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Antonio Paolucci
Leggi i suoi articoliCara Barbara, tu storica dell’arte specialista di grafica antica vieni dalla Biblioteca Apostolica dove dirigevi il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe. Qual è stato, dunque, il tuo primo impatto con un museo plurale quali sono i Musei Varicani, anzi con un «fascio», con un sistema di musei come le collezioni del Papa? Un sistema di musei dove c’è dentro di tutto, dai manufatti degli aborigeni dell’Australia nel Dipartimento Etnografico, ai vetri dorati tardoantichi, dai «cretti» di Burri e dalle videoistallazioni di Studio Azzurro nel Museo dell’Arte Moderna e Contemporanea, ai tesori degli Egizi e degli Etruschi, alle oreficerie e agli avori più famosi del mondo, fino ai totem dell’immaginario turistico universale: il Laocoonte e l’Apollo del Belvedere, Raffaello nelle Stanze e Michelangelo in Sistina?
Sensazione di privilegio e di incredulità. Privilegio perché, come tu hai spesso sottolineato, per uno storico dell’arte non c’è traguardo più prestigioso che occuparsi delle collezioni papali: il complesso di musei più bello al mondo. Incredulità, e lo dico senza falsa modestia, perché facevo il mio lavoro di storica dell’arte nell’ambito della Biblioteca Apostolica Vaticana e non mi aspettavo questa nomina.
C’è una questione che ha angustiato i direttori dell’ultimo mezzo secolo e che è stata per me, nei nove anni della mia direzione, argomento di costante preoccupazione. Come governare i flussi di visitatori in continua crescita (6 milioni nel 2015)? Disciplinando i flussi, ma come? Istituendo il numero chiuso, ma in che forma?
Dici bene che il problema dei flussi dei visitatori ha angustiato gli ultimi direttori. È stato, ed è, uno dei primi pensieri. Credo che la chiave sia nel lavoro con le guide e i tour operator, sensibilizzandoli verso altre parti dei Musei Vaticani che sono ugualmente straordinarie e importanti per la conoscenza e l’educazione all’arte e al bello (penso al Museo Gregoriano Profano, al Museo Pio Cristiano, al Museo Gregoriano Etrusco e al Museo Etnologico), oggi troppo poco visitati. Stiamo già lavorando in questo senso e anche ad altre soluzioni. Ma non vorrei anticipare cose che sono ancora in fase progettuale.
Si è anche parlato (è un’idea che gira da anni, io l’ho accantonata negli anni del mio mandato ma ogni tanto riemerge) di aprire un nuovo ingresso nel complesso dei Musei. Tu che cosa ne pensi?
Appunto, non vorrei anticipare cose che sono ancora in fase progettuale…
Sei una storica dell’arte che ha avuto da molto giovane (lo considero un titolo provvidenziale) esperienza di restauro. Come hai trovato e che cosa ti aspetti dai Laboratori di restauro, dal Dipartimento delle ricerche scientifiche e dagli uffici preposti alla conservazione nei nostri musei? Io, come sai, ho puntato molto sulla conservazione preventiva e sulla manutenzione ordinaria e programmata. Sono convinto che questa è la strada da seguire nella gestione dei grandi sistemi museali. Mi farebbe piacere conoscere il tuo pensiero nel merito.
I Laboratori di restauro, l’Ufficio del conservatore e il Laboratorio di Ricerche scientifiche sono stati i primi posti dove mi hai portato appena arrivata lo scorso giugno. Penso che tu abbia organizzato con sapienza la conservazione preventiva e la manutenzione ordinaria dei musei e i diversi restauri. Non c’è dubbio che la mia intenzione è continuare nella tua linea.
In una realtà maschile celibataria come il Vaticano, per la prima volta nella storia una donna assume la direzione dei Musei Vaticani. Non so se ti rendi conto di essere titolare di un evento in un certo senso rivoluzionario. Io ne sono felice, convinto come sono che l’eleganza e la saggezza femminili potranno fare un gran bene ai Musei del Papa.
Eleganza e saggezza femminile: grazie di questo auspicio. Caratterialmente cerco l’armonia fra le persone e nelle cose. Armonia e bellezza, e quale miglior posto dei Musei Vaticani per cercarle. E trovarle.
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