«Indagare il mistero nel mistero, cioè la reale “fortuna” della pittura di Caravaggio sulla cultura figurativa in Sicilia e a Palermo, al suo tempo e successivamente»: da questa osservazione della curatrice Evelina De Castro muove la selezione di 13 dipinti riuniti nella mostra «Suggestioni caravaggesche dai depositi di Palazzo Abatellis. Una storia non semplice», aperta fino al 17 settembre nel museo palermitano.
Il percorso è articolato secondo alcuni filoni significativi del Caravaggismo meridionale, da quello delle copie, tra cui un’inedita «Decollazione del Battista», derivata in epoca tarda e in ridotte dimensioni, dalla grande pala di Caravaggio nella cattedrale di La Valletta a Malta, a quello riguardante Jusepe de Ribera, cui si deve la elaborazione di una specifica iconografia derivata dal realismo caravaggesco con vecchi canuti, santi e personaggi biblici.
Ci sono, poi, alcuni percorsi monografici mirati, da Mario Minniti a Pietro Novelli ai napoletani Giovanni Ricca e Filippo Vitale, e la fortuna del Caravaggismo presso il collezionismo, quello delle grandi case religiose, Filippini e Benedettini, e quello privato dei Torrearsa, fino agli acquisti che il museo dei primi del Novecento eseguiva presso antiquari mitteleuropei e colti collezionisti.
Il percorso della mostra si integra a quello permanente della galleria, dove nella Sala verde e nella Sala rossa è facilmente riconoscibile il tema del confronto con Caravaggio e col Caravaggismo che attraversa la pittura meridionale della prima metà del XVII secolo: da Filippo Paladini a Pietro D’Asaro, da Battistello Caracciolo a Ribera a Pietro Novelli, da Simon Vouet a Matthias Stomer.