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Hyundai Blue Prize+, la nuova edizione del premio che trasforma la curatela in ricerca applicata

Vincono il duo coreano Hyejin Park–Yoonyoung Park e il team internazionale Yifeng Wei–Penny Dan Xu, chiamati a realizzare a Pechino due mostre che leggano attraverso l’arte le trasformazioni tecnologiche e sociali del presente. Il premio è promosso da Hyundai attraverso la rete internazionale dei suoi Motorstudio

Jenny Dogliani

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Multinazionale sudcoreana fondata nel 1947, per Hyundai (che in coreano significa modernità) la cultura non è un accessorio comunicativo, ma uno spazio di pensiero anticipatore: un modo per interrogare i cambiamenti globali, le tensioni ecologiche, le derive tecnologiche e le revisioni identitarie che influenzano non solo l’arte, ma anche i modelli industriali e i sistemi produttivi. In questa direzione guarda lo Hyundai Blue Prize+, un premio nato nel 2017 per sostenere curatori emergenti capaci di leggere le trasformazioni sociali e tecnologiche del mondo contemporaneo attraverso mostre che non parlino soltanto all’arte, ma anche al mondo della ricerca, dell’impresa e dell’innovazione. È promosso dal gruppo Hyundai Motor Company attraverso la rete internazionale dei suoi Hyundai Motorstudio, spazi culturali e sperimentali creati per esplorare il rapporto tra mobilità, innovazione tecnologica, design e ricerca artistica, di particolare importanza la sede di Pechino, da anni piattaforma sperimentale dedicata alla produzione culturale contemporanea. Il premio offre un percorso annuale di mentorship, ricerca sul campo, dialogo con professionisti internazionali e, soprattutto, la possibilità di produrre e realizzare una mostra personale con un importante budget, che sarà allestita a Pechino, con estensioni in altri contesti asiatici.

Hyundai Motorstudio

I vincitori dell’edizione 2025 sono Hyejin Park e Yoonyoung Park, duo curatoriale con base a Seoul, e il team internazionale composto da Yifeng Wei e Penny Dan Xu, attivi tra Dublino e Londra. Due approcci diversi, uniti dalla capacità di trasformare la complessità in linguaggio espositivo. Le due mostre avranno luogo tra la metà del 2026 e l’inizio del 2027. Il progetto delle due curatrici coreane nasce da un interrogativo preciso: come si manifesta nella nostra vita quotidiana il Capitalocene (teoria secondo cui il sistema economico capitalista con le sue logiche di sfruttamento ed estrazione è la principale forza che trasforma il pianeta). Il Capitalocene viene da loro indagato non come teoria astratta, ma come trama di relazioni che lega intelligenza artificiale, estrazione di risorse naturali, lavoro umano e infrastrutture emozionali. La mostra in preparazione promette di smontare la retorica della neutralità tecnologica per restituire al pubblico la dimensione sistemica — e spesso invisibile — attraverso cui il sistema digitale riconfigura identità, affetti e immaginari, trasformandoli in una nuova materia prima da sfruttare Altrettanto radicale, ma in direzione opposta, è la proposta di Wei e Xu. Il loro sguardo rifiuta la dicotomia fra scienza e spiritualità e immagina tecnologie capaci di evocare cosmologie alternative. La tecnologia, anziché essere protagonista di un futuro iperfunzionale, diventa un mezzo simbolico, un terreno rituale su cui ridefinire la relazione fra umano, ambiente e conoscenza. Non un racconto futuristico, dunque, ma la costruzione di un nuovo immaginario sensibile in cui la conoscenza scientifica, intuitiva e spirituale convivono.

Precedenti edizione di Hyundai Blue Prize+

Precedenti edizioni di Hyundai Blue Prize+

L’open call internazionale, rivolta a curatori con legami culturali o di ricerca con l’Asia, ha raccolto oltre 160 candidature, tra le quali sono stati selezionati cinque finalisti, accompagnati in un programma di mentorship che comprende workshop, incontri con specialisti e un viaggio di ricerca in Cina. Non una «formazione» tradizionale, ma un dispositivo per osservare la capacità dei partecipanti di reagire alle sfide teoriche, etiche e logistiche del presente, traducendole in progetti espositivi coerenti. La decisione di selezionare due vincitori, e non uno soltanto, racconta molto del posizionamento del premio Hyundai che non punta a un’unica narrazione, ma a un ventaglio di possibilità critiche. Le due mostre verranno prodotte con budget distinti ma entrambi consistenti — fino a 100mila euro ciascuno — mettendo a disposizione infrastrutture tecniche, progettisti, grafici, comunicazione e supporto logistico: un investimento strutturato, pensato per generare contenuti intellettuali e immaginari collettivi che possano dialogare con il mondo dell’industria, della ricerca e dell’innovazione. Accanto all’aspetto produttivo, l’arte è qui considerata un laboratorio di pensiero, un luogo dove elaborare le domande che l’impresa non può evitare — dall’impatto ambientale delle tecnologie al ruolo dell’intelligenza artificiale nelle economie globali, fino alle forme di spiritualità e percezione che stanno ridefinendo la cultura contemporanea. Le mostre risultanti non sono soltanto eventi espositivi, ma dispositivi critici che interrogano il nostro rapporto con la tecnologia, il lavoro, la materia e il tempo. Lo Hyundai Blue Prize+ fa della cultura uno spazio di interrogazione condivisa, un orizzonte strategico in cui l’impresa riconosce il valore della curatela come strumento di anticipazione e non di celebrazione.

Hyundai Motorstudio

Jenny Dogliani, 03 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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