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Che cosa sai della Lashai?
- Arsalan Mohammad
- 14 gennaio 2016
- 00’minuti di lettura

Che cosa sai della Lashai?
Che cosa sai della Lashai?
- Arsalan Mohammad
- 14 gennaio 2016
- 00’minuti di lettura
Arsalan Mohammad
Leggi i suoi articoliAl Teheran Museum la poliedrica artista venerata in patria che spaziò dalla pittura alla scrittura
L’artista iraniana Farideh Lashai (1944-2013) viene celebrata in patria da una grande mostra al Teheran Museum of Contemporary Art. «Towards the Ineffable: Farideh Lashai», curata da Germano Celant, che fino al 26 febbraio propone 130 tra dipinti, disegni, opere su vetro e video relativi a quarant’anni della carriera dell’artista.
«La Lashai non era solo un’artista visiva, spiega Paloma Martin Llopis, un direttore della galleria di New York Edward Tyler Nahem, che ha lavorato con la Lashai in anni recenti ed è stata fondamentale nell’organizzazione della mostra. Era un’intellettuale e una ricercatrice della vita, con una grande curiosità per ogni aspetto della creatività».
Farideh Lashai è venerata in Iran per l’arte, il design e l’opera letteraria, in particolare per Shal Bamu, romanzo del 2003 sull’amore e il ricordo, e per le sue traduzioni di Bertolt Brecht, Edita Morris e Natalia Ginzburg. Numerosi esempi dei suoi scritti si succedono nelle sale del museo, dove Celant e il cocuratore Faryar Javaherian presentano opere che spaziano da giovanili paesaggi impressionisti e vivaci astrazioni ad ambiziose opere multimediali realizzate nella maturità.
I temi ricorrenti sono il folklore persiano, la natura e le idiosincrasie della condizione umana. Qua e là ritornano frequenti autoritratti, che mostrano un’evoluzione con il passare degli anni, rivelando l’abilità della Lashai di assorbire costantemente nuove idee.
Celant e Javaherian hanno accostato oggetti dalla collezione del museo, tra cui opere raramente viste prima di Jackson Pollock, Cy Twombly e Mark Rothko, ai lavori della Lashai. «L’intenzione, spiega Celant, non è quella di confrontare aspetti formali e tecnici delle opere d’arte, quanto piuttosto di riconoscere le diverse influenze sulla pratica della Lashai nel corso degli anni. Ho riconosciuto la complessità della sua vita. La biografia è la colonna vertebrale e l’arte le costole».