi per esprimere dei sentimenti profondi, ho quindi posticipato questa mia al mio rientro. I miei sentimenti di gratitudine nei confronti suoi e del signor Berenson sono davvero molto profondi: per la sua gentilezza nell’ospitarmi a I Tatti, per tutto quanto vi ho appreso, in breve per le tre settimane più deliziose che possa ricordare. Passeggiare per le colline, mescolare Bellini in biblioteca e semplicemente sfogliare i libri sono stati per me una gioia; e soprattutto l’essere con persone che capivano e che spesso condividevano i miei entusiasmi è stata un’esperienza nuova e incantevole. È molto piacevole condividere un entusiasmo, ma la gente di qui si abbandona soprattutto alla solitudine e alla riservatezza, come un bagno, per paura, suppongo, di apparire ridicola. Per tutto questo, quindi, vi prego di accettare i miei ringraziamenti. [...]
Da quando sono partito non è successo nulla di importante a Londra, a parte la pulitura del San Michele di Piero [della Francesca, acquisito dalla National Gallery nel 1867, Ndr], la cui armatura e le cui bianche ali risplendono ora di una luce argentea. Ho sempre pensato che fosse di grande bellezza e ieri mi ha tolto il respiro. Ho passato ore alla N.G. ad ammirare i Tiziano e i Bellini e a ragionare su di essi per la prima volta. [...]
E la prego di salutare da parte mia la signorina Mariano; il pensiero di averla come compagna di lavoro è uno degli aspetti più deliziosi di un’incantevole prospettiva. Ho amato tutto.
Con viva cordialità, Kenneth Clark

Curatore a Oxford, poi direttore
della National Gallery a 30 anni
A Clark viene offerto un posto di curatore all’Ashmolean Museum di Oxford e Berenson gli offre dei consigli:

Hôtel de la Ville, Roma, 10 giugno 1931

Mio caro Kenneth,
valeva la pena attendere le tue nuove del 4. La mia risposta sarà breve.
Scrivo da qui in un momento un po’ insolito perché i primi giorni a I Tatti dopo un’assenza di quasi tre mesi saranno molto impegnativi.
Tralasciando per un momento molte delle cose sulle quali la tua lettera invita a discutere, vengo subito alla tua domanda in merito all’opportunità di accettare la successione a Charlie Bell.
È un’offerta estremamente lusinghiera. Per te sarebbe una pacchia
trovarti in un simile negozio di balocchi per grandi e libero di giocare in qualsiasi momento con tutto ciò che contiene. Acquisiresti allo stesso tempo una posizione di rilievo tra i dignitari di una grande università della quale così poco tempo fa
eri ancora uno studente. Le tue dita si infileranno in ogni torta che verrà preparata sotto la sfera di influenza di Oxford – praticamente cosmica.
I vantaggi sono così reali, così splendidi e così allettanti che faresti – probabilmente – bene a coglierli al volo.
D’altro canto, la posizione ti relegherà nel mondo dei collezionisti, dei curatori, dei professori universitari. Ti troverai, sebbene in un’ottima posizione,
immerso in un budino. Probabilmente il miglior budino del mondo,
ma pur sempre un budino.
Mio caro Kenneth, sei ancora così giovane che mi azzardo ancora una volta – ma per un’ultima volta con decisione – a chiederti di riconsiderare quello
che stai facendo. Naturalmente, se nel più profondo del tuo animo senti
la chiamata imperativa a vivere la vita di uno che cura, colleziona, cataloga, scopre, applaude alle novità, ama e frequenta i club di Burlington, va a caccia
di mostre ecc., ecc., ecc., obbedisci a quella chiamata.
Io continuo a credere che potresti fare di più, che tenendoti alla larga dall’atteggiamento giornalistico nei confronti dell’arte e diventando uno studioso dell’arte in quanto tale, esercitando un’influenza formativa nell’umanizzazione del bipede umano, otterresti a lungo termine soddisfazioni e felicità di gran lunga superiori, e andresti molto più lontano.
Ti prego di credere che non me la prenderò se accetterai l’offerta. Al contrario. Ma ho seguito i dettami della coscienza e ti ho detto ciò che penso veramente.
Con grande affetto per entrambi voi, Tuo B.B.


