Francesca Petretto
Leggi i suoi articoliCon la mostra più completa finora mai realizzata in Germania, «Nancy Holt: Circles of Light. Esperimenti con suoni, immagini e oggetti (1966-1986)», fino al 21 luglio il berlinese Gropius Bau rende omaggio, a dieci anni dalla scomparsa, all’artista statunitense (1938-2014), nota soprattutto per la scultura pubblica, l’arte installativa, la poesia concreta e la Land art.
L’esposizione ne presenta il lavoro multiforme che comprende film, videoarte, fotografia, disegni, poesia concreta, opere audio, sculture e installazioni site specific atte a riempire integralmente gli ambienti che le ospitano. La sua eredità artistica è curata dal 2018 dalla Holt-Smithson Foundation che prende il nome dall’artista stessa e dal suo collega (e coniuge) land artist Robert Smithson.
Dopo aver studiato biologia a Boston, Holt, nativa del Massachusetts, si trasferì nel 1960 a New York, dove entrò a far parte di una più che vitale scena artistica che si occupava soprattutto di film, video, installazioni e arte sonora. Iniziando subito a trattare questi media in modo innovativo, avrebbe giocato negli anni successivi un ruolo centrale, decisivo nello sviluppo della Land art. Benché unanimemente considerata una figura chiave di Earth art, Land art e Conceptual art, Nancy Holt ha ricevuto molti meno riconoscimenti rispetto ai suoi colleghi maschi contemporanei.
La mostra di Gropius Bau, curata da Clara Meister e Lisa Le Feuvre sotto la supervisione di Jenny Schlenzka, direttrice del museo fresca di nomina, le rende giustizia, concentrandosi soprattutto sulla produzione del ventennio 1966-86 e sconfinando di oltre cinque anni nel metaverso di una documentazione personale che racconta oltre un quarto di secolo di creativa sperimentazione artistica.
Nancy Holt fu capace di unire, prima fra molti, arte e attivismo ecologico, incorporando osservazioni astronomiche nello sviluppo delle sue opere e riflettendo fenomeni naturali (come il solstizio d’estate e d’inverno) in sculture inserite nel paesaggio. I suoi «Sun Tunnels» (1979) si compongono di quattro tubi colossali che incorniciano l’alba e il tramonto e dirigono la percezione del pubblico verso la luce. Opera centrale della mostra berlinese è «Electrical System» del 1982, una rete di tubi metallici curvi e lampadine che sembra dissolvere i confini tra interno ed esterno dello spazio espositivo.
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