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Susan Mansfield
Leggi i suoi articoliIl 30 settembre aprirà al pubblico una nuova sede per la collezione di arte scozzese delle National Galleries of Scotland, dopo una ristrutturazione durata sette anni e costata 38,6 milioni di sterline. Le nuove gallerie, situate al piano inferiore della National Gallery of Scotland (Ngs) di Edimburgo (ora conosciuta come National), raddoppiano lo spazio espositivo per l’arte scozzese e mettono in mostra la collezione di opere realizzate tra il 1800 e il 1945. Un nuovo ingresso dagli East Princes Street Gardens rende inoltre le gallerie molto più visibili di prima. Il progetto, che ha comportato la costruzione di un tunnel ferroviario sulla linea principale Edimburgo-Glasgow e lo scavo sotto la National Gallery, classificata di grado A, è stato descritto come uno dei più complessi mai realizzati in un edificio storico in Scozia. Le gallerie scozzesi sono chiuse al pubblico dal 2016.
Il National è una delle principali attrazioni turistiche di Edimburgo, nota per avere tra i suoi pezzi forti opere di maestri come Tiziano, Rembrandt e Diego Velázquez. Le National Galleries of Scotland, tuttavia, custodiscono anche la più grande collezione di arte scozzese al mondo, che conta circa 60mila oggetti e comprende opere di Charles Rennie Mackintosh, William McTaggart, dei coloristi scozzesi e dei Glasgow Boys. Patricia Allerston, vicedirettore e curatore capo dell’Arte europea e scozzese della Ngs e condirettrice del progetto di riqualificazione, ha dichiarato: «Si tratta di una ricca collezione storica a cui non abbiamo reso giustizia perché non avevamo lo spazio necessario. Quest’arte è sempre stata meravigliosa, ma gli spazi sono stati sviluppati negli anni ’70 e da allora non sono stati modificati. Meno del 20% dei visitatori del National ha visitato la collezione scozzese. Molti non si rendevano conto che si trattava di una galleria: pensavano che fosse un passaggio per raggiungere il bar o i bagni».
Anche la curatela è stata rinnovata e il percorso inizia ora con le opere più recenti. Allerston ha dichiarato: «Dalle ricerche condotte sappiamo che pochissimi dei nostri visitatori sono specialisti d’arte e ancor meno di arte scozzese. Vogliamo che le persone siano entusiaste della collezione, quindi abbiamo deciso di iniziare con alcune delle opere più conosciute, più colorate e più moderne e di proporle in un percorso a ritroso nel tempo». Le donne artiste, invece, sono rappresentate in maggior numero rispetto al passato, in alcuni casi con prestiti, tra cui Cecile Walton, Agnes Miller Parker, Flora Macdonald Reid e Margaret Macdonald Mackintosh. Un’opera ricamata di Phoebe Anna Traquair, «Progress of a Soul» («Progresso di un’anima»), 1895-1902, è tra i tanti pezzi forti selezionati grazie ai sondaggi tra i visitatori. Il senso di rivitalizzazione che si prova entrando nel nuovo sito sarà immediato. I visitatori che arrivano dai Princes Street Gardens si troveranno di fronte al grande dipinto astratto di William Johnstone degli anni Trenta, «A Point in Time».
Le prime due sale comprendono le opere degli intramontabili coloristi scozzesi J.D. Fergusson, F.C.B. Cadell, Leslie Hunter e S.J. Peploe, ma le presentano accanto ad altri artisti scozzesi che hanno esplorato il modernismo, non in una categoria a sé stante. Una parete è dedicata alle opere di Charles Rennie Mackintosh e dei Quattro. Una lunga galleria con finestre sui giardini di Princes Street mostra da un lato paesaggi di Edimburgo (che interagiscono giocosamente con le vedute dalle finestre) e dall'altro una selezione di paesaggi scozzesi. Spazi più piccoli sulla destra esplorano altre correnti artistiche: il simbolismo e il revival celtico; i Glasgow Boys (un gruppo pionieristico di artisti scozzesi influenzati dagli sviluppi in Francia nel XIX secolo) rappresentati con un impressionante gruppo in due sale; l’opera di William McTaggart (l'unico artista a cui è stata dedicata una rassegna) e una sala chiamata «Art in the Making», che ospita immagini popolari che non si adattano facilmente altrove.
Le sale più alte all’estremità sud esplorano la vasta collezione vittoriana, riunendo opere ispirate a Shakespeare, Dante e, in particolare, a Sir Walter Scott. Scott fa da ponte verso il tema «Romanticismo e realtà 1800-1895», che presenta opere che raffigurano una visione selvaggia e incontaminata della Scozia. Questa sezione comprende opere importanti della collezione, come «Wandering Shadows» (1878) di Peter Graham e «Il colonnello Alastair MacDonell of Glengarry» (1810-12) di Henry Raeburn. Verrà inoltre presentato «Monarch of the Glen» (1851) di Edwin Landseer, immagine monumentale di un cervo in un aspro paesaggio delle Highlands. L’opera è stata inclusa anche se l’artista è inglese, perché il tema è scozzese.

Visitatori di fronte a «The Hunt» («La caccia») di Robert Burns (1926 ca). Foto: Campbell Donaldson, Ralia Media