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Sui social media migliaia di persone hanno espresso sostegno ad Ai Weiwei. La foto che accompagna questo articolo è stata pubblicata su Twitter da @BellTree127

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Sui social media migliaia di persone hanno espresso sostegno ad Ai Weiwei. La foto che accompagna questo articolo è stata pubblicata su Twitter da @BellTree127

Libertà è anche un mattoncino colorato

La Lego nega all'artista dissidente Ai Weiwei una ingente fornitura perché non vuole sostenere un'«opera politica».

Guglielmo Gigliotti

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Melbourne e Roma. Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Quel mondo fatato dell’infanzia che evoca già solo la parola Lego, si è trasformato in un campo di battaglia per la libertà di espressione, anche artistica.

La grande società danese di mattoncini incastrabili ha infatti negato all’artista cinese Ai Weiwei la possibilità di acquisto di grandi ordinativi di mattoncini. L’artista dissidente, dopo quasi tre mesi di carcere cinese subito nel 2011 e quattro anni di sorveglianza speciale, stava lavorando a un progetto di mostra presso la National Gallery of Victoria di Melbourne, in Australia, che prevedeva l’uso di milioni di piccoli parallelepipedi di plastica, come in una mostra attualmente aperta ad Alcatraz negli Usa, dove con i Lego Ai Weiwei ha composto i volti di 175 prigionieri politici cinesi. Ma la Lego sta progettando di edificare un parco Legoland a Shanghai. E poi ci sono le relazioni commerciali con la seconda economia del mondo e le fabbriche Lego in terra di Cina, con migliaia di operai che lavorano giorno e notte alla costruzione dei mattoncini che fanno sognare i bambini.
Ecco allora il portavoce della Lego, Roar Rude Trangbaek, dichiarare in una nota ufficiale che gli ordinativi di mattoncini da parte di Ai Weiwei sono stati respinti perché l’azienda «non autorizza a sostenere opere politiche». Che fare? Ai Weiwei non demorde e chiama a raccolta il mondo di quei bambini diventati adulti, e chiede loro di inviargli i mattoncini dell’infanzia. Sia nella sua casella di posta 258 Caochangdi Chaoyang district, Beijing China 100015, che in diversi punti di raccolta nel mondo, tra cui il Martin-Gropius-Bau di Berlino e il Foam Fotografiemuseum di Amsterdam.
Indubbio è l’autogol della Lego, e la sottovalutazione da parte dei regimi illiberali della forza simbolica delle immagini e delle idee.

Alcun problema ha avuto invece l’americano Nathan Sawaya, anzi solo buona pubblicità, per la sua mostra di complesse sculture realizzate con i mattoncini Lego, «The art of the brick», itinerante per il mondo e attualmente aperta, fino al 14 febbraio, presso lo Spazio Eventi Set di Roma, in via Tirso 14. La Cnn l’ha inserito tra le 10 mostre più seguite del mondo. Il potere psicologico dei mattoncini Lego ha molte facce.

Nathan Sawaya, «Yellow» © Miam Miam Creative Lab. L'artista statunitense fa tappa a Roma fino al prossimo 14 febbraio con la mostra «The art of the brick»

Sui social media migliaia di persone hanno espresso sostegno ad Ai Weiwei. La foto che accompagna questo articolo è stata pubblicata su Twitter da @BellTree127

Guglielmo Gigliotti, 01 novembre 2015 | © Riproduzione riservata

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