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La periferia di Saturnino

Fabrizio Biferali

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Ad appena due anni dal libro dedicatogli nel 2012, in occasione dei 550 anni dalla presunta data di nascita, da Lucia Arbace (Saturnino Gatti, i volti dell’anima. Vita e opere di un artista del Rinascimento), appare una nuova monografia su uno dei protagonisti del Rinascimento abruzzese. Si tratta del volume di Ferdinando Bologna, Saturnino Gatti. Pittore e scultore nel Rinascimento aquilano, uno studio che ricostruisce con la tipica acribia filologica dello studioso aquilano il percorso del pittore e scultore suo conterraneo, muovendo dagli esordi nello scorcio degli anni Settanta del Quattrocento per approdare alle ultime opere licenziate nei primi anni del secolo successivo.
L’analisi dell’attività di Gatti comincia dal 1478, data a cui risale una miniatura che Bologna attribuisce per ragioni stilistiche a un artista che a quell’epoca non doveva superare di molto la soglia dei vent’anni: presente nel foglio 89 del secondo volume di una celeberrima Bibbia che il bellicoso duca di Urbino Federico da Montefeltro aveva fatto riprodurre al cartularius Vespasiano da Bisticci nella Firenze di Lorenzo il Magnifico, e che ora si conserva nella Biblioteca Vaticana (ms. Urb. lat. 1 e 2), la raffinata immagine rappresenta una Visione di Geremia ed è caratterizzata da un dolce paesaggio collinare che digrada in lontananza nonché dalla brusca e teatrale irruzione dal margine destro di un coloratissimo drappello di cavalieri e armigeri. Il catalogo del maestro abruzzese prosegue poi, tra opere di recente attribuzione e opere invece ampiamente documentate o ormai acquisite dalla critica, con piccoli capolavori come la tavola del Museum of Fine Arts di Montreal in cui, secondo la descrizione dello studioso, «il Padre Eterno invia lo Spirito Santo al Cristo che intercede presso di lui mostrando i segni della Passione subita, mentre la Vergine Madre, offrendo il latte del suo seno, intercede presso il Figlio a favore della famigliuola che gli presenta», per analizzare imprese decorative ben più impegnative quali il ciclo a fresco nel presbiterio della collegiata di San Panfilo a Tornimparte, completato nel 1494, in cui i magnifici angeli multicolore, resi ancor più eterei da un panneggio fluido e vaporoso, svolgono anche la funzione iconografica di attenuare con la loro grazia diafana la drammatica sequenza degli episodi dedicati alla Passione di Cristo.
Emerge alla fine il profilo di un artista certamente periferico, per così dire, ma al contempo assai ricettivo nei confronti delle maggiori novità formali provenienti dalle attrezzatissime botteghe fiorentine dei Ghirlandaio, dei Pollaiolo e del Verrocchio. Una menzione a parte meritano infine l’apparato iconografico del volume, ricco di ampie tavole fotografiche che riproducono dettagli delle opere dell’artista e di suoi colleghi che su di lui esercitarono un’influenza o che al contrario trassero da lui ispirazione, e la utile cronologia relativa a tutti i lavori documentati di Gatti.
 
Saturnino Gatti. Pittore e scultore nel Rinascimento aquilano,
di Ferdinando Bologna, 300 pp., ill., Textus, L’Aquila 2014, € 79,00

Fabrizio Biferali, 02 marzo 2015 | © Riproduzione riservata

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