Image
Image

Come si rinnova il Getty

Jori Finkel

Leggi i suoi articoli

Acquisizioni e nuovi prestiti per l’istituzione americana, parola del direttore Timothy Potts

Da quando ha assunto la guida del J. Paul Getty Museum, due anni fa, Timothy Potts, primo direttore con alle spalle un dottorato in arte antica e archeologia, ha sempre mostrato progetti ambiziosi per ridare slancio all’istituzione. Ora, dopo la nomina quest’estate di Jeffrey Spier a senior curator per l’arte antica, spiega al nostro Giornale come intende dare corpo a tali ambizioni. In primis l’attenzione del Dipartimento delle antichità vuole spostarsi anche sulle civiltà del Mediterraneo diverse da quelle greca e romana, e per fare ciò si guarda a nuove acquisizioni e a prestiti a lungo termine da altri grandi musei.Nella prima intervista congiunta, Potts e Spier hanno spiegato come intendono riallestire la pseudo villa romana vicino a Malibu sede delle collezioni greco-romane.

Il progetto attuale è quello del 2006 ideato dall’ex curatrice, Marion True: secondo un criterio tematico, le diverse sezioni, tra cui «Gods and Goddesses» («Dei e dee») e «Athletes and Competition» («Atleti e competizione»), espongono oggetti di epoche differenti. L’idea, secondo Potts, è di ripristinare un ordine più cronologico tra le opere, che vanno dal 6500 a.C. al 400 d.C., «per apprezzare meglio l’evoluzione degli stili, dei motivi decorativi e del modo in cui allora il mondo veniva percepito e rappresentato». «Per esempio, aggiunge Spier, abbiamo una testa di Alessandro molto antica, un ritratto di ottima fattura di un re della dinastia tolemaica egiziana e gioielli appartenenti alla medesima corte, tutti risalenti al medesimo periodo. Con l’allestimento attuale è però impossibile riconoscerli e collegarli. Riunirli sarà una rivelazione per molti». «Chiuderemo al massimo un paio di sale alla volta, aggiunge, per causare il minor disagio possibile», ma non prima di aver progettato molto attentamente ogni dettaglio, «e ci vorranno da sei a dodici mesi, prima di dare avvio ai lavori», sottolinea Potts.

L’altra direttrice di lavoro riguarda le culture del mondo classico che influenzarono e furono influenzate da Greci e Romani, secondo un orientamento ampiamente adottato ormai anche nelle università, dove i corsi di arte e storia antica indagano sempre più interconnessioni e relazioni tra le civiltà. «Con Alessandro Magno il mondo classico arrivò in Afghanistan, ma fu allo stesso modo contaminato dall’arte egizia o fenicia», spiega Potts. La strategia del Getty, però, non sarà la stessa adottata tra gli anni ’70 e ’90, quando fece man bassa di reperti romani e greci. «Le acquisizioni saranno mirate» afferma Potts, in linea con una politica molto più attenta, anche rispetto al controllo della provenienza di ogni oggetto che scongiuri episodi come quello di Marion True, indagata in Italia per il traffico illecito di opere rubate (accuse poi cadute in prescrizione) da cui scaturirono alcune restituzioni verso Italia e Grecia decretate dal predecessore di Potts, Michael Brand.

A questo proposito potrebbe tornare utile l’esperienza dello stesso Spier, già collaboratore di Potts per mostre passate ed ex mercante e consulente, che in più occasioni ha fatto valere il proprio bagaglio di conoscenze (vedi il dibattito sorto nel 1990, attraverso le pagine del «Burlington Magazine», proprio su una scultura del Getty, il Kouros, che Spier, tra i primi, giudicò un falso). Come detto, l’allargamento degli ambiti di indagine del Getty alle culture del Mediterraneo e del Medio Oriente si concretizzerà, oltre che nelle acquisizioni, anche in un nuovo sistema di rapporti con altre grandi istituzioni per ottenere prestiti di lungo termine e organizzare mostre temporanee. Potts punta molto su queste sinergie, anche perché il Vicino Oriente è stato proprio l’oggetto del suo dottorato.

Jori Finkel, 12 gennaio 2015 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Si chiama La Arts Community Fire Relief Fund, è sovvenzionato da enti culturali e filantropici Usa e mira ad aiutare artisti e soggetti della cultura che hanno perso case, studi o mezzi di sostentamento. Intanto si stanno stilando elenchi di opere andate perdute

I curatori della sua prima personale in un museo statunitense non parleranno della mostra, rispettando la volontà dell’artista di non interpretare le sue opere

La maggior parte degli storici dell’arte hanno archiviato l’amicizia tra Pablo Picasso e Diego Rivera come di brevissima durata

Come si rinnova il Getty | Jori Finkel

Come si rinnova il Getty | Jori Finkel