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Atanasio Soldati

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Atanasio Soldati

Il catalogo generale di Atanasio Soldati

Oltre 700 opere dell’artista che praticò «l’astrazione con qualche ricordo»

Elena Pontiggia

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Dopo i cataloghi generali di Reggiani, Melotti, Fontana, Rho, Radice, esce ora quello di Atanasio Soldati, protagonista anche lui del primo Astrattismo italiano, che si era raccolto negli anni Trenta a Milano intorno alla Galleria del Milione. Il catalogo ha avuto una gestazione laboriosa. Nel 1983, trent’anni dopo la scomparsa dell’artista, la vedova Maria Soldati lo aveva affidato ad Augusto Garau, che di Soldati era stato allievo. Passa un quarto di secolo e nel 2007 Garau cede le fotografie, le carte e i documenti raccolti a Edoardo Brandani. Sei anni dopo, nel 2013, nasce ufficialmente l’Archivio Soldati: si costituiscono un comitato scientifico e uno di gestione e si avviano i lavori del catalogo che oggi vede la luce.

Un volume accurato, non solo per la schedatura di oltre settecento opere, ma anche per la biografia scritta da Luigi Cavadini, ricca di dati nuovi, tratti anche dalle lettere dell’artista. Il parmense Soldati, dopo gli studi di architettura, si trasferisce a Milano e agli inizi degli anni Trenta si avvicina al critico Edoardo Persico. Dipinge in quel periodo opere influenzate dal Doganiere Rousseau, attraverso la declinazione colta che ne avevano data Garbari e Carrà. La sua è una pittura volutamente maldestra, dove alla sapienza del mestiere predicata dal classicismo del «Ritorno all’ordine» si sostituiva, romanticamente, una apparente ingenuità.

Persico lo presenta alla Galleria del Milione, dove nel 1931 espone in una personale e nel 1932 in una collettiva. Al Milione si organizzavano mostre di Léger, Kandinsky, Vordemberge-Gildewart, Baumeister. Queste mostre influenzano Soldati, che negli stessi anni approda a una pittura prima cubisteggiante e poi astratta. «La pittura astratta ama l’analisi, l’ordine, gli armoniosi rapporti della geometria», scrive nel 1935 sul «Bollettino della Galleria del Milione»; «né riproduzioni della natura, né sensazioni della vita. Per esprimere il dramma non c’è bisogno di coltelli o di cadaveri, di cannoni o di bandiere, ma semplicemente di linee, di colori, di superfici».

Nel gruppo degli astrattisti Soldati è uno dei più dotati di una vena narrativa. Del resto l'astrazione per lui non era un dogma. Tra la fine degli anni Trenta e gli inizi degli anni Quaranta, anzi, molti dei suoi protagonisti, da Melotti a Reggiani, passano senza problemi dal segno all’immagine e alla figura. Sarà solo nel dopoguerra che astratto e figurativo si contrapporranno radicalmente e, spesso, rissosamente. Quella di Soldati è comunque una «astrazione con qualche ricordo», per dirla con Klee. Lo si vede in particolare nelle sue opere degli anni Quaranta, dove compaiono figurette stupefatte, casettine di bambola, castelli sulle colline, lune, immagini da abbecedario.

Affiorano nei suoi quadri memorie o tracce di oggetti, anche se tradotte in superfici senza spessore e senza peso. Dopo la guerra l’artista fonda con Dorfles, Monnet e Munari il «Movimento Arte Concreta», che raccoglie tanti astrattisti ed è forse il maggior tentativo, a Milano, di sprovincializzare la pittura, liberandola dall’equivoco di missioni sociali e politiche. Sarà un’esperienza breve: il pittore morirà a soli 57 anni nel 1957.

Atanasio Soldati, Catalogo generale dei dipinti, di Luigi Cavadini, 392 pp., BoraArte, Bologna 2019, € 260,00
 

Elena Pontiggia, 13 gennaio 2020 | © Riproduzione riservata

Il catalogo generale di Atanasio Soldati | Elena Pontiggia

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