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Isabel Alonso Vega

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Isabel Alonso Vega

Gli sbuffi di Isabel Alonso Vega dentro custodie acriliche

L’artista madrilena della Imago Art Gallery di Lugano sigilla il fumo come emanazione di sé

Mariella Rossi

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Imago Art Gallery è stata fondata nel 2007 a Londra, e dal 2011 è presente in Svizzera, con sede nel cuore di Lugano. Attiva attraverso mostre, fiere e online store, tratta opere d’arte moderna e contemporanea, concentrandosi anche sul lavoro di artisti emergenti. Tra gli artisti con cui lavora in maniera più stretta c’è Isabel Alonso Vega (Madrid, 1968). Le sue opere sono poligoni solidi trasparenti composti da diversi strati di materiali traslucidi, sui quali riesce a fissare sbuffi di fumo, il momento di un effimero processo di trasformazione. Lei dice di voler «dare forma all’intangibile».

Isabel Alonso Vega, dove si è formata?
Ho studiato Belle Arti all’Università Complutense di Madrid. In seguito, ho completato gli studi con corsi con artisti talentuosi come Antonio López e Antonio Saura. 

Quando ha sviluppato la tecnica che contraddistingue la sua attuale produzione?
Dieci anni fa, dopo una lunga ricerca, ho sviluppato la tecnica che uso attualmente per realizzare le mie opere. Ho provato inizialmente a utilizzare resine solide, poi, trovandole troppo pesanti, ho iniziato a immaginare di introdurre aria e utilizzare strati trasparenti. Ho provato anche con l’acetato trasparente. Sono stati questi i molteplici passaggi che ho fatto per arrivare ai risultati odierni. 

A che cosa sta lavorando in questo momento? 
Sono alle prese con la mia ultima ossessione, una serie di lavori che chiamo «Sospiri». Sono custodie acriliche trasparenti che sembrano quasi vuote. C’è una forma molto sottile di fumo che occupa gran parte dell’immagine, con una macchia nera che si unisce in un corpo. Celebrano il fallimento e l’inevitabilità della perdita o, in un altro modo, la vulnerabilità umana.

Quanto tempo le occorre per realizzare una di queste opere? 
Ogni opera è una sfida. Il mio processo creativo è una sorta di conversazione tra me e le tracce di fumo che vengono impresse a fuoco sull’acrilico. Non è qualcosa che faccio io da sola, ma devo interagire con quello che avviene di fronte ai miei occhi, devo capire che cosa sta succedendo, scegliere e assemblare gli strati colorati. Solo così posso essere in grado di costruire una forma così delicata. Devo rimanere sempre aperta al caso e alla magia. A volte l’opera si completa velocemente, altre ci vuole molto tempo, è un dialogo complicato, una battaglia. Una volta che la forma del fumo mi soddisfa, inizio con il processo di chiusura e sigillatura della custodia in acrilico, che deve essere meticoloso e preciso. 

Che cosa «contengono» queste sue opere? 
Provo a descrivere la mia vulnerabilità. Il fumo mi dà la possibilità di fare mie le sue trasparenze morbide e mobili, che creano i «Sospiri». Utilizzo le mie stesse paure e il mio dolore come elementi, crudi materiali. 

Mariella Rossi, 21 novembre 2024 | © Riproduzione riservata

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