Un dettaglio di una coppa magica datata 1674-75 con la raffigurazione dei segni zodiacali del Capricorno, del Sagittario e dei Pesci

© Aron Collection. Foto: Valerio Ricciardi

Image

Un dettaglio di una coppa magica datata 1674-75 con la raffigurazione dei segni zodiacali del Capricorno, del Sagittario e dei Pesci

© Aron Collection. Foto: Valerio Ricciardi

Coppe magiche in scena all’Università di Napoli L’Orientale

Con una mostra e un convegno l’istituto partenopeo presenta una recente, straordinaria, donazione: la più grande collezione al mondo di coppe magiche di produzione islamica raccolta da Armando Tagliacozzo

Dal 3 marzo 108 esemplari di «coppe magiche» di produzione islamica, databili dal XII al XX secolo, verranno esposti al Museo Orientale Umberto Scerrato dell’Università di Napoli L’Orientale: provengono dalla Aron Collection, una raffinata collezione di metalli islamici, e costituiscono ad oggi la più grande raccolta al mondo. Sono state oggetto di una recente donazione all’Università di Napoli L’Orientale, un caso virtuoso di donazione da parte di privati a un’istituzione pubblica. Si conoscono esemplari simili solo in poche altre collezioni: quella del Museo d’arte islamica del Cairo, la collezione Gayer-Anderson anch’essa al Cairo e la collezione Khalili di Londra. 

Queste coppe tutte in metallo, eccetto due esemplari in ceramica, forniscono un’idea molto viva delle pratiche mediche e divinatorie della civiltà islamica. Una tradizione che arriva fino ai giorni nostri. Sono divise in varie categorie morfo-tipologiche e funzionali: nei casi più antichi si ha a che fare con vere e proprie coppe medico-terapeutiche utilizzate per curare malanni come il morso del serpente, quello del cane, le convulsioni e altri disagi. A partire dal XV secolo le coppe acquistano un nuovo carattere, questa volta più legato alla divinazione, mutando nella forma e nella decorazione: da piccoli oggetti simili a piattini capaci di stare nel palmo di una mano, diventano vere e proprie scodelle dotate al centro di un umbone che evoca le «phialai» romane. Nelle coppe più antiche erano incise figure di animali, segni zodiacali e pianeti uniti a ricette mediche e formule magiche, con qualche raro esempio di testo religioso. Gli esemplari più recenti sono invece pervasi dalla scrittura che li attraversa in vortici di testi e numeri inseriti entro una ricchissima varietà di reticolati geometrici. Si tratta principalmente di passaggi coranici con invocazioni rivolte alle eminenze religiose del mondo sciita. Spesso le coppe sono firmate e datate da artigiani specializzati ed è molto probabile che venissero donate a chi si recava in pellegrinaggio alla Mecca. 

Protagonista di questa straordinaria raccolta è stato Armando Tagliacozzo, collezionista poliedrico che ha riunito gli esemplari a partire dagli anni Sessanta intuendone il potenziale valore non solo antropologico, ma anche artistico. Tagliacozzo era un collezionista capace di intraprendere percorsi divergenti e anticonformisti contribuendo a ridefinire spesso l’intero studio dell’arte islamica. La sua collezione è nata in un momento in cui questa disciplina andava in gran voga e iniziava a far parte dei curricula universitari. Fu allora che instaurò un legame indissolubile con il mondo scientifico coinvolgendo numerosi specialisti nelle sue scoperte e ricerche. Nel caso delle coppe magiche il legame con l’Università di Napoli L’Orientale, iniziato negli anni Novanta, ha portato alla pubblicazione di un primo catalogo grazie al lavoro di Roberta Giunta (The Aron Collection, I, Islamic Magic-Therapeutic Bowls, Istituto per l’Oriente, Carlo Alfonso Nallino, Roma 2018). Un secondo volume dedicato alle coppe divinatorie-rituali apparirà entro l’anno a cura di Michele Bernardini. Le coppe magiche si rivelano sempre più sorprendenti: forniscono un’idea della migrazione tematica e stilistica dall’arte del libro e di altri media artistici a questi oggetti più consoni alla committenza di un mercato che non a quella di una corte. Secondo Bernardini si tratta di veri e propri «libri di metallo» con tanto di indice, introduzione, capitoli e firma dell’incisore. Ma non ci si lasci ingannare da questa semplificazione: le coppe magiche sono forse una delle prove più ostiche per chi voglia avvicinarsi alla cultura islamica

