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La costante di Ileana era il cambiamento

Ileana Sonnabend aveva otto anni quando scoprì il fascino dell’arte durante un viaggio a Vienna. Sua madre, incerta su cosa fare con la bambina mentre andava a fare shopping con la figlia più grande, la lasciò al Kunsthistorisches Museum, libera di visitarlo. «Ero elettrizzata», ricorderà in seguito la mercante d’arte, che in quell’occasione trascorse ore con Arcimboldo e Brueghel e fu particolarmente colpita da Velázquez e Tiziano: «Fu uno dei momenti più belli della mia vita». Quando morì, nel 2007 all’età di 92 anni, avrebbe avuto molti altri momenti come quelli di cui parlare. Tra i primi sostenitori di Robert Rauschenberg e Jasper Johns alla fine degli anni Cinquanta, il suo gusto si sviluppò con il passare del tempo. Negli anni Sessanta nelle sue gallerie esponevano Andy Warhol e Robert Morris. Anni dopo, John Baldessari, Jeff Koons e Peter Halley sarebbero entrati a far parte della sua scuderia. «Ciò che sorprende è che il suo gusto ha spaziato tra così tante generazioni», afferma Ann Temkin, curatrice di una mostra dedicata all’attività di gallerista e di collezionista della Sonnabend, aperta al MoMA dal 21 dicembre al 21 aprile ’14. «Rivedeva continuamente le sue posizioni e il suo gusto. L’unica costante fu il cambiamento», spiega la curatrice. Nata Ileana Schapira nel 1914 in una ricca famiglia di industriali ebrei di Bucarest, all’età di 17 anni incontrò a una cena il futuro galleristaLeo Castelli che a quel tempo corteggiava sua sorella. Innamorata e gelosa, Ileana ebbe la meglio: lei e Castelli si sposarono l’anno dopo. Al posto del classico anello di fidanzamento lui le regalò un quadro di Matisse. La coppia rimase in Europa fino al 1941 poi lasciò Parigi per New York. Nel 1959 si separarono. Ileana si risposò l’anno successivo, assunse il nome Sonnabend e tornò a Parigi, dove aprì una galleria nel 1962, mantenendosi fedele al suo interesse per l’arte americana, anche se introdurla al pubblico europeo fu tutt’altro che semplice. Espose da subito Roy Lichtenstein, Jim Dine e George Segal. Quando aprì un secondo spazio a New York, seguì lo stesso modello, familiarizzando gli americani con artisti europei come Jannis Kounellis e i suoi colleghi dell’Arte povera. Né la spaventava la polemica: nel 1972 ospitò la mostra «Seedbed» di Vito Acconti, nella quale, in una performance, l’artista si masturbava nella galleria vicino a una scala di legno. La mostra del MoMA presenta il lavoro di circa 40 artisti, tra cui superstar come Rauschenberg, Johns e, per le generazioni successive, Jeff Koons e Mel Bochner. Per ogni artista almeno una delle opere esposte ora al MoMA fu ospitata in una delle galleria di Sonnabend, a New York o all’estero.



Pac Pobric, 25 febbraio 2015 | © Riproduzione riservata

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