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Mario Cresci, «Materia» (particolare)

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Mario Cresci, «Materia» (particolare)

Fotografia 2025: grandi mostre, ma serve più consapevolezza critica

Finalmente arrivate in Italia, le esposizioni di grandi autori mostrano una delle vere potenzialità del medium: avvicinare il pubblico a tematiche sociali importanti, spesso scomode. Sempre meno spazio, invece, per gli autori giovani e «mid-career»

Rica Cerbarano e Chiara Massimello

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Cose interessanti accadono intorno alla fotografia: c’è fermento, interesse e molti progetti realizzati e da realizzare. In Italia sono (finalmente) arrivate mostre di grandi autori, curate da esperti internazionali, dimostrando una delle vere potenzialità del mezzo fotografico: avvicinare il pubblico a tematiche sociali importanti, spesso scomode

Pensiamo, per esempio, alla retrospettiva di Shirin Neshat al Pac di Milano, che metteva in discussione potere e religione, passato e presente. L’artista cileno Alfredo Jaar, che ha scelto di fare della fotografia uno strumento di resistenza politica, vincitore del Prix Pictet 2025, ha realizzato per il festival Cortona On The Move una mostra che affronta il ruolo del fotogiornalismo oggi. John Baldessari, con il suo lessico visivo dissacrante, ha inaugurato la rinnovata Fondazione Querini Stampalia di Venezia, mentre il Centro Pecci ha esposto il lavoro provocatorio, e disarmante di Peter Hujar e le Stanze della fotografia di Venezia hanno presentato Robert Mapplethorpe, tra classicità e trasgressione. L’anno che si è aperto con un’importante (e dovuta) retrospettiva di Guido Guidi al MaXXI di Roma (da dicembre 2024), si chiude con due mostre dedicate al grande maestro canadese Jeff Wall, una alle Gallerie d’Italia di Torino e una al Mast di Bologna, curate rispettivamente da David Campany e Urs Stahel. 

Se i grandi nomi hanno preso la scena di questo 2025, gli autori contemporanei, più giovani, «mid-career», trovano sempre meno spazio per emergere. I festival, concepiti storicamente come luogo di sperimentazione e ricerca, sembrano infatti un po’ sottotono. Gli stessi Rencontres de la Photographie di Arles, appuntamento immancabile nel mondo della fotografia, hanno presentato un festival tutto sommato scollegato dalla realtà e dal presente, meno innovativo e graffiante del solito, in cui la mostra dedicata a Letizia Battaglia, curata da Walter Guadagnini, era una delle proposte più interessanti. C’è voluta la fotografa americana Nan Goldin per creare un momento di vera riflessione sulla contemporaneità: nella serata di apertura dei Rencontres, in cui veniva insignita del premio Women in Motion, ha denunciato la guerra a Gaza, mostrando immagini del territorio palestinese distrutto. Vera protagonista di quest’anno fotografico, Goldin arriva anche in Italia, con una mostra all’HangarBicocca di Milano, fino al 15 febbraio 2026. Un lieto annuncio arriva da Camera, Centro Italiano per la Fotografia di Torino, nel suo decimo anniversario. Da novembre, a prendere le redini della direzione artistica è François Hébel, già director at Large all’International Center of Photography di New York, e prima direttore della Fondation Henri Cartier-Bresson a Parigi e, per più di un decennio, dei Rencontres di Arles.  

Come ogni anno, però, è Paris Photo che tira le somme del clima che si respira nel mondo della fotografia. E così, mentre la Fondation Cartier ha appena aperto la sua nuova sede per celebrare la sua collezione, magnificamente ricca di fotografia, e il Beaubourg ha chiuso per cinque anni di restauri, dando carta bianca per la sua ultima mostra al fotografo tedesco Wolfgang Tillmans, Parigi tiene stretto il suo ruolo di capitale della fotografia con una fiera che tenta, con sguardo internazionale, una ricognizione che spazia dall’Argentina al Giappone, dalla Finlandia all’Iran. Certo, i costi elevati degli stand obbligano le gallerie a proporre opere più commerciali che di ricerca, ma il clima che si respira è vivace e da qui passano, come sempre, tutti: curatori, artisti, collezionisti e appassionati. Da menzionare la vittoria «italiana» del prestigioso premio First Photobook dei Paris Photo-Aperture PhotoBook Awards, assegnato a Eleonora Agostini per A Study on Waitressing, pubblicato dall’editore torinese Witty Books. 

Tornando in Italia, ora che anche i musei e le istituzioni culturali sembrano finalmente credere nel ruolo della fotografia, occorre mantenere una critica che sia consapevole, autentica e libera da compromessi. Lo dobbiamo (anche) a due protagonisti scomparsi quest’anno: Oliviero Toscani, fotografo rivoluzionario, pensatore raffinato e arguto, e Mimmo Jodice, grande maestro e teorico della fotografia, sperimentatore e artista concettuale. Due artisti che hanno scritto, in modo diverso, la storia della nostra fotografia esportandola nel mondo. 

Rica Cerbarano e Chiara Massimello, 08 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

Fotografia 2025: grandi mostre, ma serve più consapevolezza critica | Rica Cerbarano e Chiara Massimello

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