22 giugno ’31, Old Palace Place,Richmond Green, Surrey, Richmond 1384

Mio caro BB,
Mi ha fatto molto piacere la tua lunga e affettuosa lettera, di cui ho soppesato ogni parola. Prima che avesse il tempo di arrivare ho dovuto prendere una decisione e, dopo un lungo esame di coscienza, ho deciso di accettare. Sono stato nominato ufficialmente la settimana scorsa. La ragione per la quale ho accettato è in parte perché avrei avuto, come tu dici, così tanti bellissimi giocattoli con cui giocare e, in parte, perché in effetti mi allontana dal mondo di Burlington molto più di quanto non mi ci avvicini. [...]. Scrivere era reso sempre più difficile da ogni sorta di invito e un rifiuto nel campo del lavoro privato veniva considerato un gesto di scortesia e di vanità. Come sai il lavoro a Oxford è necessariamente leggero. Bell ne ha fatto davvero un posto per studiosi. Sarò tra amici che sanno veramente che cosa significa essere degli studiosi e che attribuiscono valore a chi dedica il suo tempo a questa attività. Nessuno della cricca di Burlington-Bond St. ha qui la minima influenza. E dopo tutto, se mi rendessi conto che tutte le ipotesi erano troppo ottimistiche, potrò sempre lasciare e tornare all’indipendenza. Il tipo di lavoro che tu mi onori nel credere io possa compiere non è il peggiore per una mente ancora carente di esperienza e maturità. E so fin troppo bene che potrei non riuscire a fare molto in qualsiasi circostanza, perché questo dipende in effetti dalle idee e il patrimonio di idee di ognuno di noi si esaurisce presto […]
Jane si associa ai miei saluti a tutti voi
Sempre tuo con affetto, Kenneth Clark


E all’età di soli 30 anni, a Clark venne offerta la posizione di direttore della National Gallery. Scrive a Berenson:


[28 ago ’33 scritto al fondo], Shotover Cleve, Headington, Nr. Oxford, Headington 6832

Mio caro BB,
Ho appena ricevuto una lettera in cui mi si offre il posto di direttore della National Gallery, che ho accettato. Rifiutare sarebbe stata un atto di mugwump [sic; espressione americana che indica chi non vuole schierarsi, Ndr]. La mia nomina è una triste riprova della mancanza in Inghilterra di un serio interesse per la Storia dell’Arte e non la considero diversamente – tranne, forse, quale riconoscimento per il mio carattere conciliante. Il mio compito principale sarà mettere fine a un lungo periodo di litigi. Il mio incarico è per soli cinque anni, al termine dei quali potrò andare in pensione e condurre una vita ragionevole [...]. Avrò solo 35 anni e quindi, con l’aiuto di Dio, non dovrei avere perso né la capacità di contemplazione né di composizione. Naturalmente questo incarico mi fa molto piacere. Il lavoro qui, seppur di poca importanza, era opprimente e se devo sprecare il mio tempo in compiti di amministrazione preferisco farlo alla National Gallery. Naturalmente questo m’impedirà di continuare a scrivere libri – ma d’altronde sarebbero stati brutti libri.

Berenson risponde:


31 ago 31. 1933, Poggio Al Spino, Consuma (prov. di Firenze)

Mio caro Kenneth,
siamo tutti contentissimi dalla tua nomina a direttore della N.G. In quel ruolo potrai fare grandi cose per l’istituzione oltre che per la tua stessa educazione. L’educazione è la cosa più importante e la sua importanza cresce con l’età.
E non si tratta di una questione meramente personale. Più si è educati e più si educa la società. Dio sa quanto la società ne abbia bisogno.
La N.G. sarà una scuola nella quale potrai essere allo stesso tempo preside e migliore alunno. [...}
Sai che hanno reintrodotto gli ingressi a pagamento ai musei ecc. Così, come sempre durante gli ultimi 45 anni, ho inviato una richiesta di ingresso gratuito. Dopo due mesi ho ricevuto la risposta che non mi poteva essere concesso in quanto non rientravo in nessuna delle categorie previste per tale privilegio.


