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Albrecht Dürer, «Mani in preghiera», 1508, Vienna, Albertina (particolare)

© The Albertina Museum, Vienna

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Albrecht Dürer, «Mani in preghiera», 1508, Vienna, Albertina (particolare)

© The Albertina Museum, Vienna

Il colore nel segno dei grandi maestri, da Leonardo a Dürer

All’Albertina di Vienna un’occasione unica per vedere 146 disegni provenienti dalla sua straordinaria collezione e da musei internazionali: «È senz’altro una delle più belle mostre che ho visto in vita mia, e non sono un ragazzino...» 

A Vienna, la Graphische Sammlung Albertina custodisce una delle collezioni più importanti di disegni, e stampe, esistenti al mondo. Però, per motivi di conservazione, visto che i disegni sono sensibilissimi alla luce, di solito non si possono vedere gli originali. Eccezionalmente, fino al 9 giugno l’Albertina presenta una mostra unica che riunisce un totale di 146 fogli, molti dalla sua collezione, in combinazione con prestiti di straordinaria importanza dal British Museum, dal Louvre, e da numerosi altri musei internazionali. È senz’altro una delle più belle mostre che ho visto in vita mia, e non sono un ragazzino... In generale, le mostre di disegni si occupano di un singolo artista, di una scuola regionale, o di una collezione, ma al contrario «Leonardo e Dürer. Disegni su fondo colorato di maestri del Rinascimento» si concentra su una tecnica. Quando sento la parola «disegno», e non sarò l’unico, mi viene in mente la visione di un foglio monocromo, ma qui invece si è circondati da fogli colorati. 

Gli estremi cronologici della mostra partono dall’inizio del Quattrocento con Michelino da Besozzo e Lorenzo Monaco per finire con Parmigianino e Tiziano, ma non si va oltre il 1540, e mancano quindi i disegni a gesso colorato o a pastello di Federico Barocci e altri nel secondo Cinquecento. Infatti, c’è solo un disegno, uno studio di frutta e fiori eseguito da Giovanni da Udine, che fu un allievo di Raffaello, che aggiunge vari altri colori (rosso, giallo, verde, e azzurro) all’azzurro naturale del foglio. Per il resto, il colore di fondo rappresenta il tono medio dell’immagine, con l’inchiostro, la punta di metallo, la matita nera, o la sanguigna che forniscono gli scuri, mentre spesso, ma non sempre, è la biacca che dà gli accenti più chiari. Come si capisce subito dal titolo, i due eroi della mostra, uno dal Sud e l’altro dal Nord delle Alpi, sono Leonardo da Vinci e Albrecht Dürer, rappresentati con non meno di 26 disegni ciascuno. 

Nei suoi disegni, o su carta o su tela, Leonardo sperimenta numerose preparazioni (azzurro, grigio, grigio-azzurro, grigio-bruno, arancio, rosso, rosa, viola) e non si ha l’impressione che ne preferisca una alle altre. Nello stesso tempo, su questi fogli utilizza le tecniche più varie, e va dall’invenzione iniziale di composizioni attraverso studi per singole figure fino a raffinatissime esplorazioni di particolari. Un foglio dal Metropolitan di New York riunisce quattro progetti e due studi supplementari di bambini per la «Vergine delle rocce»; dall’Albertina c’è uno schizzo piuttosto sciolto per la figura di san Pietro nel «Cenacolo», mentre una testa per la «Madonna Litta» dal Louvre rappresenta l’ultima di queste tre categorie di disegni. Passando a Dürer, c’è notevolmente meno varietà, ma le opere sono forse ancora più belle. A parte tre studi per composizioni intere che rappresentano i suoi primi esperimenti con la tecnica, tutti gli altri fogli sono quasi senza eccezione studi molto rifiniti di particolari per dipinti (teste, mani, panneggi, oggetti), tra i quali si ritrovano le «Mani in preghiera» dell’Albertina, uno dei disegni più famosi del mondo. Rappresentano non i primi ma invece più o meno gli ultimi pensieri per le opere cui si riferiscono, benché si possano anche vedere minime modifiche. Per esempio, nel suo ritratto di un uomo di 93 anni, che Dürer ha utilizzato per la tavola di «San Girolamo» ora a Lisbona, il soggetto guarda in basso, mentre nel dipinto ci guarda con intensità dritto negli occhi. Similmente, si limita a pochissimi colori di base: blu-verde all’inizio, azzurro nel primo decennio del XVI secolo e vari grigi durante il suo viaggio nei Paesi Bassi nel 1521. 

I disegni di Leonardo e Dürer ammontano a circa un terzo delle opere in mostra, che rappresenta una stupenda antologia dei massimi capolavori dei loro predecessori, coevi e successori. In Italia, sono forse i fogli fiorentini del Quattrocento quelli che piacciono di più: due teste della Madonna di Fra Filippo Lippi e Lorenzo di Credi, e due ritratti di giovani, uno dalla mano del figlio di Filippo, Filippino, e l’altro ancora una volta di Lorenzo di Credi, ma ci sono anche vari memorabili studi di Carpaccio per rappresentare Venezia e, come al solito, Raffaello non delude mai. Per quanto riguarda il Nord, l’enorme maggioranza dei fogli provengono dalla Germania (c’è pochissimo dalle Fiandre) e le due massime presenze sono quelle di Albrecht Altdorfer e Hans Baldung Grien, il primo per i suoi paesaggi e il secondo per le sue stregonerie. Nel primo Rinascimento non esisteva il concetto del disegno come opera d’arte a sé stante. Alcuni fogli di Mantegna eseguiti verso la fine del XV secolo sono indipendenti e non preparatori, e Michelangelo ha creato disegni di presentazione per amici negli anni Trenta del Cinquecento, ma perlopiù i disegni erano semplicemente stadi che dovevano condurre a opere compiute, soprattutto in forma di dipinti. Comunque sia, non significa che oggi siamo costretti a considerarli in alcun modo inferiori ai dipinti per i quali sono preparatori. Stranamente, sono in particolare gli artisti di secondo rango che molte volte non sembrano capaci di ripetere i loro trionfi su carta nei loro dipinti. Per chiudere con un esempio particolarmente impressionante in mostra, lo studio di Raffaellino del Garbo per la figura di Cristo nella sua pala d’altare della «Resurrezione di Cristo» all’Accademia di Firenze, un foglio che è appartenuto a Giorgio Vasari, è infinitamente più commovente del risultato finale nella tavola. 

Raffaello, «Studio per la Madonna Bridgewater (recto)», 1506-07 ca. Foto © The Albertina Museum, Vienna

Leonardo da Vinci, «Busto di uomo anziano», 1508-10 ca. The Royal Collection / Hm King Charles III, Windsor Castle © Royal Collection Enterprises Limited 2025 | Royal Collection Trust

David Ekserdjian, 11 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

Il colore nel segno dei grandi maestri, da Leonardo a Dürer | David Ekserdjian

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