
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
RA Fotografia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a Milano
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
RA Fotografia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a MilanoVerifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Lavoro torinese, lacrime napoletane
- Federico Florian, Olga Scotto di Vettimo
- 18 marzo 2016
- 00’minuti di lettura

Lavoro torinese, lacrime napoletane
Lavoro torinese, lacrime napoletane
- Federico Florian, Olga Scotto di Vettimo
- 18 marzo 2016
- 00’minuti di lettura
Federico Florian, Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoliDa Lia Rumma, le indagini urbane di Marzia Migliora e Alfredo Jaar
Per «Forza Lavoro», una mostra personale di Marzia Migliora (1972) nella sede milanese di Lia Rumma (sino al 31 marzo), l’artista torinese ha realizzato tre nuove installazioni sitespecific ispirate a un iconico edificio del capoluogo piemontese, edificio dalla storia complessa e travagliata: il Palazzo del Lavoro di Pier Luigi Nervi. Le opere in mostra compongono un poetico e sofferto ritratto del Palazzo che, agli occhi della Migliora, diviene simbolo delle trasformazioni di un’epoca: da sede dell’Esposizione Internazionale del Lavoro nel 1961 al successivo abbandono della struttura, totalmente lasciata all’incuria, fino all’incendio doloso nel 2015, poco prima dell’imminente trasformazione del palazzo in un centro commerciale di lusso. All’ingresso della galleria si staglia l’installazione «L’ideazione di un sistema resistente è atto creativo», una struttura di mattonelle di carbone pressato che disegna sul pavimento il modulo in scala 1:1 del solaio a nervature isostatiche concepito da Nervi. Al primo piano, accanto alla serie fotografica «In the Country of Last Things», prodotta con dispositivi a foro stenopeico, è esposto un gruppo di monocromi neri che l’autrice ha ottenuto lavorando i residui di combustione conservatisi dopo l’incendio. Il video «Vita Activa. Pier Luigi Nervi, Palazzo del Lavoro, Torino, 1961-2016» chiude il percorso al terzo piano della galleria. Il film mostra l’esecuzione «rielaborata» del Requiem in re minore K626 di Mozart da parte del violoncellista Francesco Dillon, il quale ha integrato lo spartito mozartiano con suoni prodotti ad hoc a partire dall’interazione con gli ambienti dell’edificio e i detriti in esso contenuti.
«Napoli, Napoli» è invece il titolo di una personale di Alfredo Jaar (Santiago del Cile 1956), nella casa madre napoletana di Lia Rumma, aperta fino al 31 marzo e composta da alcune opere pensate per questa occasione. La mostra trae il titolo da un lavoro del 2016 costituito da 10 neon che traducono la parola «Napoli» nelle lingue delle minoranze più diffuse nella città. Con l’opera «Chiaroscuro» (2015), invece, l’artista intreccia riferimenti alla storia dell’arte con la riflessione politica di Antonio Gramsci che scrisse: «Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri», citazione ripresa per un’installazione con neon rosso del 2015. «M’illumino d’immenso» (2009), scritta al neon bianco, invece, è un omaggio a Giuseppe Ungaretti, suo modello di sintesi espressiva. Nell’installazione «La Divina Commedia» (2016), scultura in bronzo di Dante attorno alla quale dissemina palle di plastica colorata, Jaar afferma di realizzare «un ritratto di Napoli (…), uno tsunami di gioia esuberante e caos insano, la versione reale e completa della Divina Commedia». Infine, «Mare, quanto del tuo sale sono lacrime di Napoli?» del 2015, è composta da accecanti neon bianchi, la cui luce intende «cancellare l’attuale violenza e offrire un nuovo inizio senza lacrime» per una città che soffre a causa di una violenza indiscriminata.