Clark descrive la sua visione del lavoro alla National Gallery:


9.10.33, Shotover Cleve, Headington, Nr. Oxford, Headington 6832

Mio caro BB,
Ho aspettato un momento tranquillo per scrivere una risposta adeguata alla tua estremamente garbata e saggia lettera. Ma prima che questo giungesse ho ricevuto, come puoi immaginare, un diluvio di lettere, altrettanto garbate ma non altrettanto sagge: e siamo stati lontani da casa.
Apprezzo tutto quello che dici e cercherò di fare della N.G. una scuola e di approfittare delle occasioni per imparare. Il problema, prevedo, è che i trustees sono tutti desiderosi di spendere denaro e non gradirebbero affatto se io li privassi della loro legittima eccitazione.
Persuaderli a spendere in opere di costruzione e di decorazione non è un problema, ma il cielo mi protegga da acquisizioni appariscenti. […]
Devo chiudere. Ti prego di salutarmi Mary e Nicky
Sempre affezionato, Kenneth




La seconda guerra mondiale
Mentre il pericolo incombe, nel 1934, Berenson esprime a chiare lettere la sua profonda avversione nei confronti dei nazisti.

I Tatti, Settignano, Firenze, 17 dic. 1934

Caro Kenneth,
[…] Ah i tedeschi, ah i tedeschi! Hanno davvero inventato Dachau molto tempo fa e Frey è Göring e Panofsky Goebbels. Io ho una vaga preferenza per Göring rispetto a Goebbels. L’unico bipede appena decente in quella giungla è Frau Dr. Popp.
Mary potrebbe stare meglio se solo ci credesse. Ho paura che il desiderio di essere malata sia troppo forte in lei.
Buon Natale e Felice Anno Nuovo. Tuo B.B.


Già prima della dichiarazione di guerra, Clark aveva organizzato la rimozione di tutti i dipinti della National Gallery per metterli in salvo. Nel settembre del 1938 ebbe luogo una «prova» che richiese 12 giorni per essere completata.


2 ottobre 1938, Bellevue, Lympne, Kent, Hythe 67181

Caro BB,
Per molti mesi ho pensato di scrivere per simpatizzare con te in merito all’attuale situazione politica, che devi averti toccato nel profondo. Le ultime settimane non hanno reso le cose migliori. Per qualche giorno è sembrato che potessimo mettere in fuga i banditi, ma ora siamo di nuovo in ginocchio. Evidentemente Ribbentrop aveva ragione nel suo giudizio delle classi dirigenti inglesi. In tutta questa confusione di paura e umiliazione sono stato abbastanza fortunato perché ho un lavoro definito da compiere – l’evacuazione dei quadri della Galleria. Stavamo mettendoli in salvo ad uno ad uno. Per fortuna non eravamo andati molto lontano quando è stata annunciata la pace disonorevole, e sono tornati tutti indietro. Erano stati imballati benissimo e sono in buone condizioni. È stata una buona prova generale per la prossima volta, che suppongo arriverà il prossimo aprile – o pensi che non riuscirà ad aspettare così tanto prima di aggiungere nuove corone d’alloro alla sua sovraccarica fronte? Naturalmente la cosa più semplice sarebbe imballare i quadri e spedirli a Berlino: alla fine si risparmierebbe un sacco di seccature. Il progetto definitivo per imballare e trasferire 2.000 quadri con un grado tollerabile di celerità e sicurezza si è dimostrato piuttosto efficace. Ora sono sicuro di poter spostare un corpo d’armata. […]
Ti prego di salutare da parte nostra Nicky, e Mary se è con te. Sempre tuo K


Nel 1939, quando fu dichiarata la guerra, i dipinti vennero infine trasferiti in una cava di ardesia in disuso a Manod, vicino a Blaenau Ffestiniog, nel Galles del Nord, dove rimasero per tutta la durata della guerra.



L’Italia e I Tatti
Nel 1947 Kenneth Clark scrive a Berenson dopo la sua prima visita del dopoguerra in Italia e a I Tatti.

