Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image
Image

Le cattive compagnie di Valentin «l’Amador»

Le cattive compagnie di Valentin «l’Amador» 

Patrizia Cavazzini

Leggi i suoi articoli

<!-- p.p1 {margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; text-align: justify; font: 39.0px Helvetica} p.p2 {margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; text-align: justify; font: 9.0px Helvetica} p.p3 {margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; text-align: justify; font: 9.0px Helvetica; min-height: 11.0px} span.s1 {vertical-align: 2.0px; font-kerning: none} -->

Al Met e poi al Louvre la breve vicenda del più raffinato dei caravaggeschi, un talento circondato dalle vite violente dei suoi amici e colleghi

 

Il Metropolitan Museum of Art apre dal 7 ottobre al 16 gennaio una mostra dedicata a Valentin de Boulogne (Coulommiers, Francia, 1591-Roma, 1632), uno degli artisti più talentuosi della cerchia caravaggesca.

 

La mostra «Valentin de Boulogne. Beyond Caravaggio», curata da Keith Christiansen e Annick Lemoine, non solo è la prima grande retrospettiva dedicatagli, ma è un avvenimento eccezionale perché riunisce 45 dipinti sui 60 esistenti dell’artista prematuramente scomparso. Figlio d’arte, Valentin è documentato a Roma dal 1614 e ben presto venne considerato, insieme a Ribera, il più talentuoso tra i successori del Merisi, morto quattro anni prima. Soggetti biblici e allegorici, ma anche «reportage» da taverne con musicanti e bevitori si alternano nella sua produzione.

 

Al servizio dei Barberini e del marchese Giustiniani, già mecenate di Caravaggio, Valentin ottenne anche una prestigiosa commissione per una pala d’altare in San Pietro raffigurante il «Martirio dei santi Processo e Martiniano», ora alla Pinacoteca Vaticana. Nel 2017 la mostra si trasferirà al Louvre di Parigi dal 20 febbraio al 22 maggio. Il brano che segue è tratto dal saggio di Patrizia Cavazzini, «Successo e fallimento in una città violenta: Bartolomeo Manfredi, Nicolas Tournier e Valentin de Boulogne», pubblicato in catalogo. 

 

Roma nel Seicento era una città pericolosa. Ogni giorno, o per meglio dire ogni notte, barbieri e chirurghi curavano un flusso costante di uomini feriti in scontri di strada. Invettive e risse sfociavano facilmente in attacchi feroci, alimentati dalle sbronze e dall’uso di coltelli, pugnali e spade. (...) Gli artisti non erano immuni dagli episodi violenti; lo stesso Caravaggio uccise Ranuccio Tomassoni nel maggio 1606. (...) Specialmente i seguaci di Caravaggio, e in particolare quelli provenienti dall’Europa del Nord, erano spesso coinvolti in risse, talvolta con esiti letali. Di solito appartenevano alla Bentvueghels, un’associazione di artisti olandesi, fiamminghi e occasionalmente di altre nazionalità, che trascorrevano quasi tutte le sere a ubriacarsi. Non ci sono prove che Valentin sia stato direttamente implicato in qualche scontro, ma visse circondato dalla violenza. (...)

 

Secondo Joachim von Sandrart, suo biografo, Valentin preferiva la compagnia di olandesi e tedeschi a quella dei suoi connazionali, e sembra essere stato membro della Bentvueghels dopo il 1624, con il soprannome di Amador (amatore). Doveva aver conosciuto il caravaggesco fiammingo Nicolas Régnier, nella cui casa si riunivano tre pittori: il suo assistente Paolo Signoretti, il suo allievo Tommaso Dovini e Giovan Battista Greppi. Nel 1624 Greppi uccise Signoretti e nel 1635 Dovini, a causa di rivalità professionali, tentò di uccidere Greppi. Nel 1625 uno dei vicini di Valentin, il pittore Giovanni Ruggero Balen di Anversa, fu gravemente ferito in un duello alla spada e morì. La rivalità potrebbe essere stata la causa di questo episodio: qualche anno prima Balen aveva infatti testimoniato contro un collega accusandolo di aver rubato degli album di disegni di David de Haen, il caravaggista olandese che morì mentre era al servizio del marchese Vincenzo Giustiniani, sofisticato collezionista. In seguito il pericolo si avvicinò ancora di più a Valentin: nel marzo del 1626 il suo compagno di stanza, lo scultore David de La Riche, fu assalito in via dei Greci, non lontano dalla loro abitazione, nei pressi di via Margutta. Gravemente ferito, trovò rifugio nella casa dello scultore Arcangelo Gonella ma morì durante la notte. Per pagare il funerale, Valentin dovette vendere i vestiti dello scultore, compresi quelli che indossava quando fu ucciso. Nel luglio del 1627 il vicino di casa di Valentin, il pittore Cornelis Schut di Anversa, uccise il «collega fiammingo Giust», probabilmente Joost Jasper Meilinck. Entrambi lavoravano per Giustiniani. (...) Riconosciuto colpevole, Schut venne condannato alla prigione a vita sulle galee e tutti i suoi beni vennero confiscati.

 

La sentenza fu poi commutata in esilio; poco dopo venne graziato e tornò in possesso delle sue proprietà grazie all’intervento dell’Accademia di San Luca in suo favore di Schut, nonostante facesse parte della Bentvueghels. Ci si chiede se Valentin abbia avuto un ruolo in questa decisione, dal momento che all’epoca era uno dei pochi ad appartenere a entrambe le organizzazioni. Gli accademici, che potevano scegliere il rilascio di un prigioniero all’anno, ricorrevano occasionalmente a questo privilegio per liberare artisti condannati per omicidio preterintenzionale. (...) Raggiunto il successo, Valentin lavora finalmente in un ambiente del tutto diverso, in particolare per il cardinale Francesco Barberini e la sua cerchia, dal 1627 fino alla morte nel 1632. (...) Ma anche quando era al servizio di illustri mecenati, Valentin potrebbe aver avuto a che fare con il tipo di personaggi che dipinse nelle sue tante scene di taverna. Secondo il pittore Giovanni Baglione, fu la sua vita disordinata a portarlo alla tomba. Inebriato da vino e tabacco dopo una serata trascorsa con gli amici, fece il bagno in una fontana, si ammalò e non si riprese più

 

Patrizia Cavazzini, 04 ottobre 2016 | © Riproduzione riservata

Le cattive compagnie di Valentin «l’Amador» | Patrizia Cavazzini

Le cattive compagnie di Valentin «l’Amador» | Patrizia Cavazzini