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Le Brun si nascondeva da Coco

Le Brun si nascondeva da Coco

Luana De Micco, Catherine Hickley

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Una grande retrospettiva (235 opere) sul pittore del Re Sole, che i curatori vogliono rivalutare al pari di Bernini e Rubens

 

La suite occupata per più di trent’anni da Coco Chanel al Ritz di Parigi nascondeva un segreto, scoperto quando l’hotel ha chiuso per ristrutturazione nel 2012. Un tetro dipinto appeso per secoli sopra a una scrivania, raffigurante «Il sacrificio di Polissena» (1647), è stato identificato come opera di Charles Le Brun (1616-90), pittore capo di corte del Re Sole, Luigi XIV. Il Metropolitan Museum di New York l’ha comprato nel 2013 a un’asta di Christie’s, pagandolo più di 1,4 milioni di euro, un record per Le Brun. È proprio uno spirito di riscoperta e revisione che i curatori Bénédicte Gady e Nicolas Milovanovic chiedono ai visitatori della prima importante mostra dedicata a «Charles Le Brun. Il pittore del Re Sole» da più di cinquant’anni a questa parte al Louvre Lens dal 18 maggio al 29 agosto. «Il sacrificio di Polissena» è una delle oltre 235 opere in mostra, tra cui alcune da collezioni private mai esposte prima.

 

Figlio di un umile tagliapietre, Le Brun fu pittore capo di Luigi XIV per quasi trent’anni, supervisionando le sontuose decorazioni dei magnifici palazzi del sovrano, dagli arazzi alle sculture per i giardini, dai mobili ai candelabri. Fu direttore della prestigiosa Académie royale des Peintures et des sculptures e della nota Manufacture royale des Gobelins. Le Brun è infatti l’artista più immediatamente associato al «Grand Siècle». Eppure, come affermano i curatori, troppo spesso viene velocemente liquidato come artista di propaganda dell’immagine del re, una sorta di dittatore artistico che imponeva le sue rigide teorie a schiere di giovani artisti sotto il suo controllo. E in effetti esercitava la sua considerevole autorità nella realizzazione di progetti ambiziosi come la Galleria degli Specchi a Versailles e la Galleria di Apollo al Louvre (entrambe le sale, più altre decorate sotto la sua supervisione, sono state recentemente restaurate, offrendo un ulteriore elemento per apprezzarne il lavoro).

 

Ma i curatori del Louvre affermano che «Le Brun è pari a un Bernini per l’Italia o a un Rubens per l’Europa» e che quindi dovrebbe godere del loro stesso prestigio. La mostra ricostruisce cronologicamente la carriera del pittore, dalla formazione a Roma (dal 1630 al 1646), città che dipinse sonnolenta in «Allegoria del Tevere», fino agli anni del tramonto e delle rivalità con il pittore Pierre Mignard, cercando di evidenziarne il carattere innovativo attraverso una vasta gamma di opere, dagli arazzi di grandi dimensioni agli schizzi più intimi, passando per alcuni affascinanti ritratti di animali dall’espressione molto umana. Tra le opere della maturità di Le Brun, figura in mostra «L’adorazione dei pastori» in arrivo dal Louvre di Parigi, ma i visitatori hanno anche la possibilità di ammirare il restauro di una delle sue opere più famose, «Cristo nel giardino dei Getsemani» (1660 ca).

 

Luana De Micco, Catherine Hickley, 11 maggio 2016 | © Riproduzione riservata

Le Brun si nascondeva da Coco | Luana De Micco, Catherine Hickley

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