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Dopo la dieta, la signora è in forma smagliante

Laurie Rojas

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Alla soglia dei 50 anni, con meno gallerie Art Cologne ha ritrovato slancio

Art Cologne, che si svolge dal 16 al 19 aprile nel padiglione 11 della Koelnmesse, è stata salvata dal rischio di sparire o comunque di essere relegata in un ruolo secondario a partire dal 2008, con l’arrivo di Daniel Hug alla direzione. Negli ultimi anni, il curatore americano, ma originario della Svizzera, ha rivitalizzato la fiera spostando l’attenzione sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Ha ridotto il numero di espositori, trasferito l’evento in un nuovo spazio, attirato le gallerie blue chip e i mercanti di arte contemporanea più innovativi della Germania. 

Una delle sfide più complesse per Art Cologne è stata quella di unificare il frazionato mercato dell’arte tedesco. Città come Francoforte, Monaco, Lipsia, Düsseldorf e Amburgo hanno ognuna una vivace scena artistica, con importanti istituzioni e gallerie contemporanee. «Portare in un’unica fiera le principali gallerie da queste diverse città è stato il nostro miglior risultato», conferma Hug.

Oggi il numero più consistente di espositori in fiera proviene da Berlino. La scena artistica di Colonia spesso si contrappone a quella della capitale, ma Hug non teme problemi di rivalità. «È come paragonare arance e mele, osserva. Berlino è una grande città in confronto a Colonia, con quasi 300 gallerie, numerosi artisti e un’intera nuova generazione di interessanti giovani collezionisti». Anche se Berlino resta un centro fondamentale per l’arte tedesca, non ha una fiera d’arte forte e per questo Art Cologne, la più antica fiera d’arte contemporanea europea, è vitale per il mercato tedesco.

Le gallerie berlinesi partecipano ad Art Cologne perché, spiega il direttore, «nella regione del Reno c’è una grande concentrazione di collezionisti privati, istituzioni e musei e inoltre è facilmente accessibile dai Paesi del Benelux». Qui, rispetto a Berlino, vivono anche molti più collezionisti di fascia media. Hug ha compiuto sforzi notevoli per riorganizzare la fiera anche in vista del cinquantesimo anniversario, che cadrà nel 2016. Il numero di espositori è rimasto pressoché immutato, con circa 200 gallerie da 23 Paesi (contro le 221 da 25 Paesi del 2014); quest’anno però la fiera si svolge su tre piani, anziché sui tradizionali due, della Koelnmesse, uno dei centri fieristici più grandi del mondo.

Per la prima volta, galleristi specializzati in arte moderna e del dopoguerra hanno un piano a loro riservato. Il secondo piano, più grande, ospita la sezione di arte contemporanea, con galleristi di calibro internazionale come David Zwirner, Hauser & Wirth, Michael Werner e Sprüth Magers e mercanti tedeschi come la Galerie Gisela Capitain (Colonia) e la Galerie Buchholz (Colonia e Berlino). Il terzo piano è infine dedicato a «New Contemporaries», la sezione delle giovani gallerie sponsorizzata dalla Deutsche Bank, e a «Collaborations», il programma lanciato l’anno scorso in collaborazione con la New Art Dealers Alliance di New York.

Laurie Rojas, 02 aprile 2015 | © Riproduzione riservata

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