Per questa ragione il Museo didattico dell’Orientale è apparso fin da subito come il luogo ideale dove giovani generazioni di studiosi possono esercitarsi nell’epigrafia arabo-persiano-turca con una full immersion in un mondo poco rappresentato in Italia, ma che già attrae studiosi di fama internazionale. Il sodalizio tra il collezionista e la comunità scientifica è stato rispettato dagli eredi che hanno deciso di rendere questi oggetti fruibili al pubblico donandoli all’Università in memoria del padre Armando Tagliacozzo (1939-2021) e della madre Mirella Calò (1939-2006). 

La mostra viene inaugurata a Palazzo Du Mesnil a Napoli con un convegno internazionale dedicato alla magia, «Mondi magici-Magic Worlds», che si svolge nella stessa sede il 3 e il 4 marzo (ceisma.unior.it/it/mondi-magici-magic-worlds-napoli-3-4-marzo-2025). L’idea del convegno internazionale nasce da un’iniziativa del Centro Studi su Interazioni e Scambi Economici e Culturali nel Mondo Antico, Tardoantico e Medievale (Ceisma) afferente al Dipartimento Asia, Africa e Mediterraneo dell’Università di Napoli L’Orientale. La magia, l’arte di determinare il corso degli eventi e di esercitare il controllo sulla natura mediante il ricorso a forze invisibili, è un elemento ricorrente nelle culture di tutte le epoche. La pratica della magia è uno dei tratti qualificanti della specie Homo a partire dal Neanderthal. Il convegno esplora molteplici sfaccettature, quali la materialità, l’oralità e la parola scritta, la performance pubblica e privata di rituali, le credenze, i legami con la politica e il potere spirituale. Lo studio della magia, vista la sua trasversalità cronologica e geoculturale, implica di necessità un approccio antropologico e comparativo. Alla luce di queste considerazioni, un Ateneo come «L’Orientale» e un Dipartimento con le caratteristiche del Dipartimento di Asia, Africa e Mediterraneo, intendono dare un contributo significativo, in quanto trasversale e interdisciplinare, allo studio del sistema di credenze e del complesso di pratiche che si possono ricondurre alla sfera della magia, in molteplici aree culturali disseminate su un’ampia porzione del mondo. Il significato che le pratiche magiche assumono nelle singole culture non si rivela senza uno studio integrato delle ideologie e dei valori simbolici che determinano quelle specifiche pratiche magiche, degli oggetti materiali che vengono impiegati, delle forme della testualità e delle pratiche performative ad essa connesse, senza dimenticare le modalità di trasmissione e di controllo delle conoscenze magiche, nonché gli usi sociali e politici della magia, il suo rapporto con la religione e con la scienza.

Alle due giornate e partecipano studiosi da tutti i dipartimenti e da altre istituzioni universitarie: circa trenta interventi spaziano dalla Preistoria all’epoca contemporanea. La prima giornata si apre con la presentazione delle coppe e manoscritti magici in mostra al Museo Orientale Umberto Scerrato seguita da focus su Africa, Vicino Oriente, Islam ed Ebraismo. La seconda giornata è dedicata a Grecia, Magna Grecia, Etruria e Roma, Nuovo Testamento, Bisanzio, India, Cina, Giappone e Papua Nuova Guinea. Per seguire il convegno online: https://us02web.zoom.us/j/85445443304?pwd=7oPobzrHxRWnPnYXGQYuV7Tu9U8G3N.1 (ID riunione: 854 4544 3304; codice d’accesso: 770834).

Veronica Prestini è curatrice della Aron Collection e assegnista di ricerca all’Università di Napoli L’Orientale collezionearon@gmail.com

Coppa magica del XII secolo con iscrizioni dedicate alla terapia contro il morso del serpente, dello scorpione e del cane rabbioso

Veronica Prestini, 03 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

Coppe magiche in scena all’Università di Napoli L’Orientale | Veronica Prestini

Coppe magiche in scena all’Università di Napoli L’Orientale | Veronica Prestini