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La capsule Axel Arigato con Alvin Armstrong traduce la street art in superfici indossabili

The Listening Skies (2023) dello street artist newyorkese è l’occasione per riflettere su ritmo cromatico, densità del colore e su come un gesto pittorico può tradursi in forma indossabile

Rosalba Cignetti

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Nel novembre 2025 Axel Arigato ha presentato una nuova collaborazione che si distingue per il tipo di dialogo instaurato con il linguaggio pittorico. Il marchio svedese, noto per un minimalismo che affonda le radici nel design scandinavo, ha invitato l’artista newyorkese Alvin Armstrong a sviluppare una capsule collection che non si limita a riprodurre elementi pittorici sui tessuti, ma esplora come un’immagine possa prendere forma su un supporto destinato a essere indossato, piegato, consumato. Armstrong, originario di Brooklyn, è noto per un lavoro che mette in tensione figurazione, gesto e movimento: corpi atletici, pennellate che esplodono, colori in torsione, superfici che sembrano vibrare. La capsule nasce da un’opera del 2023, The Listening Skies, che diventa il punto di partenza per una riflessione più ampia su ritmo cromatico, densità del colore e relazione tra gesto pittorico e forma indossabile. Il risultato è una serie di capi – camicie in seta, outerwear, felpe, denim, accessori – e una sneaker completamente nuova, la Squish, che rielabora il vocabolario dell’artista senza ridurlo a decorazione. Le tonalità ocra, giallo, nero e blu non funzionano come pattern replicati, ma come trasposizioni di tensioni cromatiche: il colore non è «stampato», è costruito nel modo in cui materiali, volumi e superficie rispondono alla luce e al movimento. In questo senso, la collaborazione non rappresenta un esercizio estetico, ma un tentativo di interrogare cosa accade quando un linguaggio nato per la tela – fatto di stratificazioni, ripensamenti, correzioni – viene trasferito su un supporto mobile, soggetto ad abrasioni, pieghe, lavaggi.

Per Armstrong, che ha partecipato direttamente alla scelta dei materiali e alla definizione delle forme, l’operazione ha avuto il carattere di un laboratorio: ogni capo è stato trattato come un’estensione della tela, con attenzione alla struttura interna dei tessuti e alle dinamiche del corpo. Per Axel Arigato, abituato a un approccio costruttivo rigoroso, la sfida è stata accogliere un immaginario espressivo complesso in un sistema che richiede coerenza, continuità e controllo delle superfici. Il punto di interesse della collaborazione sta proprio qui: nella possibilità che un materiale pensato per l’uso quotidiano – e dunque sottoposto a vincoli pratici – possa ospitare un linguaggio gestuale e intuitivo senza ridurlo a ornamento. Non si tratta di «moda ispirata all’arte» né di una strategia promozionale che utilizza il nome dell’artista per qualificare un prodotto; qui l’arte interviene nella definizione del supporto, della sua resa cromatica e tattile, del modo in cui colore e materiale dialogano. In un panorama in cui molte collaborazioni restano confinate al terreno dell’immagine, il progetto Axel Arigato per Alvin Armstrong apre una possibilità alternativa: quella di una moda che accetta di confrontarsi con un metodo artistico e non con una grafica già pronta. Una moda che non usa la pittura come superficie, ma come texture. È un passaggio che riguarda il rapporto più ampio tra arte e industria: mostra come un artista possa incidere su un oggetto di uso quotidiano, e come un marchio possa mettere in discussione il proprio linguaggio attraverso un dialogo con la ricerca visiva contemporanea. In questo senso, la capsule non è un episodio isolato, ma un tassello della trasformazione in atto tra creatività, impresa e cultura materia

Rosalba Cignetti, 15 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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