5 aprile ’47, Upper Terrace House, Hampstead, N.W.3, Hampstead 1357

Mio caro BB,
La nostra visita a I Tatti è stata una delle grandi esperienze della mia vita e non so dirti quanto sia stato commovente trovarti in così buona forma e così tranquillo nel mezzo di quell’hortus conclusus della civiltà. Non dimenticheremo mai la gentilezza e l’affetto con cui ci avete ricevuti. È stato particolarmente bello da parte tua averci dedicato una mattina per accompagnarci alle porte [del Paradiso, di Ghiberti, nel Duomo di Firenze, Ndr],  elargendoci la tua saggezza con così tanta abbondanza. Non puoi immaginare che impressione faccia l’Italia dopo otto anni in quest’isola – e soprattutto dopo lo squallore e la miseria dello scorso inverno. L’occhio è diventato così affamato e sembra non ci sia la possibilità di una nuova vita. Tutto è allo stesso tempo sporco e cadente, o deprimente e logoro ai massimi livelli. La vista degli ulivi e delle gemme in campagna e della vigorosa, sicura architettura della città è stata più impressionante, in questo momento, di qualsiasi opera d’arte. Siamo ritornati per ritrovare la pioggia e il freddo intenso. Naturalmente sono tutti di malumore e sfiniti e la prosperità di Firenze sembra lontanissima. Non vediamo l’ora di tornare, e se Dio vuole lo faremo in settembre: ma non mi sorprenderebbe se per quell’epoca venisse vietato a tutti di lasciare l’Inghilterra.
[…]
Ancora una volta, tutta la mia gratitudine per l’ispiratrice e rincuorante settimana a I Tatti che ci ha restituito la speranza nella possibilità di una
buona vita.
Con grande affetto per Nick, Sempre affettuosamente tuo K
Parigi era bella ma morta – e piena di fregature. Ma il Louvre diventerà più bello e i cambiamenti sono stati fatti tutti con intelligenza e gusto.



Clark scrive a Berenson per il suo novantesimo compleanno, esprimendo il suo affetto e la sua ammirazione:


B5 Albany, Piccadilly W1, Regent 0458, 25 aprile [1955]

Mio caro BB,
Superata per il momento la parte peggiore dei miei problemi, posso scriverti con
la mente più sgombra per ringraziarti del nostro meravigliosamente
felice fine settimana a I Tatti. Davvero non penso di averlo mai gradito di più:
sono stati un tale piacere e sollievo vedere che, nonostante il tuo incidente e le altre sofferenze, eri cambiato meno di chiunque conosca.
Giungere a I Tatti dalla mia convulsa vita lavorativa mi è sembrato quasi
di arrivare in un paradiso terrestre e quando sono partito mi sono sentito un perfetto idiota ad avere preso parte a così tante discussioni quando avrei potuto passare
la maggior parte del mio tempo a godere il piacere
della tua conversazione e della biblioteca.
È stato bello avere Jane con me e ancor di più vederla godere de I Tatti almeno
quanto me. In effetti, caro BB, io ho un debito impagabile nei tuoi confronti e,
sebbene tu dica che le espressioni di gratitudine ti mettono in imbarazzo,
devi permettermi di dirlo.
Da quando ti ho lasciato mi sembra di avere passato la maggior parte della mia vita sui treni. Se solo traballassero un po’ meno, così da permettermi di scrivere, non dovrei lamentarmi.
Penseremo a te il 30 e pregheremo che tutto vada per il meglio. Ti scriverò ancora all’approssimarsi del tuo compleanno. Con affetto,
Sempre tuo, Kenneth



Saltwood Castle, Kent, Hythe 67190, 21 giugno ’55

Mio caro BB,
tra i tanti amici che ti scriveranno per il tuo compleanno, pochi possono esprimere così tanta gratitudine e affetto quanto me.
Ho pensato molto, negli ultimi anni, a tutto quanto ti devo, e ho trovato che il primo e più grande debito è l’emancipazione dalle diverse mode intellettuali del tempo. Se non fossi mai stato a I Tatti sarei certamente rimasto legato all’apprendistato di Bloomsbury – o forse non mi sarei mai mosso da Oxford. Ma grazie al tuo tratto petrarchesco di isolamento metropolitano (intendo Metropolitano come opposto di provinciale) sono arrivato a guardare con scetticismo a tutti i dogmi e i tabernacoli. In effetti, caro BB, hai fatto di me un Cattolico delle Arti il che, pur implicando un temporaneo isolamento nella Società Salvazionista, conferisce un più umile posto [nella] successione apostolica.
Dal beneficio principale ne sono derivati innumerevoli altri. Mi delizia sentire come spesso i ragazzi, dopo averti incontrato, mi dicono di aver scoperto l’origine di questo o di quel cambiamento di pensiero o di comportamento che supponevo fossero miei. Da tutti questi punti di vista io sono veramente figlio tuo.
Non dirò niente di tutta la felicità che mi hai dato quando ero a I Tatti, perché molti altri possono dire lo stesso. E una lettera non è il mezzo giusto per scrivere dell’influenza delle tue idee critiche. Avrei voluto pubblicare un articolo su questo argomento per puntualizzare ogni aspetto del tuo train de vie e della tua conversazione. Ma ciò significherebbe rileggere attentamente quei saggi che contengono le basi del tuo pensiero – e per un mese o due non potrò farlo.
C’è un’altra cosa che avrei voluto mandarti come regalo di compleanno – uno schema delle ragioni per le quali i tuoi amici e ammiratori inglesi pagherebbero per un periodo di studio a I Tatti. Ma anche quello richiede molto lavoro e organizzazione. Ad ogni modo, tu vivrai abbastanza per vedere entrambi questi tributi della mia gratitudine e forse avrai maggiore tranquillità per valutarli quando le attuali celebrazioni saranno terminate.
Una delle tante cose che condivido con te è l’imbarazzo di fronte alle manifestazioni di gratitudine o di ammirazione collettiva. Ma so che non ti dispiaccione le manifestazioni di affetto e ti mando  quindi il mio di figlio e di caro amico.
Kenneth



