Jussi Pylkkänen
Leggi i suoi articoliPer il mercato delle aste il 2024 è stato un anno difficile, quasi quanto lo era stato, per dati e statistiche, il 2009.
Il 2008-2009 era stato il periodo del credit crunch (la stretta del credito globale), dei prestiti ad alto rischio nei mercati immobiliari statunitensi, del disastroso crollo di importanti istituzioni finanziarie in tutto il mondo, tra cui Lehman Brothers. Questa nefasta sequenza di eventi aveva portato un vento gelido sul mercato dell’arte globale, determinandone una diminuzione del valore superiore al 30%: da 62 miliardi di dollari nel 2008 a 39,5 miliardi di dollari nel 2009.
Secondo i data analyst di ArtTactic, le cifre di fine anno annunciate da Christie’s, Sotheby’s e Phillips (le tre più grandi case d’asta) indicano una riduzione del 26% nel mercato aste del 2024 (i risultati effettivi recentemente pubblicati dalle casa d’aste indicano che la cifra reale è più vicina al 23,5%), una cifra prossima al calo del 2008-2009. Ma quali sono le cause di questa flessione? Il 2024 è stato l’anno peggiore per il mondo dell’arte visto nell’arco di una generazione? Non da tutte le angolazioni.
La lezione degli anni Novanta: investire in tempi di crisi
Il calo annuale più estremo a cui ho assistito si è verificato circa 35 anni fa, è stato così drammatico da far sembrare insignificanti le flessioni del 30% del 2009 e del 23,5% del 2024. Dopo anni di crescita costante, gli effetti combinati dello scoppio della guerra nel Golfo Persico e del crollo di molti mercati finanziari (soprattutto in Giappone) hanno fatto crollare il valore del mercato dell’arte di quasi il 60%: da 27,2 miliardi di dollari nel 1990 a 9,7 miliardi nel 1991. Negli anni successivi molte grandi opere sono tornate sul mercato per essere vendute con perdite significative, soprattutto da parte di collezionisti che avevano contratto prestiti eccessivi, dichiarato bancarotta o che necessitavano di capitali per sostenere aziende in crisi.
Ci è voluto un decennio perché molti prezzi si riprendessero. È stato un ottimo periodo per acquistare e investire a livelli molto ragionevoli ed è stata questa, in modo piuttosto controintuitivo, la lezione più importante imparata da molti collezionisti. A mio avviso, alcuni dei migliori acquisti a lungo termine sono stati effettuati proprio tra il 1991 e il 1999 da collezionisti che sapevano che il mercato delle opere di grande importanza culturale sarebbe rapidamente tornato a crescere.
Il mondo è ciclico, il sole sorge e tramonta ogni giorno, è il corso naturale degli eventi, e le tre D («Death», decesso; «Debt», debito; «Divorce», divorzio) porteranno sempre capolavori sul mercato. I collezionisti più accorti si erano lanciati in una corsa all’acquisto nella convinzione che le opere eccezionali avrebbero mantenuto il proprio valore al di là delle sfide economiche a breve termine. Grandi opere di Monet, Picasso, Cézanne e persino Van Gogh erano state messe in vendita e acquistate in modo molto ragionevole e spesso con poca concorrenza.
Qual è dunque la lezione (più semplice) da trarre? Che è un ottimo momento per comprare in modo intelligente, sotto la guida di un consulente d’arte esperto. Il mercato di alcuni artisti rimarrà caldo nel 2025, mentre per altri si raffredderà ed è qui che si presenteranno le migliori opportunità. La mia attuale top ten tra i primi 50 «artisti caldi» è composta da Picasso, Monet, Magritte, Giacometti, Freud, Basquiat, Kusama, Hockney, Ruscha e Mitchell. Dati i livelli della domanda, è improbabile che questi artisti scenderanno di prezzo. Tuttavia, sospetto che per alcuni altri grandi, come Degas, Kirchner, Klee, Twombly, De Kooning, Dubuffet, Johns, Wool, Warhol e Richter, verranno invece fissate stime più conservative, creando interessanti opportunità.
