Alexander Morrison
Leggi i suoi articoliDopo uno dei battage pubblicitari più intensi degli ultimi tempi, la «Evening Sale» dei cimeli personali di Freddie Mercury da Sotheby’s a Londra la sera del 6 settembre è stata in gran parte all’altezza del senso di dramma e sorpresa connaturati allo stesso personaggio pubblico. Superando le stime preasta di 4,8-7,2 milioni di sterline fino a un totale di 12,2 milioni di sterline, l’asta «white-glove» («a guanti bianchi», come si dice, cioè con il 100% dei lotti venduti) è stata una testimonianza del fascino duraturo del frontman dei Queen e del potere della personalità nel mercato dell’arte di oggi.
I 59 lotti offerti rappresentavano la crème de la crème della collezione proveniente da Garden Lodge, la casa di Mercury nel quartiere di Kensington, lasciata in eredità all’amica di sempre Mary Austin. Prima della vendita di ieri, il tutto è stato esposto in una mostra da Sotheby’s che ha attirato ben 140mila visitatori in un solo mese, con code che hanno fatto il giro dell’isolato per gran parte del tempo. La sola vendita serale, che fa parte di una serie di aste dal vivo e online che si concluderanno il 13 settembre, aveva attirato 2mila iscrizioni, un record per Sotheby’s.
La serata è iniziata, come è giusto che sia, con una guerrra all’arma bianca di 25 minuti per aggiudicarsi la porta del giardino della casa di South Kensington del cantante. L’oggetto, ricoperto da cima a fondo da omaggi dei fan, è stato venduto a un offerente telefonico per 412.750 sterline diritti sul compratore compresi, superando di gran lunga la stima massima di 25mila sterline.
Sono seguiti diversi risultati impressionanti, tra cui una lampada da tavolo Tiffany «Lily» che rifletteva l’amore di Mercury per l’Art Nouveau e che è stata venduta a 60.960 sterline diritti compresi, contro una stima massima di 12mila. Un portafiammiferi Fabergé, che a quanto pare stava nella camera da letto di Mercury, è stato venduto per 95.250 sterline diritti compresi a un offerente online.
In particolare, dato il luogo, è stata l’arte a far calare la tensione all’inizio. Il ritratto dell’ottocentesco italiano Eugen von Blaas di una donna in posa teatrale con una rosa ha ottenuto solo 69.850 sterline diritti compresi, a fronte di una stima minima di 70mila, mentre un tenero ritratto realizzato da James-Jacques-Joseph Tissot della sua amante Kathleen Newton, l’ultima opera d’arte acquistata da Mercury, è stato venduto, contro una stima minima di 400mila sterline, a un offerente online per 482.600 sterline.
Il banditore Oliver Barker, dal canto suo, è rimasto di umore gioviale per tutta la durata dell’asta. «Dovremo fare un ritornello di Freddie mentre aspettiamo», ha detto dopo che uno specialista ha perso la connessione con il suo offerente, e a questo hanno corrisposto le reazioni entusiastiche della sala quando le cose si sono inevitabilmente risollevate. Una concorrente per una stampa di Joan Miró («Le Matador (Dupin 510)») ha suscitato qualche risata quando ha chiesto di poterla guardare più da vicino dal suo posto, mentre un forte applauso è risuonato in tutta la sala quando un collezionista presente in sala ha acquistato un paravento del periodo Showa, uno dei tanti oggetti che testimoniano la predilezione di Mercury per la cultura giapponese, per 190.500 sterline contro una stima massima di 12mila.
Un’impressionante xilografia di Utagawa Hiroshige ha rubato la scena dal punto di vista storico-artistico. Il dipinto «Temporale improvviso sul ponte Shin-Ohashi e Atake» (periodo Edo, XIX secolo) raffigura la pioggia che si abbatte sui pedoni che attraversano un ponte. Si tratta di un’opera molto amata da Mercury e di un ottimo esempio della produzione di Hiroshige, che avrebbe ispirato, tra gli altri, anche Vincent van Gogh. L’opera è stata venduta a 292.100 sterline a fronte di una stima massima di 50mila.
Non sorprende, tuttavia, che le battaglie più emozionanti siano state riservate agli oggetti che Mercury avrebbe toccato, tenuto in mano e indossato durante i concerti. Il suo braccialetto d’argento a forma di serpente, indossato nel video musicale della ballata «Bohemian Rhapsody», che aveva una stima massima di 9mila sterline, è stato venduto a 698.500 sterline con i diritti. Barker era di nuovo in forma quando è arrivato il turno di una serie di abiti indossati dal cantante. «È come un venerdì sera a Blackpool», ha commentato il banditore mentre si scatenavano le offerte per un top avvolgente e pantaloni di raso indossati per la copertina del secondo album dei Queen, «Queen II» (venduto a 50.800 sterline con i diritti).
L’atmosfera è stata insolitamente carnevalesca per Sotheby’s, e gli applausi maggiori della serata sono stati riservati alla bozza del testo della hit «Bohemian Rhapsody», che ha superato la soglia delle sei cifre per essere venduta a 1,3 milioni di sterline con i diritti, a fronte di una stima massima di 1,2 milioni. In precedenza, un jukebox Wurlitzer, acquistato per la cucina di Mercury, ha moltiplicato venti volte la stima minima quando è stato acquistato da un offerente presente nella sala per 406.400 sterline con i diritti.
Il pianoforte Yamaha a coda di Mercury, su cui il cantante scrisse canzoni famosissime come «Don’t Stop Me Now», «Somebody to Love» e «Rhapsody», è stato il lotto più ricco, venduto per 1,7 milioni di sterline, a fronte di una stima di 2 milioni. Comunque il momento culminante della serata è stato, probabilmente, l’arrivo della corona e del mantello che Mercury aveva indossato durante il «Magic tour» dei Queen nel 1986. La folla era in delirio quando l’ensemble vellutato, con le sue imitazioni di ermellino, oro e gioielli, è stato venduto a 635mila sterline con i diritti a un acquirente presente in sala.
C’era ancora tempo per i lotti rimanenti per chiudere l’asta in bellezza: un paio di scarpe da ginnastica Adidas particolarmente usurate sono state vendute online per 127mila sterline, contro una stima minima di 5mila, e le fotografie intime di Mercury hanno raggiunto una somma simile. L’asta si è conclusa con una reinterpretazione di «We Will Rock You» con gli esperti che hanno battuto le mani sulle loro scrivanie. Una vittoria per Sotheby’s, forse, e per un buon numero di fan più facoltosi di Freddie Mercury. Per il resto di noi, un promemoria della forza d’attrazione di un’icona e un invito a riflettere sulla prossima direzione di questi spettacoli nelle case d’asta.
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