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La scultura di Boccioni non si è «deprezzata» con la caduta: il Tribunale respinge la richiesta di risarcimento del Comune

La scultura di Boccioni non si è «deprezzata» con la caduta: il Tribunale respinge la richiesta di risarcimento del Comune 

Giuseppe Calabi

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Nell’ambito della mostra «Futurismo 1909-1926. La bellezza della velocità», tenutasi presso il Musée d’Ixelles, in Belgio, in occasione di Europalia 2003 (festival artistico organizzato ogni due anni da Europalia International) il Comune di Milano ha concesso in prestito cinque opere di Umberto Boccioni tra cui la nota fusione in bronzo dell’opera «Forme uniche della continuità nello spazio», 1913. Purtroppo, in data 3 novembre 2003, un dipendente del Musée d’Ixelles ha urtato accidentalmente il piedestallo su cui era installata la scultura, provocandone la caduta. Il Comune di Milano ha quindi citato davanti il Tribunale di Milano il Musée d’Ixelles, la Commune d’Ixelles (proprietaria del Musée), nonché il Ministero degli Affari Esteri, chiedendo il risarcimento del danno per l’asserito «deprezzamento» che avrebbe subito la scultura a causa della caduta, liquidato in euro 900.000,00.

Dopo un processo durato ben 7 anni (nel corso del quale è stata svolta una consulenza tecnica che, sulla base di valutazioni ritenute dal giudice assolutamente inconsistenti, è giunta a liquidare il danno che avrebbe subito il Comune di Milano in, addirittura, euro 4.354.085,06), il Tribunale di Milano con sentenza pubblicata il 20 marzo, ha respinto la domanda del Comune, accertando che l’attore non ha offerto elementi di prova che consentano di ricostruire «quale deprezzamento abbia comportato per il Comune il danneggiamento dell’opera, non potendosi aderire alla prospettazione che il danneggiamento di un’opera d’arte abbia un valore economico in re ipsa apoditticamente individuabile».
Secondo il Tribunale, diversi «potevano essere gli indici di valorizzazione del danno patrimoniale patito dal Comune attore in relazione all’evento occorso». Ciò malgrado, l’attore non ha documentato, in particolare «né spese per il restauro sostenute dal Comune e non ha prodotto inventari allegati al bilancio dell’ente dai quali desumere una valorizzazione al ribasso del patrimonio dell’ente».

Non solo. Nel corso del giudizio la difesa della Commune d’Ixelles, patrocinata dagli avvocati Giuseppe Calabi e Lorenzo Grassano dello studio CBM&Partners, ha dimostrato l’attuale fruibilità dell’opera (la quale non solo è attualmente esposta presso il Museo del Novecento di Milano, ma ha preso parte, anche dopo la caduta, a numerose mostre, tra le quali quella dedicata a Boccioni tenutasi a Palazzo Reale a Milano nel periodo marzo-luglio 2016, successivamente spostata al Mart di Rovereto, circostanza che dimostra anche l’attuale «mobilità» dell’opera).
Al di là del profilo meramente processuale (il Comune di Milano ha incardinato una causa per chiedere il danno da «deprezzamento» con riferimento a un’opera d’arte appartenente al demanio pubblico che, per sua natura, non può avere un «prezzo»), la vicenda getta un’ombra inquietante sulle modalità con le quali la pubblica amministrazione presta le proprie opere d’arte, in Italia e all’estero.

Infatti, nel corso del giudizio, è stato accertato che in occasione del prestito di «Forme uniche» il Comune si era limitato a compilare una breve nota che definiva l’opera «in buono stato» (omettendo pertanto di redigere un dettagliato «condition report», come prassi impone in occasione del prestito e trasporto di opere d’arte) e che Ina-Assitalia S.p.a., compagnia assicuratrice del Ministero, ha ritenuto di non indennizzare il sinistro sulla scorta del fatto che la documentazione fosse «incompleta».
 

Giuseppe Calabi, 03 aprile 2017 | © Riproduzione riservata

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