Disordine geopolitico e mercato long play alla base della mancanza di fiducia nelle trattative importanti
Alla base dell’attuale calo del mercato delle aste vedo una conflagrazione di eventi, ognuno dei quali contribuisce alla mancanza di fiducia, di venditori e acquirenti, nella trattativa di opere d’arte importanti. Il disordine geopolitico è il più grande fattore cui si deve la mancanza di ottimismo in ambito economico, che è sempre alla base di un mercato dell’arte sano. Il 2024 è stato un anno caratterizzato da proseguimento ed escalation dei principali conflitti armati in Ucraina e in Medio Oriente, da oltre 60 elezioni governative in tutto il mondo, incluse le elezioni presidenziali americane, lunghe, estenuanti e imprevedibili. Due terzi dei maggiori collezionisti mondiali vivono negli Stati Uniti o acquistano in dollari: quando c’è incertezza in America il mercato dell’arte è particolarmente vulnerabile.
Un ulteriore fattore di contenimento dei prezzi delle opere d’arte, che non si rileva in egual misura né nel 1990 né nel 2008, è dovuto al fatto che una parte significativa dei nuovi operatori del mercato dell’arte è stata incoraggiata a considerare l’arte come un bene molto affidabile all’interno dei propri portafogli finanziari, gli investitori si sono dunque abituati alla generazione di rendimenti immediati e a breve termine, notoriamente difficili da ottenere nel mercato long play. Negli ultimi tre anni, non vedendo la crescita istantanea prevista, incoraggiati dall’aumento dei tassi d’interesse e dalla crescita dei mercati azionari, questi acquirenti sono tornati su mercati d’investimento più convenzionali, determinando una consistente fuga di capitali freschi dal mondo delle aste d’arte. E sebbene in questo clima le vendite discrezionali di collezioni consolidate non siano molto diffuse, le 3 D (decessi, debiti e divorzi) continueranno a portare materiale fresco nel mercato dell’arte.
Quando questo accadrà su grande scala, come è successo con la vendita della storica collezione di Yves Saint Laurent e Pierre Bergé nel 2009, il mercato dell’arte ne sarà immediatamente rinvigorito: all’epoca i problemi del 2008 furono presto dimenticati. I collezionisti e gli investitori accantonarono rapidamente le preoccupazioni economiche a breve termine a favore di battaglie gladiatorie per aggiudicarsi i capolavori e frantumarono record su record. Negli ultimi anni si è potuto constatare l’impatto positivo che le vendite stellari hanno sui livelli di fiducia dell’intero mercato dell’arte, anche se si tratta di una sequenza di prezzi record stabiliti in differenti vendite consecutive.
Lo abbiamo visto succedere molte volte con singole opere messe sul mercato da Christie’s una decina di anni fa, tra il 2014 e il 2015. Nell’arco di 20 mesi sono stati stabiliti nuovi parametri di riferimento per molti grandi artisti: Picasso (179 milioni di dollari), Modigliani (170 milioni di dollari), Giacometti (141 milioni di dollari), Lichtenstein (95 milioni di dollari), Barnett Newman (84 milioni di dollari), Bacon e con un’opera su un singolo pannello (80 milioni di dollari), Cy Twombly (69 milioni di dollari), Manet (65 milioni di dollari), Ruscha (30 milioni di dollari), Doig (25 milioni di dollari), Kippenberger (22 milioni di dollari), solo per citarne alcuni. Questi prezzi rivoluzionari hanno gettato le basi per la spettacolare asta da 835 milioni di dollari della collezione di David Rockefeller nel maggio 2018, durante la quale sono stati battuti 7 record mondiali in una sola notte (compresi i record per Monet, Matisse e i primi Picasso). La vendita ha attirato un numero storico di grandi acquirenti ai vertici del mercato, la maggior parte dei quali ha anche partecipato alle aste di Macklowe da Sotheby’s nel 2021 e di Paul Allen da Christie’s nel 2022, dove hanno spinto i prezzi ai massimi storici facendo registrare il record mondiale per la vendita di una singola collezione (1,6 miliardi di dollari).
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All’asta da Sotheby’s «Les distractions de Dagobert» del 1945 di Leonora Carrington, venduto a 28,5 milioni di dollari
L’effetto trainante delle vendite stellari. C’è ancora voglia di inseguire grandi opere
L’influenza di questi offerenti e di questi prezzi stellari è troppo recente per essere ignorata, ma è stata troppo velocemente dimenticata dai commentatori attuali. In verità un gran numero di acquirenti di alto livello che hanno partecipato a queste vendite sono ancora desiderosi di inseguire grandi opere. Molti di questi collezionisti hanno continuato anche nel 2024 ad acquistare (privatamente) opere importanti. Per il bene generale del mercato dell’arte dobbiamo sperare in alcune grandi vendite immobiliari nel 2025 e in decisioni coraggiose da parte delle case d’asta di offrire garanzie per i molti singoli capolavori dei 50 artisti più importanti ancora in mani private.