Affetto e amicizia
Mentre Clark si trova in India, sua moglie Jane scrive a Berenson per comunicargli che Clark gli ha dedicato il suo libro del 1956, Il Nudo:


Saltwood Castle, Kent, domenica 18 novembre 1956

Carissimo B.B.
Il Nudo è dedicato a te perché come sai è la prima volta che K ha scritto qualcosa che ritiene mostri in piccola parte tutto ciò che deve a te, alla tua ispirazione e ai tuoi insegnamenti di lunga data. Mi auguro che lo apprezzerai anche tu.
Non penso si possa diventare popolari o avere successo con la critica d’arte se non si è che dei monotoni specialisti e non si dispone di sufficienti conoscenze per comprendere il punto nodale del libro – ognuno temo troverà lacune nel suo campo di cosiddetta erudizione e perderà fiducia in tutto il resto. Comunque il libro è colpa tua!
Sempre con affetto, Jane




Berenson scrive a Clark in merito al libro

Settignano, Firenze, 9 dic. ’56

Caro Kenneth,
permettimi di congratularmi con te per avere superato persino te stesso con Il Nudo. Il risultato va gran lunga al di là delle migliori aspettative che avevo nei tuoi confronti. Estendi la materia fino ai più remoti orizzonti e la completi di dettagli così perfettamente comunicati, con epiteti così precisi, frasi evocative così illuminanti, proposizioni così ritmiche da renderla una delizia da leggere e rileggere e rileggere.
Ammiro la tua erudizione e il modo in cui l’hai assimilata. Splendida la tua analisi del nudo apollineo. Finisci per costruire uno schema di una tale autenticità riguardo al lavoro figurativo. Non c’è territorio o rappresentazione che tu non riesca a illuminare.
Se tu fossi qui ora che sono impregnato della lettura del tuo libro potremmo discutere dettagli e approfondire ancora di più le questioni anche se entrambi l’abbiamo già fatto.
Se solo non fossi ridotto in questo stato dal fardello di tutti i miei anni potrei essere tentato di scrivere delle vedute di Pisgah che appaiono e scompaiono quando mi assopisco.
Tutti i commenti sul libro che mi sono pervenuti sono generosi, anche se non sempre intelligenti. Non me ne è ancora arrivato nessuno dai quegli «cheres collegues». Mi chiedo se la British Academy ammetterà che (il libro) è una «vera fonte di apprendimento».
Come puoi vedere dalla mia calligrafia sono ancora debole e malfermo. Di rado ho un attimo di sollievo da qualche tipo di dolore, sofferenza, nausea o malessere generico. Solo quella mezz’ora a mezzogiorno quando andiamo su in cima e passeggio sento davvero di essere ancora vivo.
Tutto l’affetto a tutti voi e buona caccia per molti anni ancora.
Tuo
B.B.


In seguito le condizioni di salute di Berenson peggiorarono progressivamente. Morì nel 1959 e venne sepolto nella cappella de I Tatti.

Berenson e Nicky nel giardino di I Tatti, Kenneth Clark di fronte alla «Baigneuse blonde» di Renoir, intorno al 1934

Berenson e Clark nel 1950 a passeggio tra le colline sopra I Tatti. È l’unica foto conosciuta dei due storici dell’arte insieme

Bernard Berenson con la moglie Mary e la loro amica Elizabeth («Nicky») Mariano a Baalbek, in Libano, nel 1929

Donald Lee, 03 giugno 2015 | © Riproduzione riservata

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