«Autoritratto» (1938), di Dady Orsi

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«Autoritratto» (1938), di Dady Orsi

I vetri che Dady Orsi dipingeva al contrario

Alla Wolfsoniana di Genova Nervi presentata anche una selezione di recenti acquisizioni

A Edoardo (Dady) Orsi, genovese di nascita, ma milanese di adozione con profonde radici a Venezia, la Wolfsoniana di Genova Nervi dedica dal 26 novembre al 12 marzo la mostra «Le stanze delle meraviglie. I vetri dipinti di Dady Orsi».L’esposizione, curata da Mariateresa Chirico e Matteo Fochessati e promossa dall’Associazione Dady Orsi, un Artista del Novecento di Milano (con il patrocinio dell’Association Internationale pour l’Histoire du verre e dell’Associazione Italiana Archivi d’Artista), presenta una selezione di dipinti sotto vetro realizzati dal pittore nel periodo della sua maturità creativa tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento.

A questa antica tecnica, che prevede di dipingere al contrario, Orsi approdò recuperando gli insegnamenti ricevuti da Pietro Chiesa durante la sua giovanile esperienza lavorativa presso Fontana Arte. Il percorso espositivo, anticipato dall’«Autoritratto» del 1936, si focalizza su uno dei soggetti prediletti della sua pittura, «Le stanze», vere e proprie Wunderkammer in cui il mondo reale dell’artista (la sua casa e i suoi oggetti) e quello visionario, trasfigurato dalla sua creatività, si traducevano in immagini intriganti e coinvolgenti.

In occasione dell’inaugurazione della mostra, viene presentata una selezione di recenti acquisizioni: a cominciare dal monumentale dipinto «Nicolò Garaventa e i giovani “garaventini” nella nave-scuola. Redenzione» (1898) di Domingo Motta e dall’olio di soggetto bellico «Luci di guerra» (1918) di Federico Maragliano, acquistati e concessi in comodato d’uso alla Wolfsoniana dalla fondazione The American Friends of the Palazzo Ducale Genoa, istituita nel 2020 con lo scopo di sostenere e diffondere tra il pubblico americano le attività espositive e culturali della Wolfsoniana e di Palazzo Ducale.

Tra le altre opere esposte, le incisioni di Antelma Santini (Genova 1896-Roma 1997) e di Domicella D'Incisa di Camerana (Roma 1923-2020), donate dall’erede delle due artiste, Giovanna Guidi, rappresentano un raffinato esempio dell’arte grafica del Novecento, mentre le sculture e i disegni di Sandro Cherchi (Genova 1911-Torino 1998), ricevute in dono da Elisabetta e Maria Grazia Vinelli, rappresentano una significativa testimonianza del cruciale processo di adesione dell’artista alle tensioni espressive dell’estetica informale.

«Autoritratto» (1938), di Dady Orsi

Ottone Groppi, 24 novembre 2022 | © Riproduzione riservata

I vetri che Dady Orsi dipingeva al contrario | Ottone Groppi

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