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Il Dna tedesco è romantico

La cultura romantica tedesca è stata influenzata in egual modo dalle guerre napoleoniche, dall’abolizione del Sacro Romano Impero, dalle guerre di liberazione e dal Congresso di Vienna, che soffocò le speranze e i desideri democratici e nazionalisti. Da questo calderone tedesco nacquero alcuni tra i più grandi compositori al mondo: Ludwig van Beethoven, Franz Schubert, Robert Schumann e Richard Wagner.

Il profilo europeo dei pittori tedeschi era basso, ma la mostra «I mondi del Romanticismo», in corso all’Albertina di Vienna fino al 21 febbraio, potrebbe ribaltare la situazione. Presenta 170 opere tra disegni e schizzi preparatori, stampe e qualche dipinto degli artisti austriaci e tedeschi degli anni di Goethe. Gli organizzatori, Christoph Metzger dell’Albertina e Cornelia Reiter dell’accademia di Belle Arti di Vienna, hanno volutamente intitolato la mostra al plurale, per evidenziare l’esistenza di due tipi di Romanticismo teutonico: da un lato, c’erano gli artisti nazionalisti, protestanti e introspettivi della Germania del Nord, a partire da Philipp Otto Runge per arrivare a Caspar David Friedrich, Johan Christian Dahl e Carl Gustav Carus. Disegni (e qualche dipinto) di montagne, laghi, foreste e coste dell’Europa Centrale e della Scandinavia, rovine e cimiteri gotici per mostrare la mano di Dio, il desiderio di autonomia e il carattere «naturale» della Germania, l’arte della fallacia patetica per eccellenza.
Dall’altro lato, gli artisti cattolici del Sud del Paese, in gran parte austriaci, si ispiravano a Raffaello e a Dürer, all’Italia, al Medioevo preriformista dell’impero asburgico e alla mitologia tedesca. A differenza dei loro colleghi del Nord erano esplicitamente ideologici: nel 1809 quattro studenti, tra cui il pittore Johann Friedrich Overbeck, si separarono dall’Accademia d’Arte di Vienna, di orientamento classico, per perseguire il loro progetto di ritorno al futuro, con il nome di Lukasbund (Confraternita di san Luca).
L’anno successivo Overbeck andò a Roma dove fu raggiunto da Peter von Cornelius, Julius Schnorr von Carolsfeld e Friedrich Wilhelm Schadow. Soprannominati in seguito i Nazareni, realizzarono, oltre a quadri da cavalletto, grandi schemi decorativi storicisti ed esercitarono una notevole influenza sulle principali accademie di Monaco, Düsseldorf e Berlino. 


Nonostante le visioni diverse, esiste un legame tra i pittori del Nord e i Nazareni, che Hegel definì «absolute Innerlichkeit» (interiorità assoluta), il dna del Romanticismo tedesco. Insoddisfatti dal mondo postnapoleonico, l’unica consolazione degli artisti per l’impossibilità di raggiungere l’autonomia nazionale era l’intelletto e il sentimento. Isaiah Berlin associò questo ripiegamento verso l’interno alla favola della volpe e l’uva. Forse con ragione, ma non senza frutti.

Donald Lee, 10 dicembre 2015 | © Riproduzione riservata

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