È necessaria un’iniezione di qualità. Il calo è molto tangibile e ben focalizzato dalla statistica di Artsy secondo cui le 100 opere top aggiudicate all’asta sono state vendute nel 2022 per 4,1 miliardi di dollari; nel 2023 per 2,4 miliardi di dollari; nel 2024 per poco meno di 1,8 miliardi di dollari. A scrivere una fine rassicurante per un anno difficile sono state due vendite di un singolo proprietario da Christie’s e Sotheby’s, che hanno attirato molte offerte e prezzi forti. Da Christie’s, a novembre, è stato venduto il 100% delle 19 opere della Collezione di Mica Ertegun, che hanno raggiunto un valore molto positivo di 184 milioni di dollari. Ha fatto seguito l’altrettanto deciso successo di Sotheby’s per le 25 opere della Collezione Sydell Miller, anch’esse vendute al 100% e per 216 milioni di dollari. Cifre eccellenti. Alcune opere di queste evening sale di novembre meritano di essere osservate da vicino per cercare di prevedere che cosa potrebbe accadere nel mercato del 2025 e oltre.
Il momento più importante del 2024. La qualità vale anche in tempi difficili
È stato piuttosto insolito vedere un’opera d’arte superiore a 100 milioni di dollari venduta nel 2024. Da Christie’s, lo scorso 19 novembre, «L’empire des lumières» di René Magritte, della Collezione Ertegun, è stato aggiudicata a 121 milioni di dollari. Buona notizia: a differenza di molte altre opere che hanno registrato prezzi superiori ai 30 milioni di dollari nel corso dell’anno, il dipinto di Magritte ha acceso una notevole concorrenza (anche se a fronte di una solida garanzia di terzi), chiaro segnale che ci sono ancora diversi collezionisti disposti a competere a questo livello. «L’empire des lumières» è senza ombra di dubbio una delle più grandi opere di Magritte ancora in mani private, il prezzo era quindi del tutto giustificato. Magritte ha avuto nel mercato degli ultimi 5 anni un’ascesa stellare e ritengo che la sua tendenza a raggiungere prezzi elevati continuerà. Non sorprende che la cifra più alta pagata per un’opera del XX secolo nel primo semestre dell’anno sia stata anch’essa per Magritte, «L’ami intime» del 1958, aggiudicato a febbraio da Christie’s a Londra per 43 milioni di dollari. Magritte ha creato grandi opere utilizzando ogni medium, le gouache sono spesso belle quanto gli oli, la domanda per i suoi dipinti è ricca, profonda e mondiale. Come Picasso e Monet, è un artista che supera tutti i confini nazionali e culturali.
Un’altra stella che si è accesa nel mercato del 2024 è Leonora Carrington. Sotheby’s ha messo all’incanto due pezzi importanti, che hanno stabilito un livello di prezzo completamente nuovo per le sue opere. A maggio, dopo un’agguerrita battaglia tra un gran numero di offerenti, «Les distractions de Dagobert» del 1945 è stato venduto a un prezzo straordinario in una sala di New York gremita e piena di offerenti. Ho avuto la fortuna di essere seduto a soli due posti di distanza dall’acquirente che si è aggiudicato il dipinto, Eduardo Costantini, la cui figlia ha esultato di gioia quando il martelletto di Oliver Barker ha battuto a 28,5 milioni di dollari tra applausi tumultuosi. A mio parere è stato questo il momento più importante del mondo aste nel 2024: quando tutti hanno potuto constatare che anche in tempi difficili la grande qualità può avere prezzi elevati. Il dipinto sarà presto esposto al Museo di Arte Latinoamericana di Buenos Aires, presieduto da Costantini. È un quadro sublime e di altissima qualità. Incoraggiati da questo record, gli specialisti di Sotheby’s si sono messi alla ricerca di un’importante scultura realizzata dalla Carrington nel 1951, «La Grande Dame», che hanno poi messo in vendita a novembre. Una scelta azzeccata che ha portato a un’altra battaglia tra cinque offerenti e a un prezzo finale di 11,4 milioni di dollari, il più alto mai pagato per una scultura di Carrington. Anche in questo caso il signor Costantini ha superato tutti gli offerenti e si è assicurato il suo secondo capolavoro.
Un altro artista la cui stella è in ascesa è David Hockney. Mentre la vendita di Ertegun da Christie’s sembrava incentrata su Magritte, gli appassionati della grande pittura moderna britannica sono stati felici di vedere ottimi risultati per Hockney. Prezzi altrettanto forti sono stati registrati a Londra e a Parigi nel 2024. Dalla straordinaria vendita del suo dipinto del 1972 «Portrait of an Artist (Pool with two Figures)», avvenuta nel 2018 per 90,3 milioni di dollari, i prezzi di Hockney hanno gareggiato con gli altri due grandi artisti britannici, Francis Bacon e Lucian Freud, e questo sicuramente continuerà anche in futuro. Vale la pena ricordare che il record di Hockney è stato il prezzo più alto mai pagato per un artista vivente. L’attesissima mostra di Sir Norman Rosenthal sulle sue ultime opere, che aprirà alla Fondation Louis Vuitton a Parigi nell’aprile del 2025, accrescerà ulteriormente la reputazione internazionale di Hockney. Potrebbe essere una delle mostre «da non perdere» nel 2025. E nei prossimi anni il mercato di Hockney si rafforzerà, meritatamente. C’è anche un notevole margine di crescita del valore dei suoi disegni, molto belli e che appaiono in asta abbastanza regolarmente.
Lezioni e previsioni per il 2025
Questi i punti salienti nel mondo aste del 2024. Ma ci sono anche lezioni da trarre.
In primo luogo, un mercato più morbido, limitato da importanti eventi geopolitici, non può sostenere né supportare stime troppo ambiziose. Troppe opere sono state vendute al di sotto delle quotazioni nelle principali vendite dell’anno. I venditori farebbero meglio a fissare stime prudenti, che portano sempre a una forte concorrenza e, di conseguenza, a prezzi più alti.
In secondo luogo, il tentativo di Sotheby’s nel 2024 di affrontare gli squilibri nelle strutture delle commissioni è stato lodevole, ma ha ignorato il problema principale: la maggior parte degli acquirenti trova i diritti sul compratore troppo alti, mentre la maggior parte dei venditori (e dei loro consulenti) sarebbe felice di pagare una commissione equa se il servizio, e i risultati, giustificano la spesa extra.
In terzo luogo, è importante continuare a incoraggiare l’ingresso di nuovi acquirenti in tutti i mercati. Le domanda da porsi è: le case d’asta più importanti stanno riuscendo a convertire gli acquirenti attivi tra i 10mila e i 50mila dollari che entrano nel mercato in collezionisti disposti a prendere in considerazione opere a prezzi più elevati in mercati consolidati? Si tratta di un’attività che richiede tempo e denaro, ma che vale ogni centesimo. In alternativa, questi nuovi acquirenti potrebbero rappresentare un’opportunità chiave per i molti giovani e dinamici consulenti d’arte che finora hanno concentrato la loro attenzione sui mercati della pittura contemporanea.
Infine, è straordinario vedere che sia Sotheby’s che Christie’s hanno puntato a continuare nello sviluppo dei loro mercati in Medio Oriente e in Cina nei prossimi anni. Entrambe, così come Phillips, hanno investito molto nei nuovi spazi di Hong Kong inaugurati nel 2024. La forza delle offerte asiatiche nelle vendite di novembre era sotto gli occhi di tutti e c’è un enorme spazio per l’ampliamento di questa base di clienti. In verità, le offerte asiatiche e mediorientali sono state fondamentali per la crescita e la globalizzazione del mercato dell’arte nel 2014 e nel 2015, ma la loro presenza non è stata così forte negli ultimi anni. Forse dal 2025 in poi assisteremo a questo cambiamento.
Mentre ci lasciamo alle spalle il limitato mercato dell’arte del 2024, entriamo in un affascinante quinquennio in cui la fortuna promette di favorire i più audaci. Christie’s rimane forte, ma Sotheby’s ha ricevuto un’importante iniezione di 1 miliardo di dollari da Abu Dhabi e Phillips ha ora un nuovo ceo, l’ex avvocato di Christie’s Martin Wilson. Restate sintonizzati per gli aggiornamenti dalla sala d’aste, e godetevi ogni momento delle vendite, ovunque si svolgano nel nuovo anno. Buona fortuna a tutti coloro che sono coinvolti in questo complesso, ma gioioso mercato!
Jussi Pylkkänen è il fondatore di Art Pylkkänen, ed ex presidente globale